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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Ottobre 2007
 
   
  COLLAGE/COLLAGES DAL CUBISMO AL NEW DADA AL GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI TORINO

 
   
  Milano, 8 ottobre 2007 - Nell´ambito di un ciclo di progetti espositivi dedicati all´arte del Novecento, introdotto dalla mostra internazionale Metropolis. La città nell´immaginario delle avanguardie 1910-1920 che ha ottenuto un ampio consenso di visitatori e di critica proponendo un percorso filologicamente rigoroso, la Gam - Galleria Civica d´Arte Moderna e Contemporanea di Torino organizza una seconda esposizione dal titolo Collage/collages dal Cubismo al New Dada, a cura di Maria Mimita Lamberti – docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Torino – e Maria Grazia Messina – docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Firenze. Questa mostra vuole proporre al pubblico una lettura storica della tecnica del collage, nata dalla sperimentazione di Pablo Picasso e Georges Braque e largamente accettata dalle altre avanguardie, dai futuristi italiani ai dadaisti, come il mezzo più immediato e coerente per partecipare alle tensioni polemiche della contemporaneità. Partendo da questa premessa il percorso attraverserà la vicenda artistica del Xx secolo, dagli anni Dieci ai primi anni Sessanta, per verificare la fecondità e la tenuta espressiva di una tecnica in apparenza banale e fragile ma in realtà disponibile a sofisticate diffrazioni di significati: dalle provocazioni dada alle impertinenze surrealiste, fino alle contaminazioni linguistiche più recenti, su uno scenario progressivamente ampliato dall´Europa agli Stati Uniti. In mostra si presentano ai visitatori le molteplici applicazioni della tecnica del collage, seguite nella loro singolare evoluzione storica, ma aprendo a un´indagine trasversale, nel confronto diretto di opere di artisti differenti, grazie a una scelta resa possibile dalla collaborazione di collezionisti privati e grandi raccolte museali internazionali. Vi si svolge quindi un ragionamento non solo storico ma specificamente linguistico sul percorso e la molteplicità d’uso del collage, nato come sfida alla pittura, ma sviluppatosi in stretta coerenza con essa. Il sottotitolo dal Cubismo al New Dada ne ribadisce l’ampio arco cronologico, testimoniato dalle più di 160 opere in mostra, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. Il catalogo, edito da Electa, in doppia versione (italiana e inglese), contiene saggi di Maria Mimita Lamberti, Maria Grazia Messina, Flavio Fergonzi, Alessandro Nigro, Federica Rovati. L’articolazione della mostra, accompagnata da appositi testi introduttivi in catalogo, è la seguente: Il collage. Una nuova tecnica e le sue varianti. L’invenzione del papier collé nel 1912 introdusse nel campo delle arti figurative un’ampia possibilità di prelievi dal quotidiano (i giornali, le carte da parati, il bricolage) che hanno via via coinvolto i diversi linguaggi delle avanguardie del Novecento. Le variazioni, tra ricerca di strutture, verifica del colore, gioco e allusioni alla cronaca e all’ambiente degli atelier, sono testimoniate dai due importanti lavori di Picasso (dal Museum Berggruen di Berlino e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia), Braque (un papier collé dall’Ulmer Museum di Ulm), tre Gris ( di collezione privata e dalla Fundació Telefónica di Madrid), due eleganti Severini degli anni parigini,e opere meno note di due pittrici, come Maria Blanchard e Juliette Roche. L’inserzione di elementi tridimensionali espliciti e la sperimentazione sui nuovi materiali che anticipano la pratica dell’assemblage emergono nelle due opere del russo Ivan Puni e nelle successive esperienze materiche del futurista Enrico Prampolini. Collage futuristi, e oltre. Nell’ampia antologica dei maggiori artisti italiani del futurismo, è dato riscontrare la centralità del collage nelle tangenze con l’arte popolare e primitiva, sostenute dal toscano Ardengo Soffici, da Carlo Carrà (in mostra con due capolavori: la Composizione con testa femminile del Museo di Stato Puškin di Mosca, Il fanciullo