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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Giugno 2007
 
   
  RADIO 1 RAI: AL “COMUNICATTIVO” L’ITALIA COPERTA DI AMIANTO E LO STATO RESTA A GUARDARE L’INCHIESTA E IL DIBATTITO CURATI DA IGOR RIGHETTI ANDRANNO IN ONDA AL “COMUNICATTIVO” GIOVEDÌ 14 GIUGNO

 
   
  Roma, 14 giugno 2007 - Giovedì 14 giugno alle 15. 37 su Radio 1 Rai al Comunicattivo di Igor Righetti si parlerà dell’emergenza del pericoloso amianto che continua a ricoprire l’Italia. Interverranno il presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati Ermete Realacci, il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi, l’assessore all’Ambiente e tutela del territorio, protezione civile e politiche per la montagna della Regione Toscana Marino Artusa e il tenente colonnello Antonio Menga, comandante del gruppo Roma carabinieri per la tutela dell’ambiente (Noe). Dice Igor Righetti, autore e conduttore del programma: “La nostra è l’era della comunicazione. Grazie alle nuove tecnologie e a Internet non c’è angolo di mondo, non c’è questione di interesse pubblico che possa rimanere celata. Tra i tanti problemi che investono l’umanità c’è l’inquinamento ambientale. Il cambiamento del clima, dovuto in gran parte agli umani, ha attivato uno stato di allerta in tutto il Pianeta e gli incontri tra i capi di Stato per cercare di trovare linee di condotta univoche si stanno infittendo. L’attenzione verso l’ambiente compromesso non è un problema di oggi, sono molti anni che nei Paesi occidentali si attuano monitoraggi ambientali. Ed è così che, nel tempo, sono stati eliminati alcuni prodotti pericolosi per la salute e per l’ambiente. Tra questi figura l’amianto, in tutte le sue componenti, che la Comunità europea, con una sua legge, ha messo al bando. Ogni Paese aderente ha provveduto a legiferare per il proprio territorio nazionale per regolare la cessazione dell’impiego dell’amianto”. Aggiunge Righetti: “La legge italiana fu promulgata nel 1992. Nei suoi articoli la normativa prevede il divieto di commercializzazione di prodotti o manufatti contenenti anche in parte amianto come le coperture di edifici e quindi l’impossibilità di vendere questi fabbricati. Nella legge vengono anche date precise disposizioni affinché le unità sanitarie locali possano predisporre una serie di misure di controllo e di interventi quali il censimento degli edifici con parti in amianto. Ricordando sempre che l’amianto è considerato prodotto tossico-nocivo pericoloso per la salute. Dall’approvazione della legge sono passati 15 anni. L’amianto non viene più estratto, i prodotti contenenti amianto non sono più commercializzati e le pericolose coperture in cemento-amianto, meglio conosciute con il nome di eternit sono state sostituite o bonificate. Questi erano i presupposti della legge, ma l’amianto continua a ricoprire l’Italia senza che nessuno intervenga”. Ecco un estratto del dibattito che sarà trasmesso giovedì 14 giugno. Dalla messa al bando delle coperture in eternit per l’accertata cancerosità delle fibre di amianto, in Italia non c’è ancora una legge che obblighi la rimozione delle coperture in cemento-amianto lesionate e corrose. Come tutelare allora i cittadini? Ermete Realacci. Bisogna innanzitutto assicurarsi che queste coperture non siano messe in condizione di nuocere. Queste coperture sono pericolose soprattutto quando sono esposte all’aria, quando si corrodono, se sono incapsulate il rischio è minore. Bisogna procedere lentamente, ma con decisione alla rimozione in quanto questo materiale, che a suo tempo si riteneva prezioso, è diventato pericolosissimo; qui hanno ragione i cittadini, lo Stato è indietro, la legge del ’92 prevedeva che ogni anno si dovesse rendere pubblica una relazione preparata dal ministero dello Sviluppo assieme agli altri ministeri competenti per spiegare che cosa si stava facendo. L’ultima relazione è stata fatta nel ’96, quindi oltre 10 anni fa, e nonostante le sollecitazioni l’ultima delle quali, di qualche mese fa, non sono arrivate nuove relazioni. È chiaro invece che questo processo di bonifica va continuato. Adesso, nel caso di Grosseto e della Toscana, sono certo che il sindaco e l’assessore regionale faranno la loro parte, ma è un problema nazionale. Il territorio comunale