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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Luglio 2007
 
   
  PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA DEL CNEL RELATIVA ALLA "ISITITUZIONE DELLE AGENZIE TERRITORIALI PER L´ABITARE SOCIALE"

 
   
  Roma, 3 luglio 2007 - Si è tenuta il 25 giugno - alla presenza del Ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero - la presentazione della proposta di legge sull’”Istituzione di agenzie territoriali per l’abitare sociale”. Gli aspetti salienti dell’iniziativa del Cnel possono essere riepilogati nei seguenti punti. 1. L’esigenza di una adeguata risposta ai bisogni abitativi, crescenti e differenziati, delle fasce più deboli della popolazione è urgente e sta assumendo un carattere di vera e propria emergenza. E non si tratta solo di un problema di giustizia sociale, di ridurre il rischio di una loro esclusione dal contesto civile, ma anche di migliorare le condizioni per uno sviluppo armonico del Paese, aiutando la mobilità territoriale, costruendo processi concreti di integrazione, recuperando contenitori in via di abbandono ed elevando la qualità della vita all’interno dei quartieri delle nostre città. 2. L’insufficienza delle politiche pubbliche, la scarsità dell’offerta di alloggi in affitto e la rigidità del mercato, a fronte di una domanda più articolata del passato, causano una forte lievitazione dei canoni, determinando anche situazioni di sovraffollamento, di promiscuità, di degrado ma anche esclusione. 3. L’offerta, in Italia, di edilizia residenziale pubblica e, soprattutto, di alloggi privati in affitto a canoni accessibili anche ai bassi redditi è talmente inadeguata rispetto alle esigenze da non costituire nemmeno quella pur minima funzione calmieratrice che, in questo specifico e importante mercato, sarebbe indispensabile. 4. A livello europeo il coinvolgimento di società ed organismi non profit (associazioni di utenti, sindacati, rappresentanze sociali, imprese del settore, fondi pensione, assicurazioni, ecc. ) è stato molto ampio. Essi hanno concorso in modo notevole al processo di sviluppo e di riqualificazione del patrimonio abitativo, arricchendo il mercato dell’affitto a basso costo e contribuendo a rispondere alle necessità abitative delle fasce sociali basse ma solvibili. 5. L’italia potrebbe avere un’offerta di edilizia residenziale nel settore abitativo sociale pari a quella degli altri Paesi europei se, accanto ad interventi ed investimenti diretti, riuscisse a coinvolgere adeguatamente le risorse e le capacità organizzative private nella realizzazione di politiche pubbliche in materia di edilizia residenziale. 6. Il rilancio dell’iniziativa pubblica per sostenere progetti di abitare sociale è necessario, ma sappiamo che le difficoltà economiche del Paese e la situazione del bilancio dello Stato non consentono una risposta soddisfacente. Le numerose iniziative locali, attivate prevalentemente da Comuni, cooperative ed associazioni di volontariato, si sono rivelate utili, ma, per la carenza di risorse e di prospettive di sostegno alle politiche pubbliche, restano insufficienti rispetto ad una domanda molto ampia sul piano quantitativo e qualitativo, proveniente da situazioni molto diverse sul piano sociale. 7. Quelle del cd “privato-sociale” costituiscono, in ogni caso, buone prassi molto apprezzate sia per la qualità delle risposte fornite, sia per le possibilità di sviluppo ed evoluzione da esperienze ridotte ed isolate a modelli, ripetibili e sostenibili. Il Censis ha individuato 99 iniziative, attivate territorialmente, di cui 57 nel Nord, 29 nel Centro e 13 nel Mezzogiorno, volte ad affrontare l’inserimento abitativo di singoli e famiglie in condizioni sociali deboli. Iniziative ed esperienze che hanno prodotto risultati diversi, soprattutto sul piano quantitativo. Alcune sono state promosse e sono tuttora gestite dal solo soggetto pubblico ma la maggior parte si è sviluppata nell’ambito del privato sociale in collaborazione, sotto varie forme, principalmente con gli Enti Locali. L’agenzia qui delineata nasce a seguito di un lungo e attento monitoraggio territoriale, non è dunque pensata in via teorica ma sulla base di positive esperienze concrete, come: “Casa Amica” a Bergamo, “Fondazione La Casa” e “Coop. Nuovo Villaggio” a Padova, “Coop Dar Casa” a Milano, “Società per l’Affitto” a Forli e Cesena, “Nuovi Vicini” e “Vicini di Casa” in Friuli V. G. Ed altre, che dimostrano, con i risultati, che è possibile, sviluppando i loro aspetti più innovativi, moltiplicare le capacità di risposta al bisogno che le fasce deboli esprimono in termini di alloggi o posti letto in affitto temporaneo verso soluzioni abitative stabili. La condizione indispensabile perché ciò accada è quella di costruire un quadro normativo di riferimento che ne consenta la piena valorizzazione e diffusione nel Paese. 