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Notiziario Marketpress di Lunedì 18 Giugno 2007
 
   
  PERUGIA CAPITALE NELLA LOTTA AL TUMORE DEL RENE LA NUOVA FRONTIERA È LA TERAPIA COMBINATA NELLA CITTÀ UMBRA, 150 ESPERTI A CONFRONTO SUGLI APPROCCI PIÙ INNOVATIVI IL CENTRO ITALIANO COINVOLTO NEI PIÙ IMPORTANTI STUDI A LIVELLO MONDIALE, OLTRE 200 PERSONE CURATE NEGLI ULTIMI 24 MESI. LA MALATTIA COLPISCE CIRCA 8.500 ITALIANI L’ANNO

 
   
  Perugia, 18 giugno 2007 - Il tumore del rene oggi fa meno paura. I risultati presentati all’Asco 2007, il più importante congresso mondiale di oncologia che si è recentemente concluso a Chicago, confermano che i nuovi trattamenti antiangiogenici hanno modificato radicalmente la possibilità di controllo della malattia. E nuove speranze si attendono dagli studi che stanno esplorando la possibilità di utilizzare questi farmaci in combinazione. Ricerche che vedono l’Italia grande protagonista: Perugia è infatti considerata, a livello internazionale, una delle “capitali” per la cura di questa patologia “Negli ultimi due anni abbiamo assistito più di 200 pazienti con carcinoma renale avanzato e siamo coinvolti nei più importanti studi condotti a livello mondiale. Di alcuni siamo noi stessi i promotori” spiega il dr. Sergio Bracarda, Dirigente Medico di I livello dell’ Oncologia Medica dell’Ospedale regionale Santa Maria della Misericordia dell’Umbria e Presidente del Congresso “Approcci innovativi al trattamento del carcinoma renale avanzato”, svoltosi il 15 e 16 giugno a Perugia -. La nuova frontiera è studiare se è possibile utilizzare questi farmaci in maniera combinata, dal punto di vista della fattibilità, della tossicità e dei costi. Per questo si sta lavorando soprattutto su fattori predittivi alla risposta che, come è già avvenuto nel cancro della mammella, potrebbero rendere questo approccio più realistico e accessibile anche nella prospettiva di un’ oculata gestione delle risorse sanitarie, uno dei maggiori problemi con cui oggi l’oncologia più avanzata deve fare i conti”. Il Convegno, che vede coinvolti 150 esperti, è patrocinato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e presieduto, oltre che dal dr. Bracarda, dal dr. Lucio Crinò, Direttore dell’oncologia medica dell’ Azienda Ospedaliera di Perugia. I nuovi approcci combinati prevedono di utilizzare questi farmaci associati fra loro o con trattamenti preesistenti, per verificare se in questo modo aumentino le possibilità di guarigione. L’obiettivo è il controllo della malattia, che potrebbe poi tradursi, in una certa percentuale di pazienti in una remissione completa e stabile. “All’asco sono stati presentati alcuni studi preliminari di combinazione con tutti i nuovi agenti studiati da più tempo per questa patologia, bevacizumab, sorafenib e sunitinib, associati o meno ad interferone – continua Bracarda – Il nostro centro ha preso parte a tutte queste ricerche, i cui risultati, in termini di remissione completa e controllo di malattia sono molto incoraggianti. Inoltre, si sta studiando l’effetto dell’integrazione fra questi farmaci e tecniche chirurgiche e radioterapiche innovative. L’obiettivo è andare sempre più nella direzione di un approccio multidisciplinare. Grazie ai nuovi risultati ottenuti con questi farmaci si possono, ad esempio, rivalutare interventi come la chirurgia delle metastasi, che fino a poco tempo fa erano scelte dettate dalla mancanza di alternative e che invece oggi diventano programmabili, un valore aggiunto per il controllo globale della malattia”. Il tumore del rene rappresenta il 2-3% di tutte le neoplasie maligne. In Italia colpisce ogni anno circa 8. 500 persone. Si tratta di un tumore difficile da diagnosticare perchè spesso rimane silente, in particolare nelle prime fasi della malattia. Prevale nel sesso maschile (con un rapporto di 2 a 1) colpisce soprattutto le persone di età superiore a 60 anni. Questa neoplasia sembra verificarsi più frequentemente nelle aree urbane rispetto alle rurali, ma le cause non sono ancora spiegate. “Fortunatamente oggi il tumore del rene è un nemico meno temibile – conclude il dr. Bracarda -. Abbiamo a disposizione molte risorse e si cominciano, inoltre, ad intravedere aspetti differenziali fra i vari farmaci che consentiranno di stabilire in maniera più precisa e mirata quali siano le opzioni migliori per ciascun paziente”. .  
   
 

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