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Notiziario Marketpress di
Martedì 04 Settembre 2007 |
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DOMUS DI SETTEMBRE IL BUNKER PER UBOOTE DI SAINT NAZAIRE DIVENTA SPAZIO PER LA MUSICA E L’ARTE CONTEMPORANEA
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Milano, 4 settembre 2007 1/ Nuovo spazio per l’arte nel bunker per sottomarini a Saint-nazaire in Francia. Domus racconta la rivitalizzazione di Saint-nazaire attraverso il progetto di riconversione di un ex bunker sottomarino, realizzato dal giovane studio franco-berlinese Lin, formato da Finn Geipel e Giulia Andi. Il progetto nasce dal programma di rivitalizzazione che la cittadina sull´estuario della Loira ha attivato a partire dal 1990. Grazie ad una strategia culturale proiettata verso la circolarità del riuso, tutti i progetti realizzati hanno trovato sede adeguata in edifici storici, opportunamente convertiti. Questa stessa strategia è stata utilizzata anche per l’ex bunker realizzato dalla Marina tedesca durante la seconda guerra mondiale come base dei suoi sottomarini, gli U-boote: un blocco di 480. 000 metri cubi di cemento, colati in un parallelepipedo di 299 m di lunghezza, 124 m di larghezza e 18 m di altezza. Lo studio Lin è intervenuto con un progetto sull’“Alvéole 14”, una delle celle doppie di ricovero per due sottomarini. Gli architetti hanno interpretato la memoria storica del luogo con consapevole rispetto, lavorando sull’enigmaticità attuale degli spazi e sulla semplicità della circolazione. Una larga promenade rettilinea, individuata da una regolare e leggera pioggia di luci sospese, distribuisce con silenziosa discrezione le ‘caverne’ di spesso cemento armato, rimaste brutalmente tali. In tanto rigore una preziosità: sul tetto è stata montata una cupola geodetica traslucida, prelevata dall’aeroporto berlinese di Tempelhof, che ospitava un radar ormai in disuso. Qui è diventata un think tank, un raccolto laboratorio sperimentale. Un segnale per la città, illuminato di notte, che qualcosa di nuovo nel bunker è avvenuto. 2/ Le impressioni di Toyo Ito sulla Tama Art University New Library da lui progettata. Il progetto della biblioteca della Tama Art University di Tokyo, è raccontato da domus attraverso le parole stesse dell’autore, Toyo Ito, e dei progettisti. L’interrogativo alla base del progetto era come fare di una istituzione altamente specializzata, quale una biblioteca, un luogo di aggregazione aperto a tutta la comunità E’ stato dunque creata a piano terra un’ampia galleria, aperta sui lati ‘che funzionasse come passaggio nevralgico per chiunque volesse attraversare il campus. Poi, per permettere al flusso di persone di penetrare liberamente nell’edificio e di essere visibile dall’esterno, è stata progettata una struttura composta da arcate posizionate in modo discontinuo, per dare così l’impressione che il piano inclinato e il giardino frontale proseguissero anche all’interno della biblioteca. Ne risulta uno spazio innovativo, animato spazialmente da linee di archi: è sufficiente attraversarle per restare coinvolti in un scambio di relazioni reciproche. 3/ Il Santo e l’Architetto: Bruder Klaus e Peter Zumthor per un’architettura universale per la meditazione. Stefano Casciani, vice direttore di domus, racconta il suo incontro con Peter Zumthor, l’architetto svizzero, che a Mechernich, in Germania, ha progettato la cappella votiva dedicata a St. Niklaus von Flüe (più conosciuto come Bruder Klaus): un edificio ex-voto per un agricoltore, diagnosticato con un mal di cuore che lo lascia, dopo tanti anni, ancora in vita. Come racconta Casciani ‘La cima della torre è aperta, così ci piove dentro, e l’acqua – dopo aver stagnato un po’ sul pavimento – defluisce lentamente, naturalmente. (…) Come una scultura molto grande, dove si può stare addirittura dentro, a pregare, o semplicemente a meditare, sull’esistenza propria o di Bruder Klaus: ovvero San Nicolao, santo patrono della Svizzera, contadino e soldato, che combatte da ufficiale nelle guerre vittoriose dei Confederati contro gli Asburgo, più o meno seicento anni fa. 3/ Aldo Ballo, l’immagine del design. Le fotografie di Aldo Ballo percorrono gli archivi di Domus, con 21 fotocolor e 213 stampe in bianco/nero. Alcune di queste immagini, accompagnate dal testo di Ettore Sottsass, compongono il ritratto che domus dedica al fotografo che ha inventato l’immagine del design italiano. ‘In quegli anni ’50 (…) – scrive Sottsass - la tecnologia americana, accompagnata da quella svizzera e poi tedesca, aveva invaso anche la zona della fotografia: la fotografia poteva, doveva, essere liscia, gradevole, splendente, assolutamente perfetta, doveva rappresentare la “realtà” come se la realtà fosse una verità, anzi fosse una verità comunque gradevole… In quegli anni il primo a capire, a impossessarsi di questo tipo di cultura della fotografia è stato senza dubbio Aldo Ballo. . |
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