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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Giugno 2007
 
   
  GIORNATA MONDIALE SENZA TABACCO: IN TRENTINO SARÀ VIETATO FUMARE IN TUTTI I BAR E RISTORANTI COMPRESI NEL DIVIETO ANCHE QUEGLI ESERCIZI DOTATI DI SALE FUMATORI E DI IMPIANTI DI RICICLO DELL’ARIA

 
   
  Trento, 4 giugno 2007 –“Abbiamo preso atto con piacere – ha detto stamani l’assessore alle politiche per la salute Remo Andreolli presentando alla stampa la “Giornata Mondiale Senza Tabacco”, – che la comunità trentina ha accolto con favore la normativa che impone il divieto di fumare nei locali pubblici e il recente aggiornamento che rende ancor più restrittiva la legge nazionale, imponendo il divieto di fumo nei cortili delle scuole. E allora vogliamo fare un ulteriore passo in avanti: se il Trentino è arrivato primo nell’emanare una legge che combattesse il fumo, vogliamo continuare ad essere i primi. Anticipo, allora, proprio in occasione della Giornata mondiale contro i tabagismo, che è mia intenzione proporre un ulteriore aggiornamento normativo, introducendo il divieto di fumo in tutti i locali pubblici, anche in quelli che sono dotati di zone per fumatori o di impianti di riciclo dell’aria. Si sappia, chiaro e forte, che in Trentino non si fuma in nessun bar, in nessun ristorante, in nessun ufficio pubblico, in nessuna scuola e nemmeno nei suoi cortili”. L’annuncio dell’assessore Andreolli è stato poi accompagnato da alcune considerazioni del direttore generale dell’Azienda sanitaria Carlo Favaretti (“Il fumo è la prima causa di morte, in Trentino: sarebbe strano che l’ente pubblico non intervenisse con norme severe, ma anche con campagne di informazione e con sostegni adeguati a coloro che intendono smetter di fumare”); del dott. Alberto Betta, che ha illustrato tutti gli interventi messi in campo dall’Azienda sanitaria contro il fumo, nelle scuole, presso i medici di famiglia, le farmacie e le associazioni di auto-mutuo aiuto; infine del dott. Mario Cristofolini, presidente della lesione trentina della Lilt - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (“Il fumo è un’abitudine di vita che uccide metà di quelli che la sposano: basterebbe questo dato per giustificare gli sforzi dell’ente pubblico ma anche delle associazioni private, per invertire questa linea di tendenza. Ecco perché quest’anno la Giornata Mondiale viene celebrata con lo slogan ‘Spegni la sigaretta e mangia la mela!”. La Giornata Mondiale Senza Tabacco, ha poi detto l’assessore Remo Andreolli, “rilancia un tema importante per la salute delle persone . Le scelte operate dalla Provincia negli anni scorsi sono state scelte concrete (una legge provinciale, un aggiornamento che introduce il divieto di fumo anche nei cortili delle scuole), accompagnate da alcune iniziative di promozione e di sostegno che rappresentano da sole la complessità del problema. La lotta al fumo, infatti, ha in sé una componente sanitaria, ma anche elementi più marcatamente sociali. E la comunità trentina ha risposto bene, ai divieti imposti per legge, e anche coloro che paventavano tracolli economici per quegli esercizi pubblici col divieto di ingresso per gli avventori con la sigaretta in bocca, hanno dovuto ricredersi. La frequentazione di bar e di ristoranti è addirittura aumentata e allora vogliamo rilanciare. Siamo certi che i Trentini accoglieranno positivamente anche questa nuova norma, che è nostra intenzione presentare quanto prima: una norma che vieterà il fumo anche in quei locali pubblici, bar e ristoranti che, approfittando delle deroghe previste nella legge precedente, si sono dotati di zone apposite per fumatori o di impianti per il ricambio d’aria. La legge che abbiamo intenzione di sottoporre al Consiglio provinciale, invece, prevedrà il divieto assoluto di fumo,. In tutti i locali pubblici, nessuno escluso!” C’è da dire che pochi, pochissimi sono gli esercizi che si sono dotati di tali strutture “per fumatori”: la stragrande maggioranza ha capito che