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Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Giugno 2007
 
   
  MILANO 2006: PIÙ IMPRESE, PIÙ LAVORO, PIÙ EXPORT E PIÙ RICCHEZZA…MA LE DISEGUAGLIANZE RIMANGONO

 
   
  Milano, 25 giugno 2007 - Milano e l’economia: un 2006 ricco di soddisfazioni. Prosegue la crescita del sistema imprenditoriale milanese: +1,4% nel numero di imprese attive (quasi il doppio del tasso nazionale). Volano soprattutto le imprese al femminile (+2,4%), ma anche le cooperative (+2,3%) e l’imprenditorialità etnica (+10,2%). Una Milano che conferma la sua vocazione internazionale: crescono le esportazioni di beni del 4,7% e quelle di servizi del 22,3%, verso soprattutto i Paesi dell’Asia (India: +21,2%; Cina: +14%) ed extraeuropei. Si conferma il numero di multinazionali milanesi (quasi mille, pari al 16,2% del tot. Nazionale) che danno lavoro a circa 254 mila dipendenti, di cui quasi 15 mila in Africa. Mentre la multinazionali a Milano raggiungono le 3 mila unità (pari al 41,7% del tot. Nazionale) occupando oltre 300 mila addetti. Positiva anche la dinamica congiunturale per la produzione industriale (+3%: due volte la crescita del 2005), per le vendite delle imprese commerciali (+1,3%: oltre il doppio del 2005) e per i servizi (+2,8% nel volume di affari: quattro volte il valore nazionale). Decisamente bene il mercato del lavoro: l’occupazione cresce dell’1,9% (ancora una volta le donne meglio degli uomini: +3,7%; agricoltura: +80%), la disoccupazione scende al 3,9%. Ad aumentare sono soprattutto le richieste di lavoro dipendente qualificato: sul totale delle assunzioni previste per il 2006, l’incidenza delle professioni a maggiore contenuto di conoscenza passa al 31,1% (30,7% nel 2005) e quella dei laureati al 19,6% (19,1% nel 2005). E se Milano è prima in Italia per numero di nuovi laureati, rispetto alla domanda delle imprese ci sono ancora troppi pochi ingegneri (per ogni laureato in ingegneria, la richiesta delle imprese è più che doppia) e laureati in economia gestionale (rapporto tra offerta e domanda di laureati: 0,7) mentre abbondano i laureati in scienze politiche e sociologia (per ogni domanda di lavoro ci sono 3,4 laureati), giuristi ed architetti. Anche in Europa la Milano dell’innovazione primeggia. Tra le grandi città europee è infatti al 4° posto sia per creatività scientifica (numero di articoli scientifici di autori residenti a Milano) che per attività innovativa (numero di domande di brevetto all’Epo). Milano è anche (sempre più) ricca: nel 2005 (ultimo dato disponibile) ha prodotto un reddito complessivo di oltre 137 mila milioni di euro (+1%), pari al 9,7% del Pil nazionale. Il reddito pro-capite dei milanesi ha così raggiunto i quasi 36 mila euro (+13 mila euro rispetto alla media italiana). Ma non mancano le disuguaglianze. Gli imprenditori e i liberi professionisti spendono mediamente il 70% in più di operai e pensionati. La classe degli “iperconsumisti” (spesa mensile di 4 mila e più euro) concentra da sola oltre il 27% della spesa totale pur rappresentando il 10% di tutte le famiglie milanesi, mentre nella fascia a minor consumo (spesa inferiore ai 1000 euro) ricade il 22,3% delle famiglie milanesi, che assorbe solo l’8% dei consumi totali. E così si scopre che il 15,3% delle famiglie milanesi presenta una spesa per consumi che la colloca al di sotto della soglia della “povertà relativa” (definita in rapporto al consumo medio pro-capite). Colpite soprattutto le famiglie di anziani, ma non mancano le famiglie povere (in senso relativo) anche tra impiegati e dirigenti (6,1%). Il buon 2006 si riflette anche nell’opinione degli imprenditori milanesi: il 60% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto dell’attuale situazione economica della sua impresa, mentre 3 imprenditori su 4 prevede che in 6 mesi la situazione migliorerà o al massimo rimarrà invariata. Le tasse, il costo del lavoro e il traffico gli ostacoli maggiori per le imprese. E tra le istituzioni, gli imprenditori milanesi hanno fiducia soprattutto nelle forze dell’ordine (l’82,8%), nel volontariato (76,2%) e nella Camera di Commercio (62,6%), mentre la fiducia per i sindacati, per i partiti politici e per il governo decisamente scarseggia (meno di un imprenditore su 5 si