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Notiziario Marketpress di
Giovedì 12 Luglio 2007 |
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ESPERTI SCOPRONO CHE LA SUPERFICIE DELLE STELLE È INQUINATA DA DETRITI PLANETARI
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Bruxelles, 12 luglio 2007 - La composizione chimica delle stelle dotate di un sistema planetario ha persuaso gli astronomi del fatto che i detriti planetari che cadono sullo strato esterno della stella, in una stella nana producono un effetto distinguibile; nel caso della stella gigante, invece, secondo gli esperti, questo inquinamento verrebbe diluito e mescolato al suo interno. Secondo gli astronomi dell´Osservatorio europeo australe (Eso), le stelle nane rivelano sovente una ricchezza di ferro sulla loro superficie, a differenza delle stelle giganti. «È un po´ come il tiramisù o il cappuccino», ha affermato Luca Pasquini dell´Eso, coautore del documento che presenta questi risultati. «Il cacao è solo in superficie!» In seguito alla scoperta del primo esoplaneta (così chiamato perché orbita intorno a una stella diversa dal Sole), gli astronomi hanno stabilito che i pianeti si trovano intorno a stelle ricche di ferro. Pertanto, le stelle dotate di pianeti hanno in media una concentrazione di metalli doppia rispetto alle loro controparti prive di un sistema planetario. A questo punto è sorta spontanea la domanda: questa ricchezza di metalli accresce la formazione dei pianeti o è causata dalla presenza di pianeti? Secondo l´équipe, costituita da astronomi italiani e tedeschi, si tratta della classica domanda:«È nato prima l´uovo o la gallina?». Nel primo caso, le stelle sarebbero ricche di metalli fino al loro nucleo, mentre nel secondo caso, i detriti provenienti dal sistema planetario inquinerebbero la stella e soltanto i suoi strati esterni sarebbero colpiti da questo inquinamento. Quando osservano le stelle, gli astronomi vedono soltanto gli strati esterni e non possono essere sicuri che l´intera stella abbia la stessa composizione. Quando i detriti planetari cadono su una stella, il materiale resterebbe nelle parti esterne, inquinandole e lasciando tracce negli spettri. L´équipe di astronomi ha deciso di affrontare la questione esaminando un diverso tipo di stelle: le giganti rosse. Si tratta di stelle che hanno esaurito l´idrogeno nel loro nucleo e che per questo si sono gonfiate, diventando molto più grandi e più fredde. Lo stesso accadrà al Sole fra diversi miliardi di anni. Esaminando la distribuzione dei metalli in 14 stelle giganti dotate di sistema planetario, gli astronomi hanno scoperto che la loro distribuzione era alquanto differente da quelle normali con pianeti. «Abbiamo osservato che le stelle evolute non sono ricche di metalli, anche hanno pianeti», ha dichiarato il dott. Pasquini. «Pertanto, le anomalie riscontrate nelle stelle dotate di un sistema planetario sembrano scomparire quando le stelle invecchiano e si gonfiano!». Analizzando le varie possibilità, gli astronomi hanno concluso che la spiegazione più probabile è legata alla differenza nella struttura tra le giganti rosse e le stelle simili al Sole, ossia le diverse dimensioni della zona convettiva, la regione dove tutto il gas è completamente miscelato. Nel Sole, questa zona convettiva comprende solo il 2% della massa della stella, mentre nelle giganti rosse è vastissima e supera la massa di 35 volte. Il materiale inquinante sarebbe quindi 35 volte più diluito in una gigante rossa rispetto a una stella simile al Sole. «Sebbene l´interpretazione dei dati non sia chiara, la spiegazione più semplice è che le stelle simili al Sole risultano ricche di metalli a causa dell´inquinamento delle loro atmosfere», ha affermato Artie Hatzes, coautore della relazione. Per accedere alla relazione, visitare: http://arxiv. Org/abs/0707. 0788 . |
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