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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Ottobre 2007
 
   
  NEL DELTA DEL PO IL PIÙ GRANDE IMPIANTO AD ENERGIA SOLARE DEL MONDO ?

 
   
   Venezia, 15 ottobre 2007 - Renato Chisso Assessore agli investimenti strategici Regione del Veneto sostiene che: “Una bella canzone di Gaber diceva che la realtà è un uccello senza memoria, e devi immaginare da che parte va, sennò lo perdi di vista. Ecco, la proposta di realizzare nel Delta del Po il più grande impianto ad energia solare del mondo mi ricorda quel cacciatore che non tiene conto di questo e non riesce mai a colpire il volatile, cioè la realtà. Intendiamoci, è un’idea affascinante, rispetto alla quale però dobbiamo chiederci, onestamente, cosa possa pesare nell’ambito del bilancio energetico nazionale e se ha senso situarla in uno dei più grandi parchi naturali d’Italia. La mia impressione, malevola se si vuole, ma non credo sbagliata, è che questo argomento serva solo a coprire il vero nocciolo del problema attuale del Delta polesano e del futuro del Polesine stesso. Il quale nocciolo non è quello di una sostituzione della centrale con un altro tipo di centrale, sia pure ad energia rinnovabile, ma quello della conversione a carbone dell’ attuale stabilimento, in attesa di chiudere definitivamente l’impianto e restituire l’area al territorio, unitamente al problema se il Polesine diventerà nel suo complesso il maggior polo energetico nazionale. Per certi aspetti la proposta di Rifondazione mi richiama l’idea del “tubo” sotto Mestre alternativo al Passante, che tanti consensi aveva raccolto a livello locale perché “facile”, ma che non avrebbe risolto nessuno dei grandi problemi di traffico e di trasporto né dell’attuale tangenziale né dell’area centrale del Veneto. In questo caso il discorso si inserisce nel contesto della politica energetica nazionale: di quanta energia ha bisogno il nostro Paese per conservare la qualifica di nazione sviluppata e come intende approvvigionarsi? Da quanto leggo sulla stampa, una centrale ad energia solare, cioè a pannelli solari, della potenza teorica di 240 Mw richiederebbe 400 ettari di territorio (equivalenti a 520 campi da calcio), al centro del Parco del Delta, rispetto “a terre polesane disponibili per circa 180 mila ettari”. Se pensiamo che la potenza teorica dell’attuale centrale è di circa 11 volte tanto, porsi delle domande è quantomeno doveroso: ha senso occupare e denaturalizzare 400 ettari di territorio nel Delta del Po, oggi divenuto parco, per servire sì e no la popolazione residente?. E come si ricaveranno gli altri Mw che oggi vengono prodotti dalla centrale e che servono all’economia nazionale? Ecco, mi piacerebbe che qualcuno rispondesse a queste domande. L’idea del fotovoltaico, peraltro, ha un merito: allontana, almeno all’apparenza, la pericolosa ipotesi di una conversione a metano, che significherebbe mantenere in vita all’infinito la centrale con la pericolosa tentazione di reperire il combustibile con il facile sistema di qualche buco nel terreno, cosa già avvenuta in passato, le cui conseguenze il Delta, il Polesine e non solo, stanno ancora pagando e che come Regione abbiamo bloccato in accordo con tutte le istituzioni polesane. Continuo in ogni caso a chiedermi perchè nessuna delle proposte di cui finora si parla prenda atto che, nell’accordo sottoscritto tra Regione ed Enel per la conversione a carbone dell’attuale centrale, è inserita una data certa per la dismissione dell’impianto”. .  
   
 

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