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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Giugno 2006
 
   
  RAPPORTO ASSINFORM 2006 GLI INVESTIMENTI PUBBLICI IN IT (3.000 MILIONI DI €) INTERVENTO ING. ENNIO LUCARELLI (PRESIDENTE AITECH-ASSINFORM) (PRIMA PARTE)

 
   
   Roma, 21 giugno 2006 - Saluti ai relatori, alle autorità, ai docenti, ai giornalisti e ai tanti appassionati/interessati di nuove tecnologie e di Ict, che ogni anno partecipano numerosi alla presentazione del Rapporto Assinform, ai manager ed ai colleghi imprenditori ospiti e associati; questa occasione rappresenta l´assemblea del settore. Quest´anno le presenze sono molto importanti e numerosissime. Abbiamo avuto oltre 1500 fra conferme ed adesioni on line; siamo certi che sono molti di più quelli che, nelle prossime settimane, scaricheranno i documenti disponibili sul nostro sito e navigheranno sul sito dedicato al Rapporto Assinform, in cui pubblicheremo anche gli abstract degli interventi di organizzatori ed ospiti. E´ la prima volta che il Rapporto "Assinform" viene presentato dopo la fusione fra Anasin ed Assinform, che ha fatto nascere in casa Confindustria la grande associazione d´Information Technology, resa ancor più autorevole dall´adesione nelle sue fila di tutte le principali aziende It italiane ed internazionali. Grazie al Ministro Luigi Nicolais e al Sottosegretario di Stato Beatrice Magnolfi, all´Assessore alla semplificazione amministrativa del Comune di Roma Mariella Gramaglia, ai politici ed alle autorità che con la loro presenza confermano il loro impegno per la modernizzazione del Paese e la loro convinzione nella leva dell´Ict per raggiungerla. Per la prima volta presentiamo il Rapporto in contemporanea a Roma e Milano per sottolineare un´alleanza fra le due città, che auspicavamo da tempo, che abbiamo proposto in questa occasione, e che i due Sindaci Veltroni e Moratti hanno avviato proprio nei giorni scorsi sull´importantissimo tema della candidatura unica dell´Italia alle olimpiadi 2016. Che circostanza fortunata. Grazie, siamo convinti che questa loro decisione sarà particolarmente importante per l´Italia, per le due regioni e per I´information Technology italiana, che trova in Roma e Milano, per ragioni diverse, un habitat di sviluppo particolarmente favorevole. Introduzione La conoscenza che l´Associazione ha maturato del suo settore, le tante testimonianze degli imprenditori, che partecipano allo sviluppo dell´It in Italia ed all´estero e lo studio dei Rapporti degli ultimi anni fino al 2006 ed i commenti ai dati che ne emergono, ci portano, in apertura, a sottolineare il fatto che il tessuto imprenditoriale e professionale italiano è assolutamente idoneo allo sviluppo delle attività informatiche e innovative. Non mancano, infatti, i talenti individuali, le capacità inventive e la creatività imprenditoriale, caratteristiche chiave per eccellere su questo terreno. Così come non mancano importanti esempi di produzioni di tecnologie, prodotti e servizi avanzati nei campi più disparati (Telefonia mobile, Spazio, Difesa, Sistemi di comando e controllo, Sicurezza, Contenuti digitali, Industrie, Banche e Terziario, Servizi ai cittadini), di scuole d´eccellenza, di progetti innovativi fra pubblico e privato, a cui va aggiunta la significativa presenza di tutti i grandi operatori internazionali dell´innovazione tecnologica. L´european Innovation Scoreboard relativo al 2005, (classifica annuale della Commissione Europea sullo stato dell´innovazione nei diversi paesi Ue), nonostante valuti l´Italia come uno dei paesi con la perfomance sull´innovazione più bassa nell´Europa a 15, collocandolo in dodicesima posizione, sottolinea non solo che le nostre migliori perfomance emergono nella creazione di conoscenza e nelle applicazioni dell´innovazione, ma che siamo un popolo vorace di tecnologie, con una grande fame d´innovazione, soprattutto le famiglie e gli utenti finali. Consumiamo a ritmi sostenuti prodotti e servizi innovativi, mentre la domanda in Ricerca & Sviluppo, sia pubblica che privata, è in crescita costante dal 1998, anche