8. L’esperienza, in Italia e negli altri Paesi, dimostra che nessun soggetto, pubblico o privato che sia, è in grado, da solo, di garantire (per capacità organizzative, economiche e reputazione goduta) l’organicità d’intervento richiesta per: · mettere a valore un patrimonio edilizio spesso già sufficiente, ma inutilizzato e/o da convertire e/o ristrutturare; · produrre, conseguentemente, un’offerta abitativa in affitto, necessariamente differenziata, nella quale trovi una risposta idonea, oltre alla domanda sociale, anche quella proveniente da chi, pur non essendo considerato povero, non può pagare gli affitti del libero mercato. Per superare conflittualità, pregiudizi e costi sociali indiretti occorre, poi, ottenere il consenso necessario, perseguire con successo una azione culturale ampia e di lungo periodo, garantire una costante opera di informazione e di sensibilizzazione, conquistarsi un robusto “capitale fiduciario”. 9. Ciò ci richiama all’esigenza di operare sul piano normativo anche al fine di poter migliorare il quadro di operatività e le opportunità di intervento integrato dei soggetti, pubblici e privati orientati socialmente, disponibili e/o attivabili localmente per la realizzazione di alloggi sociali e altre strutture alloggiative, l’ampliamento degli strumenti disponibili per l’acquisto in proprietà differita o a riscatto e l´individuazione e la diffusione di nuovi modelli d´intervento in grado di accrescere l´offerta complessiva di abitazioni in godimento o in locazione temporanea e permanente a canoni calmierati. 10. In proposito, in attesa di una nuova organica politica della casa per il nostro Paese, il presente disegno di legge intende offrire una prima risposta. Al fine di alimentare il mercato dell’abitare sociale, viene istituito un Fondo nazionale sperimentale per sostenere, tramite le Regioni, la promozione, da parte di enti pubblici e/o privati, ed il consolidamento di Agenzie per l’abitare sociale con precise caratteristiche, a partire dalla natura di diritto privato e dall’esclusione di finalità di lucro. 11. L’obiettivo è: · incentivare l´individuazione e la diffusione di nuovi modelli d´intervento per mitigare il disagio abitativo, in grado di accrescere l´offerta complessiva di alloggi in godimento o in locazione temporanea e permanente a canoni calmierati, in particolare attraverso la promozione del recupero del patrimonio esistente pubblico e privato, la combinazione tra risorse di differente natura e provenienza e tra intervento immobiliare e opportuna azione di accompagnamento dell’utenza, lo sviluppo di un coordinamento e di una effettiva integrazione a livello territoriale tra partner pubblici e privati; · favorire la nascita, il rafforzamento ed il riconoscimento istituzionale di soggetti operatori senza finalità di lucro, che abbiano tra i loro fini l’incremento del patrimonio abitativo per l’affitto a canoni moderati, l’azione d’intermediazione e di gestione in campo immobiliare e l’offerta dei servizi di accompagnamento funzionali ai processi d’integrazione delle fasce deboli, introducendo e promuovendo, così, una sorta di “global service” nella realizzazione e fruizione del sistema alloggiativo e della filiera abitativa per le fasce deboli. 12. L’esperienza ha evidenziato che serve, in proposito, un nuovo, specifico soggetto giuridico, per garantire la necessaria continuità e combinazione di interventi, immobiliari e sociali, e degli investimenti richiesti, materiali ed immateriali. Tale organismo deve anche essere in grado di assicurare la gestione combinata del patrimonio abitativo e dei servizi di abitare sociale attraverso l’esercizio di un’attività professionale, e quindi non occasionale. Questa, oltre ai tradizionali servizi consolidati nel mercato immobiliare e delle manutenzioni ordinarie, comprende tutte le azioni utili per calmierarne i costi, per l’informazione ed educazione all’uso corretto dell’abitazione e per monitorare la qualità della convivenza e dei processi d’integrazione, lo stato di conservazione degli alloggi e la salvaguardia di standard abitativi dignitosi, anche attraverso la promozione dell’autogestione da parte dell’utenza. 13. L´agenzia proposta va, in altre parole, a coprire un vuoto, un anello mancante nell’intera filiera abitativa per le fasce deboli, che va completata sia con riferimento alle attività ed ai servizi necessari per affrontare in modo integrato le differenti forme e caratteristiche del disagio abitativo e sia in termini di effettiva accessibilità a tutte le componenti della domanda insoddisfatta di locazione a canoni moderati. Il target di riferimento per l’Agenzia è, allora, costituito soprattutto da quanti oggi, pur avendone titolo, non riescono ad accedere ad un alloggio di edilizia popolare ed a coloro che, pur avendo un reddito, non sono in grado di sostenere i costi di locazione richiesti dal libero mercato. Non ci può essere competizione, ma solo collaborazione, con gli ex Iacp e con gli altri soggetti che già operano in campo abitativo a favore delle fasce deboli, perché non si tratta di sovrapporre ruoli, funzioni, competenze ed operatività – che non vengono intaccati - ma di creare i presupposti stabili per integrarli al fine di massimizzarne l’efficacia e l’efficienza in termini di risposte ai fabbisogni abitativi insoddisfatti. .  
   
 

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