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Notiziario Marketpress di Giovedì 07 Giugno 2007
 
   
  S.O.S. TORRE DEL GRECO MONDO POLITICO INTERNAZIONALE DIVISO. LA FAO DALLE PARTE DEI CORALLARI DIECI BUONE RAGIONI PER RESPINGERE LA PROPOSTA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA DI INSERIRE IL CORALLO ROSSO NELL’APPENDICE II DELLA CONVENZIONE SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE DI FAUNA E FLORA (CITES) E DI LIMITARNE IL COMMERCIO

 
   
   Sono 10 le argomentazioni con cui Assocoral (Associazione Produttori Coralli, Cammei e Materie Affini) ha dimostrato l’infondatezza della proposta proveniente dagli Usa di inserire alcune specie di corallo nell´Appendice Ii della Cites (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) per limitarne il commercio. Il provvedimento, se dovesse essere attuato, comporterebbe una serie di limitazioni e restrizioni nella produzione e nel commercio del corallo, con gravi ripercussioni sull’occupazione del settore. Contro la risoluzione della Cites si è schierata anche la Fao con la proposta n. 21 del Fisheries Report n. 833 (26-30 marzo 2007). Nel documento della Fao si sottolinea che le prove attualmente disponibili non sostengono l’intenzione di includere tutte le specie del genere corallium nell´appendice Ii della Cites. E non solo: i dati raccolti non dimostrano un reale rischio di estinzione della specie. Al contrario si riscontra che una parte consistente della produzione di corallium rubrum è impiegata nel commercio italiano e mondiale ed è proprio l’utilizzo a fini commerciali che garantisce una raccolta controllata e rispettosa della specie. La lavorazione del corallo da oltre due secoli ha il suo centro principale a Torre del Greco, alle porte di Napoli. Il distretto, che vanta oltre 300 aziende, 2. 500 addetti, scuole di formazione, un museo e un indotto che sfiora le 5. 000 unità, rappresenta uno dei settori produttivi più importanti della Regione Campania e del “Made in Italy”. Il fatturato annuo è di oltre 160 milioni di euro, e oltre il 70% della produzione è destinato all’esportazione, grazie anche alla capillare presenza delle aziende torresi presso le piu´ importanti fiere di settore internazionali. Altri centri minori di lavorazione del corallo sono situati in Sicilia (Trapani) e in Sardegna (Alghero), dove, peraltro, esiste un buon indotto per la pesca del corallo. Le dieci argomentazioni presentate da Assocoral dimostrano che la proposta degli Usa, Paese che non ha alcun interesse né nella pesca, né nella lavorazione del corallo, non è supportata da un’approfondita conoscenza del problema (in particolare circa la consistenza della risorsa del corallo nel Mediterraneo e nel Pacifico), presentando clamorose disinformazioni e giungendo a conclusioni infondate e pretestuose. "A Torre del Greco siamo leader mondiali del comparto e di conseguenza saremmo i più penalizzati" dice il vice presidente dell´Assocoral, Mauro Ascione, presente alla Conferenza delle Parti in corso a l’Aia fino al 15 giugno, giorno in cui verrà presa una decisione sull’attuazione del provvedimento. La lavorazione del corallo e del cammeo di Torre del Greco rappresentano un´attività che ha alle spalle secoli di storia e tradizione. Già nel ´600, infatti, il comune a Sud di Napoli, era luogo primario per la raccolta del corallo grezzo, grazie all´abilità dei pescatori torresi. Successivamente dai primi dell´800 viene introdotta la lavorazione che ben presto eleva la città a capitale mondiale per lavorazione artistica del corallo. La scuola torrese è apprezzata anche per i suoi splendidi cammei, incisioni su corallo e soprattutto su conchiglia”. "Le conseguenze della proposta statunitense per noi sarebbero catastrofiche – aggiunge Ascione - sarebbe la fine di un comparto. I pezzi di Torre del Greco sono nei musei di tutto il mondo, la lavorazione del corallo e´ un vanto per tutto il Made in Italy". Ecco in sintesi i dieci no di Assocoral alla proposta americana: 1. Le varie specie di corallo sono da tempo raccolte secondo criteri rigorosi e selettivi, e non sono minimamente minacciati di estinzione 2. La riproduzione del corallo è veloce, tanto che è pescato da oltre 5. 000 anni e non è stato mai determinato un effettivo declino. 3. Esistono precise misure legislative sulla pesca e controllo coordinate dai governi dei Paesi delle aree di raccolta. 4. E’ la Fao-gfcm (General Fishery Commission for the Mediterranean) e non la Cites l’organismo preposto al miglioramento della gestione della pesca. 5. La Cites, avendone l’obbligo, avrebbe dovuto verificare lo stato della risorsa o quantomeno assumere informazioni più precise dai Paesi interessati alla raccolta e alla commercializzazione del corallo; 6. Non è stata elaborata un’analisi corretta che differenzia le varie specie di corallo; 7. E’ dimostrata scientificamente che non c’è una diminuzione della specie ultimi venti anni; 8. Il pannello di esperti della Fao ha rilevato gravi lacune nella proposta americana e ritiene che non ci siano i criteri biologici per l’applicazione nell’Appendice Ii della Cites. 9. Sarà impossibile certificare la commercializzazione di milioni di pezzi corallo rosso anche in assenza di una corretta classificazione delle varie specie; 10. La proposta americana va respinta in quanto intende obbligare una regolamentazione del commercio senza avere a supporto dati certi scientifici e non indica né criteri di gestione, né criteri di miglioramento della commercializzazione. .  
   
 

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