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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Luglio 2007
 
   
  NON SONO LE BIOENERGIE LA CAUSA DELL´ATTUALE AUMENTO DEL PREZZO DEI CEREALI. IL PRESIDENTE DELLA CONFAGRICOLTURA FEDERICO VECCHIONI ALL´ASSEMBLEA DI AGROENERGIA

 
   
  “L’attuale aumento dei prezzi dei cereali non è causato della maggiore domanda di materie prime per la trasformazione a scopi energetici”. Confagricoltura risponde agli allarmismi sempre più frequenti, dimostrando che le dinamiche di mercato in atto non sono riconducibili, almeno per ora, all’evoluzione della domanda di bioenergie. Le stime a livello mondiale di Ocse e Fao riconoscono che i prezzi reali dei cereali sono superiori alle previsioni dello scorso anno. Ma se c’è un effetto a lungo termine imputabile anche alle bioenergie, questa differenza è oggi dovuta essenzialmente ad altri fattori; dall’andamento climatico che ha ridotto le produzioni (in Australia sino al 50% di riduzione), alla riduzione degli stock cerealicoli. “L’aumento della domanda - ha spiegato il presidente Federico Vecchioni - all’assemblea di Agroenergia, la società costituita da Confagricoltura che riunisce i produttori di bioenergie - si è quindi confrontato con una minore offerta e le quotazioni ne hanno risentito”. In ogni caso, mette in evidenza l’Organizzazione agricola, il calo dell’offerta cerealicola nel 2006 (meno 60 milioni di tonnellate in Nord America, Europa ed Australia) è stato quasi quattro volte superiore alla maggiore domanda di cereali per la produzione di etanolo (17 milioni di tonnellate). Domanda che, peraltro, si è concentrata negli Stati Uniti e non ha certo interessato l’Europa, dove i cereali utilizzati per la produzione di bioetanolo rappresentano quantitativi marginali rispetto alla produzione cerealicola complessiva. Nel 2006, si sono attestati a poco più dell’1% della produzione. Le stime per il 2007 non vanno oltre il 2%. Ne consegue che l’effetto sulle quotazioni è del tutto trascurabile. In ogni caso, le tendenze di medio lungo termine mostrano un assestamento delle produzioni mondiali che torneranno in linea con la domanda, calmierando i prezzi. Sempre secondo le previsioni Ocse/fao, dal 2006 al 2016 i prezzi mondiali del frumento scenderanno da 204 a 183,2 dollari/t e quelli degli altri cereali da 140,4 a 138,2 dollari/t. Anche per quanto riguarda nello specifico la produzione di frumento duro in Italia, per il quale si lamentano quotazioni eccessive, le previsioni per il raccolto 2007 indicano un contenuto calo della produzione (-3%), comunque addebitabile essenzialmente all’andamento climatico (-2% delle rese per ettaro). “Un andamento che si colloca in un quadro generale da cui non emergono - sostiene Confagricoltura – correlazioni con le filiere della bioenergia, del tutto estranee alle dinamiche di mercato di questo comparto”. .  
   
 

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