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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Ottobre 2007
 
   
  L’INFERMIERA BULGARA KRISTIANA VALCHEVA: "SALVA DOPO ANNI DENSI DI SOFFERENZA" "LA SPERANZA È L´ULTIMA A MORIRE"

 
   
  Bruxelles, 15 ottobre 2007 - Gli eurodeputati hanno riservato un’accoglienza trionfale ai medici bulgari presenti ieri all’Europarlamento, liberi grazie all’intervento della comunità internazionale che li ha salvati in extremis dalla pena capitale. Le autorità libiche li avevano imprigionati nel 1999 e detenuti per otto anni, con l’accusa di aver deliberatamene infettato centinaia di bambini con il virus dell’Hiv. Questa la testimonianza di una di loro, Kristiana Valcheva. Ieri ha assistito alla sessione plenaria, dopo aver incontrato il Presidente del Parlamento europeo Hans-gert Pöttering. Di cosa avete parlato? “L’ho ringraziato per la solidarietà che l’Europa ci ha dimostrato”, ha esordito la Valcheva. “Il successo arriva quando la gente collabora… Mi ha raccontato come il Parlamento si è mosso e confermato la felicità di tutti per il lieto fine della vicenda. É importante ed emozionante per noi sapere che il Parlamento europeo si fa paladino per una moratoria internazionale contro la pena di morte. Noi eravamo e siamo innocenti - ci tiene a precisare l’infermiera bulgara – ma un regime dittatoriale con modi terroristici ci ha imprigionato per oltre otto anni e voleva toglierci la vita. " Il 10 ottobre è stata proclamata dal Consiglio d’Europa “Giornata contro la pena capitale” ed è il motivo della vostra presenza oggi. Qual è stato il ruolo dell’Unione europea nella vostra liberazione? "L’unione europea ha giocato un ruolo centrale - ammette la Valcheva – senza di essa non saremmo liberi oggi. Ho personalmente ringraziato Pöttering per tutti gli sforzi del Parlamento europeo, anche se debbo sottolineare che l’Unione europea ha reagito lentamente. In quei frangenti – ricorda – ogni giorno della nostra vita nelle prigioni libiche erano densi di sofferenza. Se qualcosa di simile si dovesse malauguratamente ripetere – continua – mi auguro si reagisca prima. In ogni modo, è meglio puntare sulla prevenzione". La scorsa settimana è uscito in Francia il suo libro "J´ai gardé la tête haute". Qual è il messaggio principale? "Che non importa quanto sia difficile, terribile, inevitabile o disperata la situazione, ma bisogna mantenere la fede e la speranza finché c’è vita. E a chi si trova in una situazione simile a quella che ho vissuto sulla mia pelle, dico semplicemente: “Non perdete la speranza!"" Cosa le ha dato speranza in quei momenti e come prosegue la sua vita oggi? “La speranza è l’ultima a morire – dichiara la Valcheva – sono un’ottimista, proprio come mia madre, donna orgogliosa e forte. Durante questi lunghi anni ho riposto la mia fede nella giustizia divina, grazie a essa sono riuscita ad andare avanti. Ora che sono libera, sono certa che la mia vita andrà bene. Sì, ho perso tante cose in questi anni, ma ora voglio recuperare il tempo perduto”, conclude. .  
   
 

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