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Notiziario Marketpress di Venerdì 05 Ottobre 2007
 
   
  WORKSHOP TTI / BEL PAESE SÌ, ELASTICO NO: MANCANZA DI COMPETITIVITÀ SUL FRONTE TARIFFARIO, PECCA ORMAI ASSODATA DEL TURISMO ITALIANO

 
   
  La mancanza di competitività sul fronte tariffario è una pecca ormai assodata del turismo italiano. Con il sopraggiungere di nuovi bacini di clientela si avverte oggi in modo sempre più marcato la difficoltà del Paese nel rispondere a nuove e diverse istanze dei turisti internazionali. Lo dichiarano i tour operator internazionali che tra pochi giorni si ritroveranno a TTI, il workshop per la commercializzazione del Prodotto Italia, in programma a Rimini Fiera il 12 e 13 ottobre. Maggiore capacità di ascolto ed elasticità. E’ quanto chiedono agli operatori turistici del Bel Paese i buyer dei mercati emergenti che interverranno a TTI. Il viaggiatore indiano, che per una vacanza in Italia sborsa, a seconda della durata del soggiorno, dai 600 ai 1000 dollari, pretenderebbe ad esempio più attenzione per i menu. “La maggior parte degli indiani è vegetariana – fa notare Tarakeshwar Singh, direttore della Jet Setters di Calcutta – e questo con la cucina italiana costituisce spesso un problema. Altri due tratti caratteriali tipici dei viaggiatori dal subcontinente asiatico sono la ricerca di ambienti molto accoglienti sotto il profilo del rapporto umano e, ancora prima, l’imprevedibilità, che spesso li porta a cambiare improvvisamente l’ordine delle tappe di un itinerario magari meticolosamente tracciato con mesi di anticipo. Per soddisfarli è però necessario metterlo in conto e fare il possibile per accontentarlo”. Dall’altra parte del pianeta, un altro mercato in decisa ascesa come il Brasile (che in media lascia nel nostro Paese 250 euro al giorno per coppia di turisti), chiede invece più considerazione per le esigenze linguistiche dei viaggiatori. “L’Italia dovrebbe investire di più sul mercato brasiliano – suggerisce da Rio de Janeiro Mario Buratta, della Fit Tour - e lo dovrebbe fare in primo luogo offrendo guide che parlino portoghese. Inoltre, vorremmo poter proporre prodotti alternativi a quelli ormai sfruttati, e di gusto tipicamente italiano. Penso ad esempio a corsi di cucina in ville d’epoca oppure a corsi di design di moda o arredamento”. Dall’australiano George Bedirian, direttore generale vendite della General Travel Australia, basata a Sydney e specializzata in viaggi d’affari che dirottano nel nostro Paese turisti disposti a spendere fino a 600 dollari al giorno, giunge infine l’invito a “non trattare in modo uniforme le differenti culture anglosassoni. Il grande difetto di noi australiani – dice – è lamentarci per ogni minimo problema, di positivo abbiamo il forte e sincero interesse per la tradizione popolare italiana, che vorremmo vivere molto più da vicino”. .  
   
 

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