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Notiziario Marketpress di Mercoledì 13 Giugno 2007
 
   
  GLI SCIENZIATI AVVERTONO: PER SALVARE I MARI EUROPEI È NECESSARIA UN´AZIONE IMMEDIATA

 
   
   Bruxelles, 13 giugno 2007 - I mari europei versano in uno stato di grave degenerazione ed è necessario intervenire immediatamente per prevenire ulteriori danni. Questo il duro allarme lanciato dalla relazione del progetto Elme (European Lifestyles and Marine Ecosystems), finanziato dall´Unione europea a titolo del Sesto programma quadro (6Pq). Il progetto, che riunisce ricercatori di 28 istituti di 15 paesi, ha esaminato i quattro principali mari europei: il Mar Baltico, il Mar Nero, il Mar Mediterraneo e l´Atlantico nord-orientale. Il loro obiettivo consisteva nel verificare in quale misura in Europa i recenti cambiamenti economici e sociali, quali l´allargamento dell´Unione europea e la rapida crescita economica, abbiano influito sullo stile di vita europeo e come queste situazioni mutate abbiano inciso sui mari europei. Per ciascun mare, gli scienziati hanno individuato quattro questioni ambientali: cambiamento di habitat, eutrofizzazione (eccessiva fertilizzazione delle acque), inquinamento chimico e pesca. I ricercatori hanno poi creato una serie di modelli che collegassero fattori trainanti economici e sociali a queste pressioni ambientali, utilizzandoli quindi per prevedere ciò che verosimilmente si verificherà nei prossimi decenni in modelli diversi di sviluppo economico e sociale. «In tutti i mari abbiamo riscontrato gravi danni dovuti al ritmo accelerato di sviluppo delle coste, ai metodi di trasporto e al modo in cui si producono gli alimenti su terra e mare», ha dichiarato il professor Laurence Mee coordinatore del progetto nonché docente al Marine Institute dell´Università di Portsmouth. «Senza uno sforzo comune teso a integrare la protezione dei mari nei piani europei di sviluppo, andranno perse la biodiversità e le risorse marine. » Gli scienziati hanno individuato i «vincenti» e i «perdenti» per ciascuno dei quattro mari. «In quasi tutti i casi, i vincenti sono le specie scarsamente presenti nella catena alimentare o le specie opportuniste e indesiderate», si legge nella relazione. L´eutrofizzazione è un problema presente in tutti i mari oggetto dello studio, ma quelli chiusi (il Mar Baltico, il Mar Nero e, all´interno del Mediterraneo, l´Adriatrico) sono i maggiormente colpiti. La produzione alimentare è la causa principale dell´eutrofizzazione, che si verifica quando nel mare vengono immesse dosi eccessive di sostanze nutritive. Purtroppo, i mutamenti di stile di vita inducono a un probabile peggioramento del problema; se le persone diventano più ricche, tendono a mangiare più carne, e la produzione di carne richiede più terra rispetto alla produzione di grano e ortaggi. «In assenza di cambiamenti rilevanti nelle pratiche agricole, un consumo maggiore di proteine determinerà un aumento degli scarichi di nutrienti nei corpi idrici», specifica la relazione. Inoltre, con l´intensificazione degli allevamenti, in particolare nell´Europa orientale, è probabile che aumenti anche il rilascio di ammoniaca nell´ambiente. La maggiore ricchezza è anche la causa della perdita di habitat. «L´aumento della ricchezza e la mobilità personale hanno portato alla crescita delle popolazioni delle zone costiere e a un più intenso utilizzo delle risorse», si legge nella relazione. Lo sviluppo lungo le coste ha provocato la perdita di molti habitat costieri e litorali. Peraltro, oltre alla loro rilevanza ambientale, questi ecosistemi sono spesso importanti attrazioni turistiche, quindi la loro perdita potrebbe avere gravi implicazioni economiche. Anche la navigazione e i trasporti incidono sull´ecosistema marino, portando specie aliene in nuovi mari. Queste specie «invasive» sono spesso in competizione con quelle autoctone e ne prendono il posto. La politica comune della pesca è il principale motore dei cambiamenti nello sforzo di pesca, attraverso i totali ammissibili di cattura (Tac), nonché altri regimi di sostegno e varie sovvenzioni. Gli scienziati hanno scoperto, tuttavia, che una gestione della pesca separata dalle altre questioni ambientali difficilmente condurrà alla completa sostenibilità. In merito alle sostanze chimiche, un ambito di particolare interesse è la cosiddetta «chimica dello stile di vita» che riguarda i prodotti per la casa, i quali vengono regolarmente immessi nell´ambiente, nonostante molti siano noti per i loro effetti tossici. Poco si conosce ancora sulla destinazione di queste sostanze una volta nell´ambiente o su cosa accade quando vengono combinate in miscele complesse. «Se vogliamo mettere in atto il concetto di gestione basata sugli ecosistemi, citato nel progetto di direttiva sulla strategia per l´ambiente marino dell´Ue e nel Libro verde sulla politica marittima, ci sono sfide urgenti da affrontare», conclude la relazione. «Il nostro scenario di assenza di interventi rivela che la mancanza di misure aggiuntive finalizzate a sostenere la valutazione e la gestione complessive di ogni mare regionale si risolverà in una degradazione permanente e in una perdita di opportunità». Gli scienziati chiedono inoltre ai responsabili politici di essere pronti ad affrontare nuove e inaspettate sfide e osservano: «È importante garantire che la futura politica marina non si limiti a ben definite pressioni e cambiamenti di stato, ma continui a ricorrere alla valutazione delle prospettive quale strumento per determinare le incertezze che il domani potrebbe portare. » Per ulteriori informazioni consultare: http://www. Elme-eu. Org/ Ricerca ambientale a titolo del 6Pq: http://cordis. Europa. Eu/sustdev/ .  
   
 

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