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Notiziario Marketpress di Mercoledì 13 Giugno 2007
 
   
  CARTER, TUTU E DE KLERK PER LA SOLUZIONE DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE TRE PREMI NOBEL PER LA PACE IMPEGNATI FINO ALLA PACE: È L’IDEA DELL’ARIK INSTITUTE

 
   
   Montecatini Terme (Pt), 13 giugno 2007 - “I governi hanno ben chiara la soluzione del conflitto mediorientale, due popoli per due stati, ma le ostilità non si fermano perché oggi la politica è lontana dal comune sentire delle popolazioni israeliane e palestinesi. ” Yitzhak Frankenthal dell’Arik Institute di Gerusalemme ha le idee chiare, disilluso dalla capacità dei governanti di arrivare presto alla pace, lancia da Montecatini una proposta per superare lo stallo; un’idea a cui sta lavorando insieme ad altre organizzazioni, a partire dalla trasversale Associazione delle famiglie in lutto. “Proponiamo che tre vincitori del Premio Nobel per la Pace, ovvero Jimmy Carter, Desmond Tutu e Frederik Willem de Klerk si trasferiscano per il tempo necessario in Medio Oriente affinché possano definire insieme ai governi di Israele, Palestina, Siria e Libano un protocollo di intesa da promuovere presso l’opinione pubblica dei quattro paesi. Definito l’accordo, i tre Premi Nobel incontrano i 56 paesi della Conferenza Islamica per ottenere il sostegno nei paesi arabi. Si tratta di una grande operazione culturale, necessaria per dare coraggio a governi deboli, privi di forza per arrivare ad una pace fondata su due popoli per due stati”, ha concluso Yitzhak Frankenthal. Dal meeting di Montecatini parla anche Aziz Abusarah, che ha visto morire suo fratello nel conflitto arabo-israeliano e che oggi è impegnato nell’Associazione famiglie in lutto. Al centro del suo intervento i limiti dei programmi europei a favore dei minori israeliani e palestinesi. “Ogni anno assistiamo a decine, centinaia di progetti che organizzano vacanze in Europa per i nostri bambini. Molte famiglie vivono questa opportunità con disagio, perché temono una sorta di colonizzazione culturale da parte degli ospiti europei. Allo stesso tempo non capiscono perché non sia possibile organizzare le stesse attività nei nostri paesi, facilitando così un vero scambio tra le nostre culture. ” Per Aziz Abusarah la cosiddetta ‘colonizzazione culturale’ è una prassi che va oltre il tema delle vacanze: “Nella quasi totalità i progetti sono scritti in Europa da persone che solo sulla carta conoscono la nostra cultura e la nostra condizione reale. Ci troviamo così letteralmente a subire attività costose e poco utili. Con le stesse risorse e con la volontà di coinvolgere ong e associazioni locali sarebbe possibile raggiungere risultati molto più utili alla causa della pace tra israeliani e palestinesi. ” .  
   
 

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