fida). Emerge dal rapporto annuale “Milano Produttiva”, a cura dell’Ufficio studi della Camera di Commercio, giunto alla 17° edizione, con un bilancio dell’economia di Milano e provincia nel 2006, e da una indagine su 400 imprese milanesi condotta dall’Unità indagini demoscopiche di Cedcamera. “Il sistema delle imprese - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - riparte, a Milano come nel resto d’Italia. E’ la risposta migliore a quanti, negli ultimi anni, parlavano di declino industriale, perdita di competitività, carenza di capacità innovativa dovuta al cosiddetto “nanismo” delle nostre imprese. La realtà, per fortuna, era ed è diversa. Il rapporto di quest’anno lo mostra chiaramente: crescono le imprese, i fatturati e la produzione, aumentano le esportazioni, diminuisce ancor di più la disoccupazione. In una fase storica che rilancia il protagonismo delle grandi città e aree metropolitane come attori guida dello sviluppo, Milano è allora chiamata a dispiegare e rafforzare il proprio ruolo di nodo della rete globale. Questa sfida può essere affrontata con successo facendo triangolazione tra i fattori di competitività di cui l’area milanese è dotata: apertura internazionale, spinta innovativa, qualità delle risorse umane. Perché l’innovazione non si fa più soltanto con le nuove tecnologie, ma anche, e soprattutto, proprio con la qualità delle risorse umane. E non è allora un caso che le imprese milanesi, grandi e piccole, chiedano ancor più laureati, più ingegneri elettronici, più esperti della ricerca e della progettazione, più economisti gestionali: in una parola, più lavoratori della conoscenza. In questo quadro, promuovere l’internazionalità del “sistema Milano” costituisce l’obiettivo strategico prioritario sul quale devono e possono convergere gli apporti di tutti gli attori pubblici e privati. La candidatura di Milano a Expo 2015 rappresenta la grande occasione per intraprendere con determinazione e successo questo percorso decisivo. Una opportunità che sono convinto rafforzerà in senso virtuoso anche l’intreccio tra sviluppo economico e coesione sociale. Perché crescita competitiva e coesione sociale non possono intraprendere traiettorie tra loro divergenti o contrapposte, pena il declino di tutta la città”. “Milano – ha dichiarato Pierandrea Chevallard, segretario generale della Camera di commercio di Milano - conferma il suo essere città laboratorio, città di frontiera, grazie alle capacità innovative del suo tessuto imprenditoriale costantemente in crescita. Il territorio milanese rappresenta la finestra italiana sul mondo, su sette multinazionali con sede in Italia, una sceglie la nostra città, mentre su cinque imprese italiane che investono all’estero una parla meneghino. E grazie alla sua cultura del fare Milano riesce a integrare la presenza straniera che continua a crescere e a dare il suo contributo al sistema produttivo crescendo del 10% in un solo anno ”. Tutti i dati della ricerca La dinamica congiunturale. Tutti gli indicatori volgono al bello. La produzione manifatturiera, trainata dalla domanda estera (+12,3%), fa segnare +3% (+1,6% nel 2005), mentre il fatturato totale cresce del 2,2% e gli ordini totali del 9,5%. La produzione registra in particolare il suo valore più elevato nella chimica (+3,6%) e negli alimentari (+4,2%), mentre il fatturato vola ancora nella chimica (+5,4%) e nelle pelli e calzature (+5,1%). Crescono anche le vendite del commercio al dettaglio (+1,3% contro il +0,5% del 2005 e lo 0,3% del dato nazionale) e il volume di affari del settore dei servizi (+2,8% rispetto al +0,1% del 2005 e al +0,7% a livello italiano). La dinamica dell’internazionalizzazione: import e export…. Nel 2006 si consolida la crescita internazionale dell’economia milanese con un aumento dell’export pari a +4,7%. Aumentano anche le importazioni (+13,2%). Le migliori performance esportative (con percentuali di aumento mediamente superiori al 10%) sono messe a punto dai settori a medio-alta tecnologia (meccanica: +12,7%, lavorazione dei metalli: +26,8%). Altrettanto positivo (+8,9%) è l’andamento del tessile e abbigliamento. In flessione invece la chimica (-9%) dopo anni di crescita. Le imprese milanesi guardano sempre più nei loro processi di internazionalizzazione commerciale verso