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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Settembre 2007
 
   
  ISTITUTO EUROPEO DI TECNOLOGIA: PROMUOVERE L´INNOVAZIONE

 
   
   Bruxelles, 27 settembre 2007 - Il Parlamento europeo accoglie con favore la proposta di creare un Istituto europeo di tecnologia ma, ritenendo che l´innovazione debba essere il suo principale obiettivo, chiede di modificarne il nome in conseguenza. Nell´invitare il Consiglio a negoziare sulle fonti di finanziamento dell´Istituto, suggeriscono di avviare una fase pilota che si concentri sui grandi temi prioritari come il cambiamento climatico, la mobilità sostenibile, l´efficienza energetica. Approvando la relazione di Reino Paasilinna (Pse, Fi), il Parlamento accoglie con favore la proposta di creare un Istituto europeo di tecnologia, ma chiede che il suo nome venga cambiato in: Istituto europeo di innovazione e tecnologia. I deputati ritengono infatti che l´Europa abbia bisogna di maggiore innovazione per restare competitiva a livello mondiale e garantire la crescita dell´occupazione e il principale obiettivo dell´Istituto, pertanto, deve essere di contribuire alla capacità d´innovazione. Poiché l´Istituto «dovrebbe essere un fiore all´occhiello per l´innovazione e la ricerca europee», il Parlamento ritiene opportuno che la sua sede sia ubicata «nei pressi degli attuali centri europei di eccellenza e di prestigio accademico, onde beneficiare al meglio delle infrastrutture esistenti». Il punto più controverso riguarda il finanziamento. La dotazione di bilancio complessiva è stimata a 2,4 miliardi di euro per i primi sei anni, da finanziare con fondi pubblici e privati. I deputati concordano con la Commissione nel ritenere che il bilancio comunitario dovrà coprire 308,7 milioni di euro. Lo scorso 19 settembre, peraltro, la Commissione ha proposto una revisione delle prospettive finanziarie 2007-2013 al fine di garantire il finanziamento di Galileo e dell´Eit. E´ su questa base che saranno avviati negoziati tra il Parlamento e il Consiglio. Un emendamento precisa che i finanziamenti vanno reperiti, fra l´altro, tra i crediti non utilizzati dagli Stati membri o ricorrendo a prestiti della Banca europea per gli investimenti (Bei) e non sottraendo risorse ai programma comunitari, come proposto dalla Commissione. Anzi, il Parlamento chiede esplicitamente che nessun contributo sia fornito ai costi per la costituzione e/o amministrazione direttamente connessi con l´Iet o le Cci ("comunità delle conoscenze e dell´innovazione") da parte del Programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico, del Programma quadro per la competitività e l´innovazione e del Programma per l´apprendimento lungo tutto l´arco della vita. Per quanto riguarda la struttura, la proposta prevede un comitato direttivo incaricato di selezionare le Università, gli organismi di ricerca, le società e gli altri attori che andranno a costituire i partenariati chiamati "comunità delle conoscenze e dell´innovazione" (Cci). Contrariamente alla Commissione, i deputati sostengono che l´Iet e i Cci debbono essere autonomi sotto il profilo giuridico. Anche se questi ultimi disporranno di un´autonomia generale per definire la propria organizzazione interna e il loro metodo di lavoro, i deputati intendono fissare le norme basilari riguardo alla loro composizione. A loro parere, infatti, ogni Cci dovrebbe essere costituito da almeno tre organizzazioni partner situate in almeno due Stati membri diversi. Dovrebbe inoltre vedere la partecipazione di almeno un istituto di istruzione superiore e una società privata. Il Parlamento ha poi respinto l´idea che l´Iet potesse rilasciare propri diplomi e titoli. Propone invece che il logo dell´Istituto sia affiancato ai titoli attribuiti da Università che fanno parte dei Cci. D´altra parte, ritiene che, entro due anni dall´entrata in vigore del regolamento, sia necessario procedere mediante una «fase pilota», designando due o tre Cci, per valutare adeguatamente il funzionamento del progetto. Durante tale fase pilota, il comitato direttivo sceglierà Cci in settori che aiutano a far fronte alle sfide attuali e future, quali il cambiamento climatico, la mobilità sostenibile, l´efficienza energetica e la prossima generazione di tecnologie dell´informazione e della comunicazione. Dopo l´adozione della sua prima "Agenda strategica per l´innovazione" (Asi) - un nuovo elemento suggerito dai deputati - l´Iet potrà selezionare ulteriori Cci. L´agenda strategica per l´innovazione dovrà evidenziare i settori strategici a lungo termine dell´Iet nei settori di potenziale interesse fondamentale a livello economico e societario, suscettibili di generare il più elevato valore aggiunto in termini di innovazione a livello Ue. Una strategia più concreta e dettagliata dovrà essere elaborata nei programmi di lavoro triennali, consentendo all´Iet di rispondere agli sviluppi interni ed esterni nei settori della scienza, della tecnologia, dell´innovazione e di altri campi pertinenti. La prima Asi della durata di 7 anni dovrà essere elaborata entro il 31 dicembre 2011 e successivamente ogni 7 anni. Prima di procedere all´adozione della relazione, il Parlamento non aveva accolto la proposta avanzata dal gruppo Verde/ale di respingere la proposta della Commissione. Ha anche respinto un emendamento dello stesso gruppo che chiedeva di accollare al bilancio comunitario l´intero fabbisogno finanziario stimato per i primi sei anni di attività dell´Eit (2,367 miliardi di euro). Antefatti Nel febbraio 2003, il presidente Barroso ha esposto l’idea di creare un Istituto europeo di tecnologia (l’Iet), in occasione della revisione di metà percorso della strategia di Lisbona. L’iet deve essere considerato come un elemento di una strategia globale destinata a mobilitare la conoscenza e l’innovazione a favore della crescita e dell’occupazione. Sarebbe l’espressione concreta della volontà comunitaria di creare un ambiente propizio all’innovazione e all’eccellenza nell’Unione. Con l’Iet si intende incoraggiare e promuovere l’innovazione mediante attività strategiche transdisciplinari e interdisciplinari di ricerca e d’istruzione in settori che rivestono un interesse essenziale per l’economia e la società, nonché attraverso lo sfruttamento, a vantaggio dell’Ue, dei risultati della conoscenza generati in tal modo. L’istituto dovrebbe accogliere una “massa critica” di risorse umane e materiali in questi settori della conoscenza, attraendo e conservando gli investimenti del settore privato nell’innovazione, nell’istruzione e nella ricerca e sviluppo, nonché studenti a livello di master, dottorandi e ricercatori in qualunque fase della loro carriera e provenienti sia dal settore scientifico sia dal mondo delle imprese. .  
   
 

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