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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Giugno 2007
 
   
  L’ECONOMIA IN RETE CEDE IL PASSO ALLA SCIENZA CONFRONTO TRA GURU DEL WEB SULL’EVOLUZIONE E LE PROSPETTIVE DEI SITI INTERNET: SEMPRE MENO CONTENITORI E SEMPRE PIÙ PARTECIPATI. I PORTALI ECONOMICI MENO EVOLUTI RISPETTO A QUELLI SCIENTIFICI. IL MOTIVO? I POTERI FORTI, “TIEPIDI” VERSO IL CAMBIAMENTO

 
   
   Trento, 4 giugno 2007 - La fotografia è inedita e riporta il ritratto di due signore: la prima, un po’ matura e impacciata, quasi retrò, rappresenta l’economia, la seconda, la ricerca scientifica, ha le sembianze di una ragazza alla moda, spigliata e dinamica. Così non è nella vita di tutti i giorni, in una quotidianità dominata da un’economia sempre più globale e quasi straripante, che relega la ricerca scientifica in una nicchia, spesso a corto di finanziamenti e costretta nel cono d’ombra di una visibilità negata. Ma le certezze sono destinate a svanire quando il tema è il web, la grande rete, dove vive e da cui si nutre la società digitale. Il ritratto sorprendente – soprattutto per il grande pubblico – arriva dall’incontro tra alcuni dei guru di internet, riuniti (o collegati in videoconferenza) a Trento per parlare proprio di “Economia in rete”: Stephen Yeo, Chief executive officer del Cepr (Centre for Economic Policy Research) seduto al tavolo dei relatori con il moderatore Wolfgang Munchau, associate editor del “Financial Times”, a confrontarsi con Nouriel Roubini, collegato dal suo studio della New York University, e Richard Baldwin, pure lui connesso dall’Università di Ginevra. Su una questione i relatori concordano: i siti economici sono ancora oggi legati, o meglio, ingessati dentro un formalismo e un’impostazione “top down”, dal basso verso l’alto, che impedisce agli utenti di interagire perché considerati meri fruitori di informazioni (spesso a pagamento). Meglio, in mondo di internet ormai lanciato verso il Web 2. 0 (sigla che significa condivisione e partecipazione di contenuti), i siti della comunità scientifica che nel doppio canale di comunicazione e di azione con gli utenti ha trovato una giovinezza negata nella vita reale. Se è vero – come sostiene Stephen Yeo - che la rivista Nature ha il miglior sito internet (tutto Web 2. 0 logicamente) con un servizio podcast capace di registrare fino a 75 mila contatti al mese; i siti economici, espressione nella rete dei poteri forti del nuovo sistema globale, sembrano davvero una signora matura con qualche ruga precoce. Ma non tutto è perso e ancora una volta i segnali di risveglio del gigante economico digitale arrivano (tanto per cambiare) dagli States, dove la rete (al tempo si chiamava Arpanet e vestiva una divisa militare) è nata e dalla Svizzera che ha dato i natali a Internet. La riscossa dell’economia porta il nome di Nouriel Roubini, docente di Economia alla New York University e Research Fellow presso il National Bureau of Economic Research e il Centre for Economic Policy Research di Londra. Roubini, già consulente per il ministero del tesoro statunitense e per la Casa Bianca, e anima del blog di economia maggiormente consultato al mondo, appare fiducioso e determinato: “I siti di prossima generazione? Dobbiamo essere in grado di portare dentro un’unica comunità esperienze e formazioni diverse, dai politici agli economisti, dagli analisti finanziari agli esperti di sviluppo sostenibile. Solo così, grazie alla forza del pensiero e idee collaterali, riusciremo ad aggregare le informazione che il pubblico chiede”. Aggregazione e creare comunità sono i due capisaldi del Roubini pensiero che ha nel Web 2. 0 il suo obiettivo immediato. “Web 2. 0 significa - rilancia Roubini – un internet interattivo, che non guarda al consenso come mission bensì alla democratizzazione della rete e dei contenuti”. Un orizzonte condiviso anche da Richard Baldwin, docente di Economia internazionale del Graduate Institute of International Studies di Ginevra che approfondisce un altro aspetto dei siti di nuova generazione: la possibilità, per gli utenti, di usufruire di applicazioni più professionali, più evolute. Dunque una concezione di web dove, oltre alla notizia e all’informazione, trovi spazio una gamma di nuovi servizi in grado di evidenziare i contenuti. Ed allora ecco profilarsi il concetto di Economics 2. 0: siti economici in grado di aprirsi agli utenti attraverso strumenti e servizi quali wikis, blog, feed e tasgs. Ma una ragione del divario che separa l’economia in rete dalle avanguardie digitale è rimasta sottotraccia: il mondo economico, così unidirezionale nell’approccio business al mondo, è poi davvero interessato ad una rete più democratica e partecipata? .  
   
 

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