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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Maggio 2007
 
   
  SECONDO GLI ESPERTI, LA R&S SVOLGERÀ UN RUOLO ESSENZIALE NEL CONSEGUIMENTO DELL´OBIETTIVO DEI BIOCOMBUSTIBILI

 
   
  Gli esperti intervenuti a un seminario tenutosi il 14 maggio al Parlamento europeo di Bruxelles hanno fatto presente che, se l´Europa vuole realizzare i suoi obiettivi ambiziosi nel campo dell´energia, occorrono sia una maggiore attività di ricerca e sviluppo (R&s) nel campo delle tecnologie dei biocombustibili esistenti e di seconda generazione sia una revisione delle strategie nazionali di ricerca. Lo scorso marzo i capi di Stato e di governo europei hanno sottoscritto una politica comune dell´energia di portata eccezionale, tesa ad accelerare il passaggio a un´economia a basse emissioni di carbonio. Tra le altre misure, hanno concordato un obiettivo vincolante ossia aumentare al 20% entro il 2020 il consumo comunitario di energia da fonti rinnovabili. Hanno inoltre convenuto di incrementare al 10% la quota di biocarburanti utilizzati nei trasporti entro la medesima data. Tutti gli oratori intervenuti al seminario del Parlamento hanno ribadito che, per realizzare tali obiettivi, è tempo di tralasciare la sfida del cambiamento climatico già ampiamente discussa e su cui è stata ormai raggiunta un´intesa e di passare alla politica e alle azioni quotidiane necessarie per affrontare l´esaurimento delle risorse naturali, l´aumento dei prezzi del petrolio e la sicurezza degli approvvigionamenti. «Il settore energetico è ovviamente in prima linea nella battaglia contro il cambiamento climatico, in quanto l´energia che produciamo e consumiamo rappresenta i due terzi di tutto il Co2 [biossido di carbonio] che emettiamo nell´atmosfera», ha dichiarato Graham Watson dell´Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l´Europa (Alde), che ha organizzato il seminario insieme alla commissione per l´industria, la ricerca e l´energia (Itre) del Parlamento. Ha fatto presente che se non si riducono le emissioni del 60%, come ritengono necessario gli scienziati, non si andrebbe incontro soltanto a un disastro ambientale, ma anche a una probabile riduzione del Pil globale del 20%. «Il passaggio ai combustibili a basse emissioni di carbonio, perciò, sarà particolarmente importante. Si prevede, infatti, che le emissioni dei trasporti aumenteranno di 77 milioni di tonnellate tra il 2005 e il 2020, più di qualsiasi altro settore ed è qui che entra in campo la bioenergia», ha fatto notare Graham Watson. I biocarburanti sono attualmente considerati un´importante e realistica alternativa al petrolio e potrebbero contribuire a registrare risparmi di emissioni fino al 70% dei livelli attuali. Graham Watson auspica che gli obiettivi vincolanti incoraggino gli Stati membri a investire nel settore della tecnologia dei biocombustibili. Lo scorso anno i biocarburanti rappresentavano solo l´1% della quota di mercato dei carburanti in tutta l´Ue. «Tuttavia, se vogliamo passare dall´1% al 10% di carburante generato dalla bioenergia, non possiamo fare soltanto affidamento su iniziative condotte a livello comunitario; i governi devono collaborare con le aziende per preparare l´industria e i suoi prodotti al cambiamento imminente, magari ricorrendo a incentivi basati sul mercato, adattando i nostri standard per dare spazio alla tecnologia dei biocarburanti, modificando la direttiva concernente la qualità dei carburanti per promuovere un´energia più verde». La R&s rappresenterà inoltre uno strumento politico importante per incoraggiare lo sviluppo di tecnologie per i carburanti esistenti e di seconda generazione. Attualmente i due più importanti protagonisti del mercato, il bioetanolo e il biodiesel, sono