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Notiziario Marketpress di
Venerdì 19 Ottobre 2007 |
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19/21 OTTOBRE 2007 - APPIGNANO (MC) / “LEGUMINARIA”, ALLA RISCOPERTA DELLE PRODUZIONI DI QUALITÀ DA REINTRODURRE NEL MERCATO E NELLA GASTRONOMIA LOCALE
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Ceci, fagioli, lenticchie, cicerchia, roveja: piatti poveri della cucina marchigiana, dagli indiscutibili benefici nutritivi. A celebrarli ‘Leguminaria’, la manifestazione promossa dal Comune di Appignano e dalla Provincia di Macerata con la collaborazione della Regione Marche. Questa quinta edizione si è arricchita di contributi, suscitando nuovo interesse. Un’attenzione crescente che si abbina, quest’anno, a importanti novità, a cominciare dall’allestimento di osterie, mostre e spettacoli itineranti per le vie del centro storico, con un ricco programma di appuntamenti: musica, teatro, giochi popolari, lavorazione dell’argilla, antichi mestieri, complice la partecipazione attiva della Pro Loco, dei i Maestri Vasai e dell’Avis di Appignano. Un’edizione che porta a scoprire il valore dei piatti “poveri” della cucina marchigiana. In realtà si tratta di piatti molto sostanziosi, dagli indiscutibili benefici nutritivi. In passato si preparavano in abbondanza: quello che rimaneva si mangiava la mattina successiva a colazione, prima di andare a lavorare nei campi. Come altri piatti, anche questi venivano cotti nelle pigne di coccio, dal momento che il camino e il fuoco a legna erano l´unica fonte di calore. Il cibo così preparato aveva un sapore eccezionale, anche perché cuoceva molto lentamente e gli aromi non evaporavano. Ancora oggi Leguminaria propone i suoi piatti serviti nelle tradizionali pigne di terracotta realizzate dai Maestri Vasai di Appignano. LEGUMINARIA: I PRODOTTI – La roveja (Pisum Arvense), piccolo legume simile al pisello, era conosciuta più che altro come erba infestante. Usata nei secoli passati per sostenere l’alimentazione dei pastori insieme ad altri legumi poveri come lenticchie, cicerchie e fave, ora Leguminaria la rivaluta e la propone al pubblico come gustoso legume da assaggiare, con l’obiettivo di tutelare e far conoscere il prodotto, collocarlo sul mercato e coinvolgere altri coltivatori che al momento producono solo per autoconsumo. Questo pisello selvatico, dal seme di colore marroncino tendente al giallo, il cui sapore ricorda quello della fava e del cece, si consuma ancora, anche se sporadicamente, sul versante marchigiano degli Appennini. In tavola lo si può gustare con la pasta, come tutti gli altri legumi, ma anche macinato, ottenendo una polenta dal gusto marcato, tendente all’amarognolo. Nel corso della manifestazione, il suggestivo piccolo borgo maceratese proporrà anche diverse qualità di ceci, fagioli, lenticchie (di Castelluccio), serviti e degustati nelle tradizionali ciotole di terracotta che, ancora oggi, i Maestri Vasai di Appignano (che l’anno prossimo festeggiano il Cinquecentenario della loro attività) fabbricano artigianalmente, secondo un’antichissima arte che caratterizza questa zona fin dall’epoca Rinascimentale. LEGUMINARIA: LA RICERCA – I legumi diventano una vera e propria “opportunità da cogliere”, produzioni di qualità da reintrodurre nel mercato e nella gastronomia locale. La rassegna comprende un percorso di ricerca e di sperimentazione applicata, giunto al suo terzo anno, per l’individuazione, il recupero e il mantenimento in purezza degli ecotipi di fagiolo, cece e roveja originari di Appignano. In particolare, le specie oggetto dello studio sono il fagiolo “Cannellino” (Phaseolus vulