Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Giugno 2007
 
   
  E’ LA CONOSCENZA LA CHIAVE PER IL FUTURO PER I GIOVANI IMPRENDITORI IL SAPER ESSERE DEVE FARE DA MOLTIPLICATORE AL SAPER FARE

 
   
  Trento. 4 giugno 2007 - “Il reddito di una persona è direttamente proporzionale alla sua capacità di sviluppare conoscenza” non usa mezzi termini Massimiliano Mazzarella – presidente del Git del Trentino – nell’introdurre il tema dell’incontro organizzato dal Git – i giovani imprenditori del terziario – dal titolo “Società della conoscenza: un’opera in cerca di regia”. Coordinato da Stefano Chelodi il confronto ha visto i relatori confrontarsi su una domanda fondamentale: quanto conta la conoscenza – e la capacità di trarne vantaggi – nel mondo di oggi? Ciascun relatore ha sviluppato la tematica dal suo punto di vista. Mazzarella ad esempio ha detto che “noi giovani imprenditori riteniamo che non sia utopistico pensare che una società virtuosa debba essere basata sulla conoscenza, devono però esserci i presupposti strutturali e culturali”. E ancora: “Il merito, nella società della conoscenza, è un fattore concreto. Non avrebbe senso infatti formare persone capaci e, appunto, preparate, e poi non utilizzarle ad alto livello. Secondo noi il saper essere può e deve fare da moltiplicatore al saper fare”. Per Luca Majocchi – amministratore delegato di Seat Pagine gialle – “una società della conoscenza non vuol dire avere tanti laureati, tanti personal computer o spendere tanti soldi in ricerca e sviluppo. C’è società della conoscenza quando c’è la capacità di produrre nuovo sapere in modo massivo ed efficiente. ” Majocchi espone poi i risultati di una ricerca australiana secondo la quale “alcune regioni avevano più successo di altre: in base a quali fattori? Si è scoperto che i fattori erano quattro: in primis la disponibilità di capitale umano con spirito imprenditoriale, in secondo luogo la disponibilità di tecnologie informatiche, poi il grado di specializzazione; infine la totale assenza di sussidi pubblici”. Prosegue Majocchi: “Il fattore competitivo italiano sono gli imprenditori anche perché noi non abbiamo risorse naturali. Io però sono pessimista perché ho l’impressione che stiamo depauperando il nostro capitale umano. In Italia oggigiorno c’è una bassissima mobilità sociale, serve più meritocrazia”. Secondo Furio Honsell – Rettore dell’Università di Udine – “Il futuro, ma direi meglio il presente, ci pone di fronte alla necessità di una grande flessibilità dei mestieri che ci mette in discussione ogni giorno. Dobbiamo essere flessibili: in questo l’università deve fare la sua parte preparando i giovani”. E ancora: “La globalizzazione si vince – lo diceva Socrate – conoscendo se stessi. Si deve fare leva sulla vocazione territoriale. Io sono poi un grande sostenitore del concetto di rete. Bisogna fare rete a livello europeo per far diventare il Vecchio continente una superpotenza delle pubblicazioni scientifiche e dei brevetti. Tutto ciò non è per nulla scontato, va sostenuto”. Secondo Piero Pozzi – senior manager Bain and Company Italy – “nella mia attività di consulente mi sono reso conto che negli ultimi anni gli assetta invisibili sono diventati più importanti di quelli visibili in un’azienda. Del resto anch’io con il mio lavoro di consulenza sono la dimostrazione che la conoscenza ha un valore sempre più determinante”. “Un discorso a parte – ha concluso Pozzi – va fatto per l’information technology. Secondo me le Pmi italiane devono sfruttare meglio queste potenzialità perché con essa possono moltiplicare le proprie potenzialità”. .  
   
 

<<BACK