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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Giugno 2007
 
   
  PREMIO FEENBERG 2007 A STEFANO FANTONI IMPORTANTE RICONOSCIMENTO AL DIRETTORE DELLA SISSA PER I CONTRIBUTI ALLO SVILUPPO DELLA FISICA NUCLEARE

 
   
  Firenze, 4 giugno 2007 - Importante riconoscimento all’attività di ricerca del direttore della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, il fisico Stefano Fantoni. Il suo contributo allo sviluppo alla fisica dei fluidi quantistici e la formulazione della teoria Fermi hypernetted chain (Fhnc) gli hanno meritato il Premio Eugene Feenberg 2007. Un premio importante per la comunità di fisici che si occupa di fluidi fatti di particelle che interagiscono fortemente tra loro in condizioni di basse temperature nei quali i fenomeni quantistici sono dominanti, un premio istituito nel 1983 e che ha visto tra i vincitori nomi di rilievo come Anthony Legget, Nobel per la fisica nel 2003, e Walter Kohn, fisico teorico austriaco Nobel per la chimica nel 1998. Stefano Fantoni riceverà il premio in occasione della 14esima Conferenza internazionale On recent progress in many-body theories, a Barcellona dal 16 al 20 luglio. «È un premio che mi lusinga e che mi emoziona – commenta Fantoni che è stato appena informato dall’International Advisory Committee del Feenberg Award -. Io mi sento una pulce in confronto ai grandi nomi della fisica vincitori in passato del Feenberg. Vivo questo premio come una sorta di riconoscimento alla carriera». Carriera iniziata nel 1971, quando ha conseguito il Dottorato di ricerca in fisica alla Scuola Normale di Pisa con la supervisione di Sergio Rosati. Nella città toscana è rimasto fino al 1986 come docente all’Università, trascorrendo comunque numerosi periodi di ricerca all’estero: nel 1979 era al Neils Bohr Institute a Copenhagen, nel 1980 all’Institute fur Physik a Koln, nel 1981 all’Università dell’Illinois-urbana Champaign. Nel 1986 il trasferimento all’Università di Lecce per poi arrivare a Trieste nel 1992, alla Sissa, dove all’attività di ricerca è riuscito a coniugare la direzione del Laboratorio Interdisciplinare prima, del Master in Comunicazione della Scienza poi e dal 2004 della Scuola. «Il premio – spiega Fantoni - mi viene assegnato per gli studi che ho condotto sui fluidi fortemente interagenti in condizioni di bassa temperatura, dove emergono fenomeni di coerenza quantistica come ad esempio quello della superfluidità, e in particolare per quelli fatti nel campo della fisica nucleare. Lavori che riguardano i cosiddetti sistemi a multicorpi, sistemi termodinamici come l’elio liquido, la materia nucleare e quella che c’è dentro le stelle». Storicamente, la scoperta delle pulsar (1967) ha dato impulso allo sviluppo di metodologie adeguate per lo studio della materia adronica, densa e fredda: si dovevano comprendere le proprietà della materia neutronica che si trova all’interno di queste stelle, un fluido adronico, fortemente interagente ad altissima densità. Fu Hans Bethe, il fisico tedesco tra i più grandi esperti di fisica nucleare del Novecento, Nobel per la fisica nel 1967, a dare impulso alla ricerca in questo ambito: riconobbe quanto le teorie vigenti, inclusa la sua, fossero inadeguate a trattare una materia nucleare così densa. «Fu proprio Hans – commenta il direttore della Sissa tracciando l’excursus storico della fisica dei sistemi di molte particelle - a riconoscere che la Fhnc, sviluppata da un giovane fisico italiano e pubblicata sul Nuovo Cimento in un inglese improbabile, poteva rappresentare l’inizio di una nuova metodologia, basata su calcoli ab initio, che permettesse di comprendere anche in modo quantitativo le proprietà della materia nucleare e di rispondere alle domande pressanti che la fisica astronucleare stava ponendo». «Gli studi che ho condotto sulla materia nucleare, insieme a molti e bravissimi collaboratori, facendo uso della Fhnc, hanno messo in evidenza la presenza di forti correlazioni esistenti tra i nucleoni dando inizio a una fisica nucleare nuova. La presenza e l’importanza di queste correlazioni sono state verificate sperimentalmente in esperimenti di diffusione di elettroni ad energie intermedie fatti presso numerosi acceleratori europei e americani. Inoltre la teoria di Fhnc è stata applicata con successo ad altri fluidi quantistici, come l´elio liquido o il plasma di elettroni». «Questa teoria, ovviamente, come tutte le teorie - conclude - non è la fine della storia, e io stesso, dopo essermi trasferito a Trieste alla Sissa ho avuto il privilegio e la fortuna di incontrare nuovi collaboratori e imparare da loro nuove metodologie, basate su simulazioni numeriche che la superano e sulle quali sto attualmente lavorando, anche con il Centro di Ricerca Democritos dell´Infm. Ma questo fa parte della scienza: ogni passetto in avanti è sempre un nuovo inizio, in un processo fortunatamente senza fine. Come si dice, l’appetito vien mangiando». .  
   
 

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