la legge di divieto era, in realtà, una opportunità in più per recuperare nuova clientela, quella che, prima, non si faceva vedere nei bar e nei ristoranti proprio perché inquinati dal fumo delle sigarette. L’azienda Sanitaria, ha poi detto il dott. Alberto Betta, ha affiancato la normativa di legge con alcuni interventi particolarmente significativi: “Abbiamo deciso di affrontare con linguaggi e metodi nuovi la lotta al fumo nelle scuole, a partire dalle materne con esperienze di educazione razionale-emozionale, insegnando ai bambini a distinguere tra ciò che è emotivo e ciò che, invece, soll4etica la nostra ragione. Nelle elementari e nelle medie, invece, abbiamo adottato il metodo dell’educazione tra pari, facendo interloquire i ragazzi con i ragazzi. Altri settori di intervento sono stati quelli del personale sanitario (medici, farmacisti, personale infermieristico) convinti come siamo che un consiglio breve del medico di fiducia, oppure di un infermiere, potrebbe portare a una diminuzione del 3-5% nel numero di fumatori. Infine siamo impegnati anche sul fronte del supporto alle attività delle associazioni anti-alcol, che sono anche coinvolte anche nel discorso dell’anti-tabagismo”. Tempi neri attendono i fumatori, quindi: “Ricordiamoci, però – ha concluso l’assessore Andreolli, – che dinnanzi agli interessi della salute nessun discorso economico regge e vale. Di fumo si muore: ogni divieto che porti a far morire meno persone deve essere accolto come un toccasana!” Il Fumo Di Sigaretta In Provincia Di Trento - Ecco i risultati più significativi dello studio Passi (2005) e di un’indagine di approfondimento del Servizio statistica della Provincia autonoma di Trento. Nella popolazione trentina tra i 18 e i 69 anni, i fumatori rappresentano il 24%, gli ex fumatori il 19% e i non fumatori il 57%. L’abitudine al fumo è più alta tra gli uomini (32%) che tra le donne (16%); fra le persone che non hanno mai fumato, prevalgono le donne (68%) sugli uomini (47%). Quali sono, invece, i consigli dei medici per invitare a smettere di fumare? A scopo preventivo 31%; motivi di salute 19%; per entrambe le ragioni 8%; nessun consiglio 42%. Come hanno smesso di fumare gli ex-fumatori? Da solo 91%; con gruppi di aiuto 3%; con l’aiuto del medico 3%; con altri metodi 3%. Per quel che riguarda l’esposizione al fumo sui luoghi di lavoro, le persone intervistate che lavorano riferiscono nel 60% dei casi che il divieto di fumare è sempre rispettato; il 23% dichiara di non saperlo e il 16% riferisce che il divieto viene rispettato” a volte” (14%) o mai (2%). Tra le iniziative ritenute più efficaci per smettere di fumare, secondo l’indagine della Provincia del 2006) ecco le più “gettonate” in ordine decrescente di importanza: programma concordato con il proprio medico, corsi gratuiti, aumento del prezzo delle sigarette, corsi a pagamento. La legge n. 3 del 2003 (art. 51) e la legge provincia e n. 13 del 22 dicembre 2004, hanno introdotto il divieto di fumo nei locali aperti al pubblico, a tutela della salute dei non fumatori, in Italia e in Provincia di Trento. Dopo un anno dall’entrata in vigore della legge si è verificata una diminuzione complessiva dell’8,8 della vendita di tabacco (e conseguentemente anche del consumo) in Trentino Alto Adige (fonte Amministrazione autonoma Monopoli di Stato, 2005), una diminuzione, questa, più pronunciata rispetto alla media nazionale che si è attestata sul meno 5,4%. Interessate a questa riduzione sono in primo luogo le sigarette (meno 8. 8%): nel 2005 ne sono state vendute ben 112. 