l’Asia (variazioni export: +12,3%, import: +15,4%; in particolare: India +21,2% export e +30,4% import; Cina +14% export e +16,5% import) e i paesi extra-Ue (+9,7% export e +30,7% import). La Francia rimane il paese verso cui Milano esporta maggiormente (per un tot. Di 4,8 miliardi di euro) mentre la Germania quello da cui Milano importa di più (quasi 18 miliardi di euro). Bene anche l’interscambio dei servizi: le esportazioni crescono del 22,3% (in particolare, comunicazioni: +77% e servizi finanziari: +180%), mentre l’import cresce del 12,8%. …e la Milano multinazionale. Le multinazionali milanesi sono 936 (16,2% del tot. Nazionale rispetto al 17% del 2005), mentre sono 3. 429 le imprese estere partecipate (19,9% del tot. Italiano, stabile rispetto allo scorso anno), con circa 254mila dipendenti e un fatturato di 58,1 miliardi di euro. Tra i settori, si segnalano le partecipazioni estere nel settore della chimica e farmaceutica (152, pari al 45,5% del tot. Nazionale), nei prodotti elettrici ed elettronici (180, il 33,5% del tot. Italiano) e le costruzioni (385, pari al 40,6% italiano). Tra i mercati, le multinazionali milanesi si dirigono principalmente verso l’Unione Europea (il 45% del tot. ), ma anche verso l’Europa Centrale ed Orientale (11,2%) e Nord America (10,1%). Rispetto al 2001 la crescita più forte si è registrata nell’Africa settentrionale (+34%) e nell’Asia Orientale (+23,7%). Se consideriamo il numero di dipendenti delle imprese estere partecipate da quelle milanesi, si registra una forte crescita nell’Africa sia settentrionale (+13,1%) che sub-sahariana (+36,8%), per un totale di quasi 15 mila dipendenti. Sul versante della internazionalizzazione passiva, le imprese a partecipazione estera con sede a Milano sono 2. 958 (pari al 41,7% del tot. Nazionale), con poco meno di 324mila dipendenti (pari al 37,7% del dato italiano) e un fatturato di poco inferiore a 170 miliardi di euro (pari al 43,1% del dato nazionale). La dinamica imprenditoriale. Nel 2006 prosegue la crescita del sistema imprenditoriale milanese: +1,4% di imprese attive (di poco inferiore all’1,6% del 2005 ma superiore al +1,3% lombardo e soprattutto al +0,8% a livello nazionale) per un totale di 342. 766 imprese (+4. 756 unità). L’andamento positivo trova conferma anche nei dati relativi al primo trimestre 2007 (+0,1% rispetto allo stesso periodo del 2006). Gli andamenti settoriali sottolineano la crescita delle costruzioni (+4%), dei servizi (+2,3%; in particolare: attività immobiliari: +5%, ricerca e sviluppo: +4,9%, sanità e servizi sociali: +5,1%, poste e telecomunicazioni: +3,6%) e della produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (+2,6%). Sostanzialmente stabili il commercio al dettaglio e l’agricoltura. In discesa invece le attività manifatturiere (-1,1%), seppure in modo inferiore rispetto allo scorso anno. Cresce anche l’artigianato (+0,3% rispetto al –0,1% del 2005), mentre volano le imprese femminili, con un tasso di crescita del +2,4% (valore lombardo: +1,9%; nazionale: +1,3%). Oramai rappresentano 1 impresa milanese su 5 (il 20,2%: 69. 147 unità). Boom anche di cooperative: +2,3% in un anno (dato nazionale: +1,6%). Rappresentano l’1,9% delle imprese milanesi (6. 521 unità) e il 9,1% di tutte le cooperative italiane (e il 59% di quelle lombarde). Si conferma infine la tendenza al consolidamento organizzativo delle imprese, che sempre più scelgono la forma giuridica della società di capitale (+3,8%, superando per la prima volta il 20% del tot. Imprese milanesi), mentre le ditte individuale crescono dello 0,4% (46,3% del tot. Rispetto al 66,6% del dato italiano). L’imprenditorialità etnica. Continua, a ritmo sempre elevato, la crescita degli imprenditori immigrati (+10,2%). Si tratta complessivamente di 21. 538 imprese, delle quali ben 20. 138 (il 93,5%) sono di titolare con nazionalità extracomunitaria. Queste ultime rappresentano quasi il 13% del totale delle ditte individuali milanesi (contro la media nazionale del 7% circa). Le principali nazionalità sono l’egiziana (4. 