se a tassi non troppo elevati. Eppure il nostro paese si trova da tempo ai margini del processo internazionale di produzione e di sviluppo della tecnologia, in particolare dell´Information Technology (Prima sfide). L´italia pensa, ricerca, qualche volta inventa, ma poi si ferma. Non produce innovazione, compra e applica quella prodotta dagli altri. Il rosso costante della bilancia dei pagamenti dell´It ne è un testimonianza evidente. Nel 2005 il deficit è stato di 718 miliardi di euro, con un peggioramento del 38% rispetto all´anno precedente e sempre crescente negli ultimi 3 anni. L´italia è, dunque, un grande importatore di tecnologie e servizi informatici, con scarsa presenza sui mercati internazionali. Perché questo blocco, perché non andiamo avanti nel processo che dalle nuove idee porta fino ai prodotti e alle soluzioni innovative? E´ una domanda questa che non possiamo più permetterci di eludere, di fronte al nuovo ciclo di espansione dell´economia mondiale, ripartito proprio grazie all´uso intensivo dell´innovazione tecnologica. Ed è una domanda le cui risposte si trovano nelle enormi difficoltà: o a modernizzare il Paese - dalla Pubblica Amministrazione agli ordini professionali, dalle infrastrutture all´università, dalle imprese a tutto il sistema formativo; o a liberarlo dai mercati protetti e dai corporativismi, dalle rendite di posizione che indeboliscono le imprese e che rappresentano scorciatoie tentatrici per evitare di doversi confrontare con i mercati internazionali. La Domanda Il Rapporto Assinform bene evidenzia il fatto che oggi la domanda mondiale dell´Ict cresce a ritmi più sostenuti dell´economia mondiale e il suo motore (anche nelle stesse Tlc) è proprio 1´It (Seconda slide). Il nuovo ciclo di espansione è spinto da massicci investimenti in It, da parte delle imprese statunitensi e giapponesi alla ricerca di maggior competitività, da parte delle Pubbliche Amministrazioni dei paesi del nord Europa impegnate a migliorare i servizi al cittadino e le perfomance del welfare e, a ritmi ancor più accelerati, dalla corsa allo sviluppo dei paesi asiatici, con in prima fila Cina e India. Questi ultimi, oltre ad essere paesi fortemente consumatori di nuove tecnologie, stanno diventando sistemi economici leader nella produzione di tecnologie e servizi Ict. La stretta relazione fra investimenti in It e crescita del Pil è evidente. Al contrario in Italia la crescita dell´It è molto modesta ed abbiamo un Pil quasi fermo. Dopo un 2004 in sia pur lieve diminuzione (-0,4%), la nostra Information Technology ha registrato nel 2005 un lieve incremento dello 0,9%; il trend 2006 presenta un +1,2%: è qualcosa, ma è ancora troppo poco, a fronte di un mercato It che negli Usa cresce al ritmo del 5%, in Europa del 3,5% e in Cina siamo addirittura sull´ordine del 20%! Ecco cosa dice il Rapporto Assinform: l´Italia non si sviluppa e la sua economia non cresce, perché non innova, non investe in It, non chiede soluzioni a misura delle proprie imprese e pubbliche amministrazioni, a partire da ciò che di meglio si trova nell´offerta internazionale. Siamo agli ultimi posti mondiali per investimenti fissi, con un´area euro che nel 2005 ha visto salire i suoi investimenti del 2,1%, mentre i nostri sono precipitati a -0,6%. E la Commissione Europea incalza: scarsa qualità della formazione universitaria e della formazione continua, bassi livelli di cooperazione fra i soggetti interessati all´innovazione, difficoltà del venture capital e, soprattutto, i bassi livelli d´investimenti in It da parte delle imprese e della pubblica amministrazione, ben al di sotto della media europea, sono alla base della debolezza innovativa del nostro Paese. Ora ci troviamo di fronte a una paventata manovra di finanza pubblica tra i 20. 000 e i 40. 000 miliardi di euro, oltre alla possibile ascesa dei tassi d´interesse. Gli investimenti pubblici in It (3. 000 milioni di €) La spesa pubblica centrale (1. 650 milioni di €) Signor Ministro, avanti con una finanza pubblica del risparmio e del rigore, ma non si tagli sugli investimenti! Al contrario, la spesa pubblica per gli investimenti va potenziata il più possibile: è una spesa produttiva, generatripe di sviluppo, soprattutto quella in informatica e nelle soluzioni/applicazioni che facilitano la produttività e l´efficienza delle organizzazioni e dei servizi. Un approfondimento condotto dalla nostra Associazione evidenzia che siamo agli ultimi posti in Europa, con un rapporto tra spesa It della Pa e il Pii, che ci colloca in 15° posizione. A questo si aggiunge il fatto, grave, che, la Finanziaria 2006, sui capitoli relativi all´informatica nella Pubblica Amministrazione Centrale, prevede una netta diminuzione rispetto al 2005, che per le spese correnti è del 30 % e per gli investimenti il decremento è ancora maggiore, dell´ordine 39%. Già oggi la nostra Pa spende 51,3 euro in informatica per abitante, rispetto ai 147 euro spesi dall´amministrazione pubblica del Regno Unito per ogni suddito britannico, ai 96 euro dell´Olanda, agli 86 euro della Francia, ai 72 della Germania, ai 63 dell´Irlanda fino ai 56 euro spesi dalla Spagna (con un trend di crescita nel 2005 del 6%). Quale sarà la qualità delle procedure e servizi pubblici dopo un´ulteriore diminuzione dell´apporto tecnologico? Si capisce che è più semplice tagliare la spesa per investimenti che quella corrente, ma sappiamo tutti che è quest´ultima il maggior aggregato fuori controllo, quella dove il processo di razionalizzazione non è mai riuscito a incidere in modo significativo. Non solo la Pubblica Amministrazione italiana spende poco e male in tecnologie informatiche, ma la frammentazione e la duplicazione delle spese, il continuo ritardo che segna i tempi dei grandi progetti, l´incertezza sulle risorse destinate — cui si aggiunge il fenomeno endemico del grave ritardo nei tempi di pagamento delle commesse, con rischio di tagliare fuori le piccole e medie imprese dell´It, troppo "deboli" da un punto di vista finanziario - non consentono di valorizzare né in termini di qualità di risultati, né in termini di sviluppo tecnologico, l´impiego dei già scarsi fondi disponibili. La domanda pubblica locale (1. 350 milioni di €) ed il fenomeno crescente dell´in house, soprattutto a livello locale (650 milioni di €) Allo stesso tempo, come dato quasi paradossale, una parte sempre più rilevante della spesa pubblica in It è assorbita dalla stessa Pa. Una recente indagine di Aitech-assinform ha messo in evidenza come le aziende d´It a capitale pubblico con "contratti in house" arrivino oggi a coprire il 46% della domanda pubblica a livello locale e il 20% della domanda dell´Amministrazione Centrale. E´ questa la via per il risparmio e lo sviluppo? Quella, cioè, di destinare ingenti risorse pubbliche alla creazione di un consistente segmento di mercato protetto generato dal ricorso esponenziale all´affidamento in house a società pubbliche costituite ad hoc? Pur rendendoci conto delle diverse storie e condizioni che caratterizzano tali iniziative, crediamo di no. Sono molti gli autorevoli esponenti istituzionali, che già nel passato si sono impegnati con convinzione sul fronte delle liberalizzazioni e della concorrenza e che oggi ci confortano in questa convinzione: il Governatore Draghi, il Presidente Catricalà, il Presidente ed i ministri competenti sulla materia dell´attuale Governo, parte dell´opposizione politica. Questo nodo va sciolto. Non auspichiamo la creazione di barriere tra pubblico e privato, ma lo stabilirsi di un quadro di cooperazione basato sul disegno netto dei diversi ruoli, responsabilità e competenze. Ben speriamo, ma guarderemo ai risultati, come spesso afferma il Presidente Montezemolo, che oggi ci ospita. Signor Ministro, come Lei ben sa, la domanda pubblica qualificata di servizi innovativi rappresenta uno dei più importanti strumenti d´innovazione delle moderne economie. Essa, infatti, costituisce uno stimolo potente per lo sviluppo di un´offerta qualificata e competitiva che, data la difficile situazione della finanza pubblica, non andrebbe assolutamente sprecata come fattore di rilancio dell´economia italiana. .  
   
 

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