294 chilogrammi in meno. Considerato che il pedo di un pacchetto di sigarette è di 20 grammi, ciò corrisponde a 5,6 milioni di pacchetti di sigarette non fumate. I risultati dello studio Passi del 2005 confermano questi dati e aggiungono, anche, che l’effetto della legge sul comportamento dei fumatori (che come si è detto rappresentano il 24% della popolazione tra i 18 e i 69 anni) è stato assai notevole: il 21% dei fumatori ha cercato di smettere di fumare; il 31% ha ridotto il numero di sigarette fumate. Sull’insieme degli intervistati in tutte le Asl italiane, il 13% ha cercato di smettere e il 39% ha fumato meno per effetto della legge. L’indagine di approfondimento compiuta nel 2006 dalla Provincia autonoma di Trento, ha dato questi risultati: il 18% dei fumatori ha provato a smettere; il 32% ha fumato meno; per il 25% dei fumatori che ha smesso dopo l’introduzione della legge, le nuove norme sono servite come stimolo. Riassumendo: in Trentino l’abitudine al fumo mostra una prevalenza di fumatori analoga rispetto a quello delle altre Asl italiane. Preoccupante è l’elevata prevalenza di fumatori tra i giovani, specialmente nella classe di età dei 25-44enni, dove quasi un terzo delle persone riferiscono di essere fumatori. Più della metà dei fumatori ha ricevuto il consiglio di smettere, evidenziando un livello di attenzione al problema da parte degli operatori sanitari accettabile, ma non ottimale. Pochi fumatori hanno smesso grazie all’ausilio dei farmaci, dei gruppi di aiuto e degli operatori sanitari: è quindi opportuno un ulteriore consolidamento del rapporto tra operatori sanitari e pazienti fumatori. Il fumo nei luoghi di lavoro merita ancora attenzione, anche se la nuova legge sul divieto di fumo nei locali pubblici è stata efficace nel modificare il comportamento di più della metà dei fumatori. La trasformazione dello studio Passi in sistema di sorveglianza continua nel tempo, consentirà il futuro monitoraggio del fenomeno in provincia di Trento e nel resto del Paese. Fumo: I Dati Nel Mondo, In Europa E In Italia - I fumatori nel mondo sono circa 650 milioni. Secondo l’Oms, il fumo “è la prima causa di morte facilmente evitabile”, responsabile ogni anno della morte di 5 milioni di persone in tutto il mondo per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Se non saranno adottate efficaci misure anti-fumo, il numero dei morti, entro il 2030, è destinato a salire a 10 milioni. Nell’unione europea si stima che fumino 4,5 milioni di persone e che ogni anno siano 650mila i decessi correlati al fumo. La maggior parte dei Paesi europei ha adottato regole più severe sul fumo, ma per ridurre significativamente il consumo di tabacco servono ancora ulteriori sforzi. Le stime attuali dicono che il 40% degli uomini e il 18,2% delle donne fuma quotidianamente (nel 2002 erano rispettivamente il 40,9% e il 17,8%). Il buon andamento del numero dei fumatori maschi in molti Paesi ha portato a una diminuzione del tasso di moralità per cancro al polmone, ma i tassi di cancro fra le donne sono ancora in crescita. Per quel che riguarda i giovani, circa il 25% dei quindicenni fuma almeno una volta la settimana, e questo dato non fa registrare cambiamenti significativi negli ultimi cinque anni. Da segnalare la prevalenza del fumo tra le ragazze di 15 anni rispetto ai ragazzi di pari età in molti Paesi dell’Europa occidentale, mentre nell’Europa orientale avviene esattamente il contrario. Per le leggi antifumo in Europa, Italia, Svezia, Malta, Irlanda, Scozia e Galles hanno imposto divieti di fumo nei locali pubblici, anche se molti di questi Paesi ha inserito nelle proprie leggi molti cavilli che rendono nebuloso il messaggio antifumo. Secondo alcune stime il fumo passivo uccide 70mila adulti ogni anno nell’Unione Europea, aumenta il rischio di cancro al polmone e le malattie coronariche ed è stato classificato dall’Oms come cancerogeno. Nel 2006, in un’indagine dell’Eurobarometro, l’80% degli intervistati si sono dichiarati a favore del divieto di fumo nei luoghi pubblici chiusi, il 61% per il divieto nei bar e il 77% nei ristoranti. La lezione che viene dai Paesi che hanno introdot6to divieti antifumo, è che più i divieti stessi vengono pubblicizzati, maggiori sono le probabilità di successo: i casi di Irlanda, Scozia, Galles, Irlanda del Nord e di Italia sono magistrali, a questo proposito. Prova ne sia che in Francia, il primo Paese a introdurre nel 1992 una legge antifumo, il tentativo è considerato un fallimento, proprio perché non c’è stata a suo tempo una adeguata campagna pubblicitaria. I tentativi della Germania sono frenati dalla struttura federale del Paese, ma anche dalla tendenza alla nicotina della popolazione: in questi ultimi tempi si sta lavorando a un accordo tra Stato centrale e Länder per spartirsi le responsabilità dettate dal trattato dell’Oms, “ma ancora non sappiamo se sarà per legge o per un accordo volontario fra i Länder e le associazioni commerciali (Uwe Schäfer, del ministero della Salute). E se la Spagna ha introdotto divieti parziali e solo in esercizi pubblici al di sotto di una certa dimensione (ottenendo comunque una diminuzione dell’8% nel numero dei fumatori), una ricerca compiuta in Inghilterra ha portato a questi risultati: tra il 20 e il 30% degli inglesi smetteranno di fumare (come già hanno fatto gli irlandesi e gli scozzesi) come conseguenza diretta del divieto di fumo. Non si sa, però, se il governo sarà capace di pubblicizzare la legge in un Paese che ha una radicata cultura del pub, che tradizionalmente è associato all’uomo che fuma e beve. Sulla base dei dati Istat relativi al 2000, in Italia i decessi attribuibili al fumo sono 81. 855 (65. 613 maschi e 16. 242 femmine). Un’altra indagine Istat compiuta nel periodo dicembre 2004 - marzo 2005, indica che nel nostro Paese i fumatori sono 10 milioni e 925mila, pari al 21,7% della popolazione di 14 anni e più (contro il 23% della precedente indagine del 2003). Il 27,5% degli italiani maschi sono fumatori, il 16,3% delle femmine. La percentuale più alta di fumatori la troviamo nell’Italia centrale (23,5%), la più bassa al sud (20,54%). Per quel che riguarda le classi c’età, per gli uomini la quota più elevata di fumatori la troviamo tra i 25 e i 34 anni (35,4%), mentre per le donne è tra i 45 e i 54 anni (24,5%). I fumatori abituali, quelli cioè che fumano tutti i giorni, sono il 19,7% della popolazione e consumano mediamente 14,8 sigarette al giorno. Dei fumatori abituali, il 37,1% sono forti fumatori, con almeno 20 sigarette al giorno. Se nel tempo i fumatori stanno diminuendo (erano il 34,9% della popolazione dai 14 anni in su nel 1980, il 23,9% nel 2003), aumentano invece le disuguaglianze sociali nel consumo di tabacco, ma con andamenti differenziati nei due sessi e nelle diverse fasce d’età. Tra gli uomini, la quota dei fumatori aumenta al decrescere del titolo di studio conseguito: tra i laureati è il 21,9%, mentre è il 31,7% tra coloro che hanno la licenza media. Fra le donne più anziane sono invece le più istruite a far registrare la maggior percentuale di fumatrici: il 14% contro il 4,3% delle donne con basso titolo di studio. I giovani e gli adolescenti cominciano a fumare più precocemente di cinque anni fa: il 7,8% dei giovani di 14-24 anni, infatti, ha fumato la prima sigaretta prima dei 14 anni. Rispetto al 1999-2000, la quota di quanti cominciano a fumare prima dei 14 anni aumenta solo per i maschi (+60%). Per entrambi i sessi, sale invece la quota di giovani di 18-24 anni che riferisce di aver cominciato a fumare tra i 14 e i 17 anni, passando dal 57,8% del 1999-2000 al 65,6% de3l 2005, con un incremento del 13,5%. In Italia, il 21,6% delle persone dai 14 anni in su dichiara di essere ex-fumatore (il 29,2% degli uomini e il 14,5% delle donne). Il 93,8% degli ex-fumatori riferisce di aver smesso da solo. Oltre il 50% degli ex-fumatori ha smesso di fumare da oltre 10 anni e il 18,8% da 2-5 anni. Si smette di fumare intorno ai 40 anni e la decisione matura mediamente dopo 22 anni di abitudine al tabagismo. In calo, inoltre, la quota di donne che fuma in gravidanza: dal 9,2% al 6,5%). I dati relativi all’esposizione a fumo passivo nei bambini sono stati messi a disposizione dallo studio Icona 2003: l’indagine, realizzata mediante interviste a oltre 4. 600 famiglie in tutta Italuia, ha messo in luce che il 53% dei bambini al secondo anno di vita sono esposti a fumo passivo. .  
   
 

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