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Notiziario Marketpress di Martedì 12 Giugno 2007
 
   
  CHIUDE LA PRIMA EDIZIONE DI MILANOCHECKUP E IL PIO ALBERGO TRIVULZIO FA IL BILANCIO DI 16 ANNI DI ASSISTENZA AI MALATI TERMINALI

 
   
  Milano, 12 giugno 2007. Ha chiuso il 9 giugno la prima edizione di Milanocheckup, mostra della salute e sanità di Fiera Milano. Sono state circa 8. 000 le presenze di operatori (specialisti e personale sanitario, ricercatori e gestori del sistema sanitario) in quattro giorni di lavori, contrassegnati da un intenso programma di congressi e workshop di aggiornamento e formazione. Ed è stato proprio questo programma, molto apprezzato dagli addetti ai lavori, a fare di Milanocheckup un grande forum della ricerca biomedicale e delle più avanzate tecniche di diagnosi e terapia, ma anche un ambito privilegiato di dibattito della politica sanitaria. Ciò ha impresso alla manifestazione un carattere del tutto originale, che ne fa un unicum nel panorama fieristico italiano e internazionale. La convegnistica è proseguita con diversi appuntamenti nell’ultimo giorno di Milanocheckup, registrando tra gli altri un convegno che ha anche affrontato l’importante tema delle strutture assistenziali per i malati terminali. Il Convegno è stato curato dal Pio Albergo Trivulzio di Milano, nell’ambito del congresso internazionale del Pat “La riabilitazione nel terzo millennio”, che si è sviluppato a Milanocheckup su quattro giornate. L’hospice del Pio Albergo Trivulzio, aperto nel 1991 e prima struttura del genere creata in Italia, ha compiuto 16 anni. Oltre 2000 sono stati i malati terminali che ha accolto e accudito fino ad oggi. Il malato terminale ha diritto di vivere a casa propria. Ma quando ciò non è possibile, dovrebbe essere ricoverato in una struttura come l’hospice, dove può ricevere tutta l’assistenza di cui ha bisogno e disporre di ogni comfort. La struttura del Pio Albergo Trivulzio, che conta 13 posti letto, ha via via accresciuto la sua esperienza e messo a disposizione dei malati programmi specifici: si va dalla cura, assistenza e riabilitazione alla comunicazione e informazione al malato e alla famiglia; dal programma di accompagnamento alla morte a quello di assistenza al lutto dei parenti. Sono due i tipi di ricovero offerti: temporaneo, ossia un ricovero “di sollievo” per la famiglia, o definitivo, una sorta di accompagnamento nelle fasi finali della vita richiesto solitamente per motivi clinico-assistenziali e/o psico-sociali. Nei prossimi due anni saranno circa 200 gli hospice in Italia, per oltre 2. 000 posti letto. Il dato relativo ai malati terminali è allarmante: su 100. 000 abitanti, circa 300 muoiono per tumore e l’80% di essi attraversa una fase terminale che necessita di cure palliative. Nel 15-20% dei casi, l’assistenza non può essere effettuata a casa e richiede una struttura di ricovero, che però molto spesso non riesce a rispondere alla sfera di bisogni complessi del paziente, che prevede non solo cure e assistenza, ma anche supporto di tipo psicologico, sociale e spirituale. Si tratta di un dolore “totale” molto difficile da gestire, anche per i familiari. L’hospice nasce proprio per offrire questo tipo di sostegno ai malati terminali e ai loro parenti. I dati del Pio Albergo Trivulzio confermano l’efficacia di questo tipo di cura palliativa: la richiesta al trattamento riabilitativo continua ad essere elevata e la motivazione del paziente rimane alta fino agli ultimi giorni dI vita. Negli anni si è dato sempre maggior rilievo a questo tipo di terapie per assicurare ai malati terminali e ai loro familiari una migliore qualità di vita. In questo settore la medicina riabilitativa assume un significato importante, sia attraverso la riabilitazione intesa come possibilità di mantenimento o recupero delle attività motorie del malato per l’arco rimanente della vita, sia come approccio palliativo di riabilitazione passiva o massaggio, allo scopo di lenire il dolore da immobilità. Il paziente sentendosi curato e accolto percepisce la vicinanza e l’operato del fisioterapista come valido strumento per un continuo miglioramento. Il contatto corporeo col fisioterapista può migliorare il vissuto corporeo del paziente, aiutandolo a recuperare la sua autostima. .  
   
 

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