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Notiziario Marketpress di Lunedì 02 Luglio 2007
 
   
  TOSCANA: NUOVA FASE PER L’ECONOMIA

 
   
  Firenze, 2 luglio 2007 – La crescita del Pil toscano, già evidenziata da più parti, stimata costante anche per il 2007 ed in lieve calo per il 2008 (+1,5%), dovuto all’atteso rallentamento dell’economia Usa e ad un ulteriore rivalutazione dell’euro. Una ripresa, quella della nostra regione, trainata dal mercato internazionale, dalle esportazioni di beni e servizi, dalla spesa turistica e dagli investimenti. Una ripresa interessante soprattutto perché frutto di processi di ristrutturazione, affrontati da parte del sistema produttivo regionale per ritrovare competitività. Una ristrutturazione, fra il 2000 e il 2006, che ha condotto talvolta anche alla chiusura di imprese (nell’industria manifatturiera, il saldo netto fra iscrizioni e cessazioni ha determinato una diminuzione di quasi 2. 600 imprese) e al ridimensionamento di alcuni settori (tessile -3. 172, legno-mobili -814, concia-calzature -469, lavorazione minerali non metalliferi -288, oreficeria -103), ma che nel complesso non ha prodotto significativi ridimensionamenti del settore industriale. Infatti, al ridotto numero di imprese, non corrisponde un calo nelle unità locali (diminuite solo di 192 unità, pari al -0,2%), a testimonianza di un probabile processo di aggregazione (le imprese plurilocalizzate sono cresciute del 23,8% fra il 2000 e il 2005, le monolocalizzate sono diminuite del 5,5%) sempre evocato in passato come un obiettivo importante per l’economia della nostra regione; anche l’occupazione dell’industria mostra, nel complesso, una tenuta, evidenziando soprattutto miglioramenti nella qualità dei profili professionali richiesti dalle imprese. Per completare il quadro, al ridimensionamento dell’industria della moda e rafforzamento di quella meccanica (+729 imprese), è necessario aggiungere anche la crescita di presenze nel settore turistico (+7,6%), nonostante il calo della spesa pro capite giornaliera. Pur in presenza di ripresa, però, le difficoltà strutturali, che riguardano l’Italia così come la Toscana, non sono del tutto superate. Da un lato, infatti, gli oneri che derivano da un eccessivo debito pubblico rappresentano ancora una pesante zavorra per l’economia dell’intero paese. Gli effetti sulla Toscana di questo comportamento non sono dissimili da quelli del resto del paese, anche se la Toscana più di altre regioni è specializzata nella produzione di beni di consumo e quindi più sensibile alla evoluzione dei consumi nazionali e regionali. (il 36% del valore aggiunto del manifatturiero toscano riguarda beni di consumo, contro il 22% delle altre regioni del Nord Est italiano). Dall’altro lato la forte e addirittura crescente dipendenza dall’esterno attenua gli effetti moltiplicativi di una eventuale ripresa della domanda finale; il fatto che la Toscana, nonostante le profonde trasformazioni di questi anni, sia ancora molto orientata verso la produzione di beni di consumo tradizionali fa sì che quando i consumi toscani e nazionali crescono, nelle comunicazioni (soprattutto telefonia +6,2%), nell’elettronica, negli autoveicoli (+1,9%) gli effetti sull’economia regionale siano molto più modesti di quelli sulle importazioni. Infatti a fronte di un aumento della domanda finale nel complesso rilevante, l’aumento del Pil regionale è stato appena dell’1,7%; le importazioni sono invece aumentate del 4,9% dall’estero e del 2,3% dalle altre regioni. In altre parole oltre la metà dell’aumento della domanda finale -più precisamente il 54%- è andata ad alimentare nuove importazioni piuttosto che nuova produzione regionale. In sintesi una crescita modesta, quella attuale, ma che visti i deficit strutturali della nostra economia, deve considerarsi ugualmente un obiettivo importante specie se il processo di ristrutturazione avviato continuerà estendendosi magari anche ai settori ad oggi più marginalmente coinvolti. .  
   
 

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