302 imprese; 20% del tot. ), la cinese (13,1% del tot. ), la marocchina (8,2%), la rumena (6,4%) e la peruviana (4,7%). Nel corso del 2006, la crescita più forte si registra per l’India (+31,9%, 62 imprese in tot. ) ed Ecuador (+20,5%). I titolari sono soprattutto uomini, in particolare nel caso di origine araba, mentre tre le donne le più intraprendenti sono le cinesi (39,5%). Il 30,2% delle ditte con titolare extracomunitario esercita un’attività commerciale, il 30,6% é attiva nell’edilizia, il 10,7% opera nei trasporti e nelle telecomunicazioni, il 10,5% si occupa di servizi professionali alle imprese (tra cui rientrano i servizi di pulizia). Il mercato del lavoro. Anche il mercato del lavoro, analogamente all’andamento delle imprese, presenta nel 2006 una dinamica positiva (+1,9% degli occupati, +34 mila unità). Scende così ancora il tasso di disoccupazione milanese (3,9% rispetto al 4,2% del 2005 e al 6,8% nazionale). In particolare, l’occupazione femminile (+3,7 punti percentuali) cresce più nettamente di quella maschile (+0,6), mentre all’aumento degli occupati dipendenti (+3,2%) si accompagna la contrazione di quelli indipendenti (-2,1%). In termini settoriali, sono ancora una volta i servizi (+3,1%) a trainare la crescita dell’occupazione, assieme all’agricoltura (che ha quasi raddoppiato gli occupati: da 5 a 9 mila: +80%) mentre scendono gli addetti nell’industria (-7 mila unità). I contratti lavorativi a tempo determinato continuano a rappresentare la modalità di ingresso nel mercato del lavoro maggiormente diffusa (costituendo il 64% degli avviamenti), anche se in diminuzione del 2,3% rispetto al 2005. Aumenta la propensione delle imprese milanesi a richiedere lavoro dipendente qualificato: sul totale delle assunzioni previste, l’incidenza delle professioni a maggiore contenuto di conoscenza passa al 31,1% (rispetto al 30,7% nel 2005), quella dei laureati al 19,6% (19,1% nel 2005) e quella dei diplomati al 41% (37,3% nel 2005). Innovazione e capitale umano. Milano è prima in Italia per numero di nuovi laureati (34 mila) nonché per numeri di studenti che hanno conseguito un master o un dottorato di ricerca (5. 019). Nel corso di quasi 10 anni la quota di nuovi laureati in economia, statistica e sociologia è aumentata di oltre 6 punti (dal 16,9% del 1998 al 23,1% del 2005), mentre diminuiscono gli ingegneri, gli architetti e soprattutto i giuristi (dimezzati). Rimane ancora contenuto il numero di stranieri tra i nuovi laureati a Milano (1,4% del tot. Rispetto al 2,5% di Trieste e all’1,9% di Bologna). Milano primeggia anche in Europa: prima per densità di formazione superiore (quota di studenti universitari e post-universitari sulla popolazione residente tra i 15 e i 64 anni) tra le grandi città europee, con un valore pari a 18,8%. Londra si ferma a poco più del 5%, Bruxelles arriva all’11% e Francoforte al 10%. Milano è inoltre al 4° posto in Europa sia per la creatività scientifica (numero di articoli scientifici di autori residenti a Milano) con 72 articoli ogni 1. 000 abitanti (prima Amsterdam: 112 articoli) che per l’attività innovativa (numero di domande di brevetto all’Epo) con 2,9 domande ogni 1000 abitanti (prima Monaco con un valore pari a 13,6). Infine, se consideriamo l’innovation-index (che tiene insieme l’intensità dell’attività di scienza e tecnologia, la percentuale di capitale umano qualificato e il livello di imprenditorialità delle varie città) Milano si colloca in settima posizione tra le principali aree metropolitane europee, precedendo Roma e le altre città spagnole. Prima Monaco. Mercato del lavoro e laureati in Lombardia. Dei 43. 011 laureati richiesti dalle imprese milanesi per il 2007, il 28% della domanda totale si riferisce a contratti di lavoro a tempo indeterminato (che sale al 56,6% nelle grandi imprese), oltre il 40% a contratti di collaborazione esterna (l’80,7% per le micro-imprese), e il restante 30% ad altre forme di contratto di lavoro dipendente a termine. Rispetto alla domande delle imprese, tra i laureati lombardi ci sono troppi pochi ingegneri (l’offerta degli ingegneri elettronici è del 70% più bassa rispetto alla domanda delle imprese), ma anche pochi laureati nel campo economico gestionale (rapporto offerta/domanda: 0,7), chimici e farmaceutici (rapporto offerta/domanda: 0,5), psicologi (0,5) nonché medici e odontoiatrici (0,5). Tra le specializzazioni in cui invece l’offerta di laureati supera la domanda si segnalano le lauree politico-sociali (per ogni domanda di lavoro da parte delle imprese ci sono 3,4 laureati), i giuristi (rapporto offerta/domanda: 2,1), architettura (2,6), i laureati in lingue (1,5) e soprattutto i geologi (rapporto offerta/domanda: 4,2). Ricchezza… Milano nel 2005 (ultimo dato disponibile) ha prodotto un reddito complessivo di oltre 137 mila milioni di euro a valori correnti (+1% rispetto al 2004), pari al 9,7% del Pil nazionale e al 48% di quello regionale. Una crescita dovuta alla performance dei servizi (+1,6% di ricchezza prodotta), mentre l’industria registra una diminuzione dell’1,4%. Il reddito potenziale pro-capite dei milanesi ha raggiunto i quasi 36 mila euro, superiore al dato nazionale di 24 mila euro (solo Bolzano la supera). Il 34,5% delle famiglie milanesi spende al mese tra i mille e i due mila euro, il 10,3% spende più di 4 mila euro, mentre il 22,6% spende meno di mille euro. Gli imprenditori e i liberi professionisti spendono mediamente il 43,1% in più della spesa media, i lavorati in proprio il 25% in più, gli impiegati e i dirigenti il 31,3% in più. Al di sotto della spesa media gli operai (-18,4%), i pensionati (-20,7%) e le altre condizioni professionali (-34,3%). La classe degli “iperconsumisti” (spesa mensile di 4 mila e più euro) concentra da sola oltre il 27% della spesa totale pur rappresentando il 10% di tutte le famiglie milanesi. Nella fascia a minor consumo (spesa inferiore ai 1000 euro) ricade il 22,3% delle famiglie milanesi, che assorbe solo l’8% dei consumi totali. Gli operai spendono di più (rispetto alla media milanese) in alimentari (il 18,6% del tot. Delle loro spese), i pensionati in sanità (8,1%), gli impiegati e i dirigenti in altri beni e servizi (viaggi, cene, cura della persona: 19,2%), gli imprenditori in abbigliamento (6,4%) e i lavorato in proprio in arredamenti (10,6%). …e povertà. Il 15,3% delle famiglie milanesi presenta una spesa per consumi che le colloca al di sotto della soglia della “povertà relativa” (definita in rapporto al consumo medio pro-capite). L’incidenza della povertà relativa è massima nelle famiglie di anziani (65 anni e più: indice di povertà relativa pari a 18,3%), nelle famiglie con 4 componenti (24,1%), tra gli operai (23,2%) e tra le altre condizioni professionali (38,9%). Ma ci sono famiglie povere anche tra gli impiegati e dirigenti (6,1%), tra i lavoratori in proprio (10,7%) e perfino tra gli imprenditori e liberi professionisti (2,8%). L’opinione degli imprenditori. Il 60% degli imprenditori intervistati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto dell’attuale situazione economica della sua impresa, mentre 3 imprenditori su 4 (il 77,9%) prevede che in 6 mesi la situazione migliorerà o al massimo rimarrà invariata. E se il 64,9% ritiene l’Italia un Paese in declino industriale e il 48,7% considera la competitività delle imprese milanesi diminuita nel 2006, il 24,6% ritiene che nel prossimo anno la situazione migliorerà per le imprese milanesi sui mercati internazionali (il doppio di chi è invece pessimista al riguardo). Le difficoltà maggiori per l’impresa milanese sono rappresentate soprattutto dalle tasse (per l’89% degli intervistati), dal costo del lavoro (69,7%), dal costo delle aree e degli immobili (64,7%) e dal traffico (58,9%). Gli imprenditori milanesi si vedono soprattutto caratterizzati per l’amore per la propria azienda (95,1%), per l’attenzione al cliente (94,1%), per il dinamismo (87,7%) e per la capacità di sacrificio (85,6%). E se guardiamo la fiducia verso le istituzioni, gli imprenditori milanesi premiano soprattutto le forze dell’ordine (l’82,8% ha molta o abbastanza fiducia in loro), il volontariato (76,2%), l’Unione Europea (66,7%), la Camera di Commercio (62,6%) e l’Università (62,1%). Decisamente peggio va ai sindacati dei lavoratori (18,8%), al governo (17,2%), ai partiti politici (11,8%) e anche alle banche (34,9%). Per l’imprenditore milanese Milano è una città ideale per lavorare (per il 94,1% degli intervistati), è una città bella (80%) e multietnica (86,9%), ma anche una città inquinata (95,1%), una città poco sicura (solo il 34,8% considera Milano sicura) e una città poco ideale per viverci (solo per il 33,4% degli imprenditori milanesi Milano è infatti una città ideale per viverci).  
   
 

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