prodigio del Mart di Rovereto, e da Primo Conti. L’affinità con la poesia futurista di Marinetti introduce gli elementi tipografici e narrativi delle tavole parolibere (ancora Carrà e Baldessari), mentre il dinamismo strutturale interessa le costruzioni di Balla e le figure urbane di Mario Sironi (Il ciclista e L’arlecchino, non presentato al pubblico da più di un quarantennio). Rari ma significativi della svolta metafisica la Natura morta isterica di Filippo de Pisis e il suggestivo montaggio del collage di Alberto Savinio. Il Collage tra le due guerre: da Dada verso l’astrazione Della forza eversiva del collage, evidente nel dramma politico della Germania, testimoniano le provocazioni dadaiste di Max Ernst, Hannah Höch, George Grosz e Otto Dix, anche se il nucleo centrale della sezione è incentrato su Kurt Schwitters, undici collage tra i quali Merz 1 B, Bild mit Rotem Kreuz della Deutsche Bank Art Collection di Francoforte e il frottage a lui dedicato da Paul Klee “C” für Kurt Schwitters. Varie le esperienze costruttive (fra gli altri i due Arp, Hans e Sophie, e Alberto Magnelli) a confermare la doppia anima del collage, tra decorazione e astrazione. Montaggi onirici . Attingendo alla scoperta freudiana dell’inconscio i protagonisti del surrealismo adottano il collage come utilizzo di fonti iconografiche e letterarie, tali da suggerire allo spettatore nuovi, inediti e spiazzanti significati. Le opere di Breton, ma anche di Prevert, Penrose, Hugnet, Eileen Agar o ancora Mirò e Ernst stimolano nello spettatore echi di inquietudini e sofisticati giochi linguistici. Accanto alle edizioni dei romanzi-collage La Femme 100 têtes e Rêve d’une petite fille qui voulut entrer au Carmel di Ernst, l’area del surrealismo cecoslovacco sviluppa con originalità questi temi, dal raro romanzo di Nezval, ai collage di Karel Teige, alle innovazioni tecniche e ricche di sorprese di Jiri Kolař, recentemente scomparso. Le tempere ritagliate e “Jazz” di Henri Matisse Matisse negli ultimi anni di vita si dedicò a una nuova tecnica, il ritaglio e il montaggio di carte appositamente dipinte a tempera, con un’energia sorprendente e rinnovata originalità: nel 1947 il successo del portfolio Jazz, edito dall’amico Tériade, divulgò nel pubblico degli intenditori quella che lo stesso artista definiva la sua resurrezione alla vita. Il Collage nel secondo dopoguerra Gli aspetti propriamente operativi della tecnica del collage sono quelli che ora più coinvolgono gli artisti. Il gesto dello strappare appare altrettanto rilevante del combinare e incollare, nell’intensa valenza espressiva conferita a emergenze emotive nelle opere informali di Appel, Jorn, Vedova, o degli americani Motherwell e Kline. A questi si affianca una forte rappresentanza dei décollagiste, Villeglé, Hains, Rotella, i cui manifesti lacerati documentano un paesaggio urbano segnato da un carattere caotico ed effimero. Su un altro versante, l’attenzione si concentra sui materiali del collage, fatti ora emergere, nel loro stato grezzo, come protagonisti dell’opera, nella vitale complessità dei processi di manipolazione cui vengono sottoposti: i consunti sacchi ricuciti di Burri, gli assemblage di carte improntate da detriti organici di Dubuffet, il combine Memorandum of Bids di Rauschenberg –palinsesto sedimentato di ritagli, stoffe, scorie della quotidianità– sono realtà che si fa pittura, quanto, in precedenza, era stata la pittura a simulare la realtà. La mostra documenta infine una vivace convergenza di ricerche neodadaiste in Italia nei secondi anni cinquanta, che accomuna, in una ripresa sperimentale della tecnica del collage, opere di grande impatto visivo di Scialoja e Afro, di Capogrossi, Turcato, Tancredi, o di Baj e Scarpitta. Agli inizi degli anni sessanta, le opere concettuali di Piero Manzoni e Giulio Paolini, come anche dell’americano Ron Kitaj, suggeriscono inedite risorse di riflessione metalinguistica, ma segnano anche l’esaurirsi di questa pratica, che sarà soppiantata dagli assemblage di merci e dagli environment urbani della Pop Art. Www. Gamtorino. It e www. Fondazionetorinomusei. It .  
   
 

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