ricavati dai cereali, dai semi di soia, dall´olio dei semi di colza, dalla canna da zucchero e dall´olio di palma. I carburanti di seconda generazione utilizzano colture non alimentari, quali la paglia e il legno di scarto, che sono più efficienti dal punto di vista energetico, presuppongono uno sfruttamento limitato del territorio, offrono una maggiore riduzione di Co2, sono più economici e garantiscono una maggiore sicurezza energetica. Tra le aree su cui, secondo Graham Watson, dovrebbe concentrarsi la ricerca futura si annoverano le tecnologie degli enzimi, la conversione dei rifiuti agricoli in etanolo cellulosico e la digestione anaerobica. «Riteniamo, insieme al commissario Potocnik, di poter trasformare l´Europa nell´officina di un mondo più verde», ha affermato. Björn Tillenius dell´Agenzia svedese per l´energia ha inoltre convenuto che la R&s, soprattutto quella sostenuta dal settore pubblico, consentirebbe di soddisfare le esigenze del settore bioenergetico a breve e a lungo termine. Ha affermato che, alla luce della natura ambigua dei nuovi obiettivi, gli Stati membri e l´Ue dovrebbero fare un passo indietro e rivedere le rispettive strategie in termini di R&s e , secondo lui, ne conseguirà che la R&s sull´energia procederà, mentre le tecnologie energetiche e quelle neutrali rispetto al Co2 ed efficienti dal punto di vista dei costi acquisiranno maggior peso. Tillenius ha sostenuto che qualsiasi strategia per la R&s sull´energia dovrebbe porre l´accento su obiettivi politici specifici in materia di energia. Ha espresso perplessità sulla proposta di avviare un´iniziativa tecnologica congiunta (Itc) sull´idrogeno e le celle a combustibile, mettendone in dubbio la validità e chiedendosi a quale obiettivo di politica energetica risponderebbe. Politiche e incentivi non devono tuttavia essere specifici per tecnologia, ritiene Maja Wessels di Honeywell, una multinazionale che, tra le altre cose, produce biocombustibili. «Ci occorre una diversità di approcci, non una legislazione che crea vincitori e sconfitti», ha osservato. Ha fatto riferimento al caso del gasolio verde, prodotto mediante una reazione con l´idrogeno, a differenza del biodiesel che usa il metanolo. «Qualche anno fa a nessuno interessava il gasolio verde, ora sta penetrando nel mercato ed è considerato il carburante di eccellenza dal settore automobilistico». «Ci serve la neutralità tecnologica per le politiche e gli incentivi, in modo da avere tecnologie che competono tra loro consentendo agli utenti di decidere cosa sia meglio», ha dichiarato Maja Wessels. La stessa Wessel ha aggiunto che creare un´economia di biocarburanti sostenibile in cui possano competere tutti i combustibili presupporrà inoltre ulteriori investimenti nella R&s e nell´ingegneria. Una recente relazione dell´Onu ha sottolineato come alcune materie prime utilizzate per i biocarburanti di prima generazione, quali l´olio di palma, stiano avendo un impatto deleterio sull´ambiente e stiano causando aumenti dei prezzi degli alimenti nei paesi in via di sviluppo. Maja Wessels ha quindi puntualizzato che la R&s incentrata sui biocarburanti di seconda generazione concorrerebbe ad accelerare la transizione dai carburanti esistenti, contribuendo pertanto a diminuire il loro impatto sul cambiamento climatico e la concorrenza con altre colture alimentari. I fondi pubblici dovrebbero essere inoltre utilizzati per finanziare progetti dimostrativi, ha affermato Maja Wessels. «Si può imparare molto dalle dimostrazioni commerciali; non tutto quello che si sa sui biocarburanti si può apprendere in laboratorio», ha concluso. Per maggiori informazioni consultare: http://ec. Europa. Eu/energy/energy_policy/documents_en. Htm .  
   
 

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