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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Giugno 2006
 
   
  CENSIS: LA SEGMENTAZIONE DEI CETI PROFESSIONALI NELL´IMMOBILITÀ SOCIALE ATTRAGGONO LE LOGICHE DI CETO

 
   
  Roma, 19 giugno 2006 - L’immobilismo e la vischiosità che caratterizza l’attuale struttura sociale produce una nuova, ma non inedita, attrazione verso le logiche di ceto. Finita l’illusione dell’imborghesimento di massa, come processo di omologazione di consumi e stili di vita più che come reale crescita verso l’alto, le dinamiche corporative hanno ripreso il sopravvento e il rinserrarsi nelle identità di ceto diventa l’elemento di distinzione in una società in cui si è affievolita la spinta alla mobilità verticale, vero motore del cambiamento sociale. Solo il 6,2% degli occupati ha manifestato intenzione di cambiare il proprio lavoro e, tra questi, solo l’1,1% si è attivato per migliorare la propria condizione professionale, o per cercare un lavoro più qualificato; la maggior parte, pur in una prospettiva “verticale”, ha pensato soprattutto ad un miglioramento di carattere economico: il 2,4% vuole cambiare lavoro per guadagnare di più; l’1,8% cerca un altro lavoro per tutelarsi rispetto all’ipotesi di perdere quello attuale e lo 0,7% per motivi che prescindono da considerazioni di ordine professionale. E’ forte la sensazione che l’immobilismo in cui è incagliato il Paese generi una domanda crescente di ceto, che è di protezione e di identità al tempo stesso. C’è qualcosa che va oltre la legittimazione sociale o il riconoscimento di diritti d’esclusiva di mercato, nell’affanno con cui gruppi professionali affollato i luoghi della rappresentanza, politica e professionale, alla ricerca di identità in questi ultimi anni; dal 2004 ad oggi, il numero delle associazioni non regolamentate aderenti al Colap, l’organo collettore delle principali associazioni professionali italiane, è passato da 146 a 163, con una crescita dell’11,6%; nelle ultime due legislature, sono state presentate diverse proposte di legge per l’istituzione di quattro nuovi Ordini professionali (informatici, stenotipisti, traduttori ed interpreti, doppiatori cinematografici) e più di 70 per l’istituzione di 42 nuovi Albi professionali. In una società in cui l’immobilismo paralizza le classi e rende ostici i processi di ascesa sociale, l’unica dimensione di mobilità che si va affermando nel Paese è appunto quella di ceto. Le cronache dell’ultimo anno, l’intensa campagna elettorale, hanno mostrato in sostanza agli italiani una storia fatta di ceti e dai ceti, in una complessa rappresentazione di dinamiche, in cui gli italiani si sono immedesimati e per molti versi riconosciuti: individuando nel ceto, l’orizzonte di riferimento delle loro aspettative di ascesa e crescita sociale. Tra chi sale e chi scende, non è possibile ignorare il crescente prestigio e la forza che tre ceti sono andati consolidando in questi ultimi anni: i politici, i magistrati e i giornalisti; il cui intreccio con il potere, per alcuni intrinseco, per altri derivato, è diventato ancora più stretto. E’ emblematica da questo punto di vista la fotografia resa dalle ultime elezioni politiche di aprile, che presenta l’immagine di un Parlamento fatto innanzitutto di molti più veterani rispetto al precedente. I neoeletti alla camera sono il 38,7% contro il 52,5% del 2001; al senato il 33,6% contro il 58,7% della precedente legislatura. Sotto il profilo “professionale” si registra, in entrambi i rami un significativo consolidamento dei funzionari di partito, alla Camera passano dal 9,4% al 21,4%, e dei giornalisti, dall’8,2% al 10,9%, a scapito di ceti che solo fino a cinque anni prima contavano su un peso ben diverso: imprenditori, che scendono dal 16,2% al 4,9%, docenti universitari, dal 15,7% al 13,3% alla Camera, ma al Senato la diminuzione è ancora più marcata, pubblici dirigenti e funzionari, dal 9,2% al 5,1%, avvocati, medici e altri professionisti che riducono di oltre un terzo la loro presenza. Questi sono alcuni dei principali risultati del lavoro di ricerca “La segmentazione dei ceti professionali” realizzato nell’ambito dell’iniziativa Un mese di sociale “Un’italia articolata per ceti”, che sono stati presentati al Censis da Ester Dini, ricercatrice, Giuseppe Roma, direttore generale, e da Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis. .  
   
 

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