di Grosseto è all’avanguardia nella tutela del proprio patrimonio ambientale e le bandiere blu ne sono la dimostrazione più concreta. Ma come la mettiamo con le coperture di edifici cittadini in cemento-amianto, vecchio, corroso e lesionato? Emilio Bonifazi. È vero che abbiamo ottenuto la bandiera blu per Marina e Principina, ma abbiamo fatto anche tutta una serie di investimenti sulle piste ciclabili e sulle biciclette elettriche. Naturalmente la problematica dell’amianto, così come diceva Ermete Realacci, è una problematica importante. I primi provvedimenti che la nostra Amministrazione comunale ha preso risalgono al ’96-’97, quindi c’è un’attenzione al problema. Del resto, così come è stato detto, non è tanto il contatto con la pelle ma è soprattutto l’inalazione di fibre di amianto a essere pericolosa per l’uomo e questo aumenta il rischio di contrarre tumori e può provocare l’insorgenza di fibrosi polmonari. Naturalmente anche l’Organizzazione mondiale della sanità riconosce l’impossibilità di determinare per l’amianto una concentrazione nell’aria al di sotto della quale si abbia un rischio praticamente nullo per la popolazione esposta. Da questa consapevolezza nasce l’attenzione della nostra Amministrazione comunale nei confronti di questa problematica. Che cosa prevede il piano regionale toscano a proposito delle coperture in eternit e sulla rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto? Marino Artusa. Abbiamo inserito questo argomento all’interno del nostro piano regionale di azione ambientale. È nostra intenzione fare una mappatura diffusa di tutto il territorio, siamo partiti già assieme ad Arpat e alla politica sanitaria all’assessorato alla Sanità per una mappatura della presenza di amianto, in tutti gli edifici pubblici e di pubblico accesso. Questo è in corso di elaborazione e sono state inviate 17 mila richieste di schede di autonotifica. Per la fine di settembre di quest’anno dovremmo avere questa mappatura. L’arpat ha eseguito i test per verificare lo stato delle coperture in eternit. Se la risposta fosse identica alla perizia eseguita oltre un anno fa da un privato cittadino, e cioè di pericolo per la salute pubblica, quale ordinanza potrà emettere? Emilio Bonifazi. La normativa in Italia non impone nessun obbligo di rimozione totale dei materiali contenenti amianto, cioè nessuno è obbligato a bonificare il suo tetto in eternit solamente per la sua presenza in opera, però nell’ipotesi in cui sussistano condizioni d’urgenza, il sindaco è chiamato a intervenire con lo strumento dell’ordinanza, per fare attuare una bonifica e anche la messa in sicurezza d’emergenza, sussistendo un rischio concreto e immediato per la salute e la sicurezza pubblica. Questo è il caso di lastre di cemento-amianto che sono frammentate, anche a seguito di crollo totale o parziale. Negli altri casi la legge demanda in primis al proprietario dell’immobile la responsabilità di verificare periodicamente lo stato di degrado, e anche nel caso dei nostri cittadini c’è stato qualche condomino che si è rifiutato di fare degli interventi, quindi conseguentemente di adottare azioni di risanamento che siano proporzionate all’usura dei manufatti. La mancata attuazione di questo programma di controllo è anche un illecito che è punito dalla legge del 1992 con una sanzione amministrativa abbastanza salata pari a circa 6 mila euro, somma che in molti casi è superiore anche al costo della bonifica del materiale. Compito fondamentale dell’organo di controllo, quando viene accertata l’assenza di rischi immediati per la salute pubblica non quindi l’effettuazione di una perizia tecnica dello stato di degrado del manufatto ma, bensì l’onere a carico del proprietario, che deve verificare come il proprietario stesso abbia adempiuto a questo obbligo a mezzo di personale qualificato. Questi suoi cittadini hanno fatto fare una perizia… Bonifazi. Questa cosa risale a prima del mio insediamento e io ho subito provveduto, quando mi hanno investito di questo problema, di parlare con gli uffici competenti, l’ufficio ambiente e poi con l’Arpat e con gli altri enti, per verificare la situazione dello stato degli edifici stessi perché la presenza di eternit se è debitamente trattato andrà poi tolta nel tempo. Certo, qui però si parla di lesioni e di corrosioni… Bonifazi. Sì, però c’è un piano comunale annuale, che il Comune rispetta, e che prevede l’esame della situazione degli edifici pubblici, in primis le scuole e gli uffici comunali, quindi per quanto riguarda gli edifici del Comune c’è questo piano che viene sviluppato. Per quanto riguarda gli edifici privati c’è un obbligo degli stessi proprietari di fare la verifica degli stessi manufatti, non è che è il Comune che deve andare a fare i controlli. La legge 257 del ’92 detta norme per un censimento di tutti gli edifici con parti in amianto. Quali sono i dati? Marino Artusa. I Dati sono, per quanto riguarda la Toscana, ancora frammentari. È per questo che abbiamo deciso di fare quel censimento di cui parlavamo prima, ma pensiamo che entro la fine di settembre prossimo avremo tutti questi dati. Poi si tratterà di valutare la qualità dell’amianto perché come è noto è quello friabile che è particolarmente rischioso: i nostri funzionari fanno una stima di questo, intorno al 10 per cento dell’amianto presente in Toscana. Ciò ci permetterà successivamente di fare delle opere di bonifica e in questo senso abbiamo messo delle risorse. Voglio segnalare che nel nostro Pra, il Piano regionale di azione ambientale, approvato il 14 marzo 2007 c’è una scheda che dice “incentivare interventi di bonifica d’amianto, compreso quello diffuso e disperso nel territorio, in azioni volte a favorire il corretto smaltimento del cemento-amianto e prevenire i micro abbandoni”. Quindi è un lavoro a cui siamo avviati anche grazie ai finanziamenti e agli stanziamenti che la regione Toscana sta mettendo in opera. Coperture in cemento-amianto vecchie, corrose e lesionate. In quali casi i cittadini possono richiedere il vostro intervento? Antonio Menga. I cittadini chiedono spesso il nostro intervento in questi casi, anzi, una delle prime indagini condotte dal Noe riguardava una grossa bonifica di un sito industriale con grandi quantità di amianto che venivano immesse nell’ambiente anziché smaltite correttamente in discariche idonee. Sono quotidiane le segnalazioni dei cittadini che chiedono notizie anche su che cosa bisogna fare. Noi per quanto riguardo questo aspetto diciamo ai cittadini di Grosseto di mettersi in contatto con il nostro Noe e segnalare eventuali situazioni e poi sicuramente provvederemo alle incombenze di competenza. Esiste un piano nazionale aggiornato sulla presenza di amianto nelle costruzioni? Ermete Realacci. No, non c’è, questa relazione manca da un decennio. Approfittiamo anche di questa occasione per tornare alla carica, dopodiché bisogna partire dai punti più delicati che sono ovviamente gli edifici pubblici, ma anche i punti in cui l’eternit, l’amianto, sono esposti all’azione degli agenti atmosferici. Per capirci, se uno ha dell’amianto all’interno di pareti ed è coperto da altri materiali non è particolarmente pericoloso, quando l’amianto o l’eternit sono a contatto con l’aria e con l’acqua e cominciano a sgretolarsi il pericolo è maggiore. Che cosa farete per il gruppo di abitazioni e per gli edifici scolastici e comunali poco distanti da quelli esaminati che hanno identica copertura e per i quali nessuno si è mosso? Emilio Bonifazi. Esiste un piano annuale dal 1996 che il Comune rispetta e che prevede l’esame della situazione degli edifici pubblici a cominciare dalle scuole e dagli edifici comunali e sono stati fatti gli adeguamenti necessari in tre edifici scolastici interessati dal problema, sia nel capoluogo sia nella frazione di Marina di Grosseto. In un caso la copertura in eternit è stata rimossa in altri due casi si è provveduto a rendere inerte il tetto, a incapsularlo, cioè è stato ricoperto con materiali adeguati previsti da la legge. Sì, ma in dieci anni un tetto si può anche polverizzare… Bonifazi. Non voglio minimizzare il problema, anzi invito i cittadini a mettersi in contatto con me attraverso i miei collaboratori. Sono disponibile a incontrarli per vedere meglio quali sono gli interventi che devono essere fatti. Quindi non voglio assolutamente minimizzare quello che è stato detto, voglio però anche tranquillizzare e naturalmente esortare anche le autorità nazionali affinché ci siano normative più precise come diceva l’onorevole Realacci. .  
   
 

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