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Notiziario Marketpress di Martedì 16 Ottobre 2007
 
   
  "CAPRICCI" VIRGILIO SAVONA - LUCIA MANNUCCI UN ALBUM DI INEDITI DELLA COPPIA CHE HA RINNOVATO LA MUSICA ITALIANA CON IL QUARTETTO CETRA

 
   
   Roma, 16 ottobre 2007 - C´erano i Cetra. Felice Chiusano, Tata Giacobetti, Lucia Mannucci e Virgilio Savona. Un gruppo che segnò per quarant´anni la scena della musica italiana. Leggera o meno, teatrale o melodica, popolare o colta. E questo in un mercato che, allora più di oggi, avrebbe potuto travolgere qualsiasi artista che non disponesse di grande personalità e di un grande progetto. E loro, avanti, senza mai sbagliare un colpo. A mietere consensi, credibilità e adorazione dall´Italia che, faticosamente, rialzava la testa dalla guerra e superava il dolore dell´emigrazione. Quale fu il segreto? A tanti anni di distanza questo disco, che Ala Bianca pubblica con la consueta passione, offre uno scorcio di verità sul fenomeno. Immaginiamo di essere ospiti a casa Savona, una sera e di sorprendere gli affabili coniugi che giocano a fare quello che hanno fatto per una vita e insieme: musica. E immaginiamo che, senza pressioni commerciali legate al marketing, nel corso di lunghe serate distribuite nel decennio tra il 1970 e il 1980, mettano in registrazione una quindicina di brani, come "canzoni fatte in casa", senza una precisa motivazione; senza lo sfarzo produttivo che qualsiasi loro idea musicale avrebbe legittimamente meritato. Invece no. Così, con la tastierina da "one man band" Virgilio Savona, musicista – compositore - pianista, oltre che riconosciuto operatore culturale della nostra storia recente e Lucia Mannucci, la voce più calda e inconfondibile per tante generazioni, persone stimate anche per il decoro esemplare, stridente per lo stile dei giorni nostri, ci introducono ai segreti della loro musica; all´essenza del valore che per loro, con gli inseparabili Tata Giacobetti e Felice Chiusano, ha voluto dire "fare musica", secondo una visione vicina al significato figurato che la traduzione inglese e francese riserva al verbo "suonare": ‘to play’ e ‘jouer’, sinonimi di "giocare". Infatti, con la stessa leggerezza del gioco, il risultato è un lezioso incastro di stili, una passeggiata tra i colori del loro sterminato mondo musicale: dalla canzone classica ("Un modo di cantare"), cui l´elettronica non intende fare alcun ‘lifting’, all’ironia tagliente, a volte cinica, nei testi di Cesare Mannucci ("Via Lattea", "Perdente", "Nove settimane e mezzo", per indicarne alcune) e di un sorprendente Mario De Luigi ("Senti, sentiamoci"), passando per il surrealismo, costruendo atmosfere vicine a Brassens, dove, su un semplice quattro quarti si allinea una metrica da ballata popolare, ma con un linguaggio forbito da cabaret ‘d’antan’ ("L’ammalato", con i testi del M° Marco Mojana). E ancora: canzoni ora eleganti e raffinate ("Donatella", "Gioco di colori"), ora amare ("Buenos Aires" e "Vuoti miraggi"), ora evocative del loro stile recitativo ("Duncan Gray" e "Bevi vino"), nelle entusiasmanti parodie cinematografiche che hanno segnato uno dei più alti momenti di televisione; oppure canzoni che, complice la tastiera, ci rimandano echi di sigle da Tv dei ragazzi ("I tre siamesi", "Il faro", "Piccola Carla"). Insomma, una nuvola di lievità, avvolta nel velluto ed in grado di entrare nel salotto-studio di casa, sorvola questa "stanza dei giochi" della canzone italiana di cui, generosamente, Lucia e Virgilio hanno lasciato aperta la porta, facendoci intravedere, in tempi in cui la musica ha smarrito la sua vocazione, il significato profondo e liberatorio, del "fare musica" per divertirsi (e divertirci), fino a vivere per essa. C’erano i Cetra, ma in questi "Capricci", (che si sarebbero potuti chiamare anche "scherzi"), almeno per gioco, ci sono ancora. Per sempre. .  
   
 

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