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Notiziario Marketpress di Venerdì 23 Giugno 2006
 
   
  FRIULI VENEZIA GIULIA / I VINI FRIULANI E LE OTTO ZONE A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA: LAMBITE DAL MARE LE DOC FRIULI-AQUILEIA, FRIULI-LATISANA, FRIULI - ANNIA; IN PIANURA LE DOC FRIULI - GRAVE E ISONZO; IN COLLINA LE DOC COLLIO E COLLI ORIENTALI DEL FRIULI; NELL’ENTROTERRA TRIESTINO, LA DOC CARSO

 
   
  Friuli Venezia Giulia: una terra e un clima particolari e fortunati, dove la vite ha trovato il suo habitat ideale e viene coltivata da tempo immemorabile. Otto sono oggi le zone a Denominazione di Origine Controllata, dalle quali provengono alcuni fra i più eccellenti vini italiani, che ben si sposano con le particolarità della gastronomia locale. Lambite dal mare sono le Doc Friuli-Aquileia, Friuli-Latisana, Friuli - Annia; in pianura si trovano le Doc Friuli - Grave e Isonzo; in collina le Doc Collio e Colli Orientali del Friuli (dove si trova anche la pregiatissima DOCG Ramandolo, unica in regione). Infine, nell’entroterra triestino, la Doc Carso. Pur nella loro diversità, tutte queste zone sono particolarmente votate alla viticoltura, che in Friuli Venezia Giulia ha radici antichissime, dal momento che la vite vi era coltivata fin di tempi dei Romani. “Disposti sono gli alberi ad uguali distanze ed accoppiate sono le viti tra loro, formando un quadro giulivo, tanto da sembrare quelle terre adorne di corone frondeggianti” narra lo storico greco Erodiano e da parte sua Plinio il Vecchio racconta che il vino prodotto nell’agro di Aquileia, il Pucinum, era apprezzato anche alla corte del divo Augusto. Sua convinta sostenitrice era la seconda moglie dell’imperatore, Livia (arrivata felicemente alla veneranda età di 86 anni), che lo considerava un vero e proprio toccasana per la salute. Da questi vigneti provengono profumati bianchi e robusti rossi, che hanno le loro gemme in una eccezionale gamma di vini autoctoni. Portabandiera dei bianchi è il Tocai friulano, secco e vellutato al gusto, di colore giallo paglierino e dall’aroma floreale e fruttato, che rappresenta per i friulani il vino per ogni occasione, il protagonista del rito del tajut, ovvero l’immancabile aperitivo che li vede radunati, per scambiare due chiacchiere, verso mezzogiorno e sul far della sera nelle osterie di paesi e città. Per l’occasione, il calice di Tocai è di rigore accompagnato da formaggi e salumi, primi fra tutti Montasio e San Daniele. Ma il Tocai, per la sua moderata acidità, si sposa egregiamente anche con i primi piatti, i formaggi freschi, le zuppe, le frittate, le carni bianche, che hanno nell’oca uno dei prodotti più tradizionali. Altri vini bianchi autoctoni sono la Ribolla gialla, coltivata fin dal ’300 sulle colline di Rosazzo, la Malvasia istriana, ideale per accompagnare il pesce e i frutti di mare, e la Vitoska, ottima rappresentante della viticoltura del Carso, eccellente come aperitivo. Infine i bianchi dolci, perla dell’enologia friulana: il Picolit (un tempo vino da re che allietava le mense imperiali e ora vino da meditazione da degustare al termine del pasto sorso a sorso come un cognac) e il Verduzzo friulano, con le cui uve viene prodotto anche il Ramandolo, unica DOCG regionale. Tra i rossi, l’autoctonono più diffuso è il Refosco dal peduncolo rosso, a cui si affianca lo Schiopettino, altrettanto vigoroso e adatto all’affinamento in legno e al lungo invecchiamento in bottiglia. Assolutamente unici sono il Terrano (il vino-simbolo del Carso), il Pignolo e il Tazzelenghe, caratterizzati da una forte carica tanninica e da alta acidità, ideali per accompagnare i sapori forti della cucina popolare regionale, bolliti, selvaggina. Agli autoctoni si affiancano grandi vini d’origine internazionale, le cui viti si sono perfettamente ambientate da decenni in regione e oggi ne costituiscono piena espressione del terroir: i Pinot grigio, bianco e nero, lo Chardonnay, il Merlot, i Cabernet franc e sauvignon, i bianchi aromatici Sauvignon, Traminer aromatico, Riesling renano, Riesling italico, Müller Thurgau, Moscato giallo, Moscato rosa. Per assaporare i vini, conoscerne la storia, acquistarli direttamente dai produttori ci si può rivolgere alle circa 120 cantine aderenti al Movimento Turismo del Vino, che fa dell’accoglienza in cantina uno dei suoi portabandiera e organizza ogni anno l’ultima domenica di maggio Cantine Aperte. Tipiche della regione sono le frasche dei piccoli produttori (così chiamate nel Friuli centro-occidentale per i rami frondosi usati come insegna) che servono il vino nuovo sfuso, direttamente dalla cantina di famiglia, assieme a formaggio e affettati. Stessa antica tradizione (risalente al periodo dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria) nelle private in provincia di Gorizia e nelle osmizze sull’altopiano carsico. Ai suoi vini la regione dedica una serie di affollate e popolari Feste del vino che, soprattutto verso la tarda primavera, animano i principali luoghi di produzione. GRAPPE E DISTILLATI – Il Friuli Venezia Giulia è una regione nota non solo per i suoi vini, ma anche per i suoi distillati e le sue grappe. Da prodotto di scarto nella produzione del vino a distillato nobile e vellutato per fine pasto, la grappa vive una meritata notorietà grazie a sapienti produttori che ne hanno valorizzato gli aromi e nobilitato le lavorazioni tradizionali. Www. Turismo. Fvg. It .  
   
 

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