CIA, ACCELERARE L’ITER DEL MARCHIO CARNI E PRODOTTI TRASFORMATI LUCANI
“L’inchiesta sulle carni bovine che ha coinvolto anche alcuni (sia pure pochissimi) allevatori lucani è l’ennesima testimonianza della necessità di procedere rapidamente all’istituzione di un marchio delle carni bovine lucane, che garantisca e tuteli consumatori e allevatori”. E’ il commento di Luciano Sileo, responsabile dell’Ufficio zootecnia della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Basilicata. “Siamo sempre più convinti che – afferma Sileo - insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-supermercati rappresenti una garanzia in più per i consumatori e un vantaggio in più per gli allevatori che spuntano ancora prezzi bassi rispetto ai costi sempre crescenti in stalla. Dobbiamo perciò riprendere l’iniziativa avviata negli anni passati dalle associazioni professionali degli allevatori per riaprire un tavolo tecnico regionale su questo tema, facendo tesoro dell’esperienza positiva realizzata dagli allevatori di suini e dalle aziende di trasformazione dell’area Picerno-melandro. Di qui l’esigenza, come sta avvenendo per i salumi, di pervenire ad un “paniere” di prodotti lucani tipici trasformati con un marchio di d’origine protetta regionale che tra l’altro ha una regolamentazione comunitaria più semplice di quella prevista per dop e docg”. Il dirigente della Cia ha sottolineato inoltre che “strettamente collegata al marchio delle carni lucani è la proposta di patto tra allevatori-produttori di latte e aziende di trasformazione del latte per la costuzione della filiera lucana lattiero-casearia. Nell’arco di 10 anni le aziende zootecniche sono passate da 2. 500 a 1. 040 (dati campagna 2006/2007), mentre la capacità produttiva è cresciuta: la Basilicata è l’unica regione meridionale che ha aumentato i diritti a produrre (quote latte); la produzione è aumentata di circa 100. 000 quintali”. .