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Notiziario Marketpress di Martedì 25 Settembre 2007
 
   
  TUMORE AL SENO: EUROPA DONNA PRESENTA I RISULTATI DELLA PRIMA RICERCA SULLE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE, SOCIALI E PROFESSIONALI DOPO L’INTERVENTO. LA RICERCA È STATA REALIZZATA DA ASTRA RICERCHE CON LA COLLABORAZIONE DI NOVE ISTITUTI ONCOLOGICI ITALIANI.

 
   
  Milano, 25 settembre 2007 - In Italia si stima vivano oggi 300. 000 donne che hanno avuto nella loro storia di vita una diagnosi di tumore al seno. Grazie alla diagnosi precoce e a terapie avanzate, l’aspettativa di vita è sempre più lunga e di qualità, ma non esistevano ad oggi dati che potessero documentare la realtà sul fronte psicologico, sociale e professionale. Europa Donna, impegnata in prima linea per promuovere la sensibilizzazione e la diffusione di informazioni sul tumore al seno, ha affidato ad Astra Ricerche la prima indagine sulle conseguenze psicologiche, sociali e professionali del tumore al seno. La ricerca ha coinvolto oltre 500 donne operate al seno tra il 1980 e il 2006 presso nove centri oncologici aderenti all’iniziativa (in ordine alfabetico): 1. Azienda Ospedaliera di Padova; 2. Azienda Ospedaliera Sant’andrea di Roma; 3. Azienda Ospedaliera Sant’elia di Caltanissetta; 4. Centro per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze; 5. Istituto Europeo di Oncologia di Milano; 6. Istituto Nazionale Tumori Regina Elena – Irccs di Roma; 7. Istituto Tumori “Giovanni Paolo Ii” – Irccs Istituto Oncologico di Bari; 8. Ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì; 9. Presidio Ospedaliero Universitario di Sassari. Obiettivo fondamentale dell’indagine era quello di analizzare l’impatto sul lavoro delle donne operate al seno. A questo proposito, il 52% delle intervistate non ha segnalato alcuna modifica conseguente all’intervento, ma il 21% delle già lavoratrici ha visto peggiorare significativamente la sua condizione. All’opposto, un quarto delle donne che già lavoravano ha raccontato di passi avanti, o comunque di un trattamento cordiale. Ad una domanda diretta, il 65% risponde negando qualunque penalizzazione professionale, ma il 32% sostiene di averne sofferto. Discreta risulta la conoscenza specifica delle quattro facilitazioni per i lavoratori malati di tumore introdotte con la Legge Biagi; tuttavia, data anche la “gioventù” di tale legge, è risultato molto modesto l’utilizzo delle quattro norme suddette (tra il 2 e il 3%). L’indagine ha messo inoltre in luce i diversi aspetti dell’esperienza affrontata da queste donne, sia per quanto riguarda l’intervento in sé, che per quanto riguarda i sentimenti e l’impatto esistenziale, i rapporti personali e le abitudini di vita. I risultati evidenziano come, per la maggior parte delle intervistate, l’intervento abbia costituito “un’esperienza dura, ma che si può superare”. Tuttavia l’84% afferma che la temperie emotiva resta molto alta e intensa, anche a distanza di anni; molte donne affermano di dare importanza a valori diversi da prima, alle piccole cose, e di amare di più la vita. Una delle aree problematiche per le persone intervistate è quella delle relazioni con gli altri: in generale prevale la stabilità, ma non poche donne segnalano peggioramenti per quel che riguarda i rapporti col partner (11%), con i familiari sia conviventi (28%) che non (19%), con amici e colleghi (17%) o semplici conoscenti (12%). Per quanto riguarda le abitudini di vita, la ricerca ha prodotto risultati molto variegati; non sono quindi state individuate significative tendenze di massa, confermando che ogni esistenza è assolutamente unica e diversa dalle altre. In ultima analisi la ricerca stimola una riflessione sul significato più profondo di guarigione, che va oltre il superamento con successo di un intervento al seno abbracciando le relazioni affettive, il riconoscersi in una nuova immagine del corpo e del sé più profondo e, non da ultimo, nell’essere riconosciuta dalla società come un individuo con tutti i diritti previsti dalla carta costituzionale del nostro Paese e dalla nostra legislazione. Anche nel diritto al lavoro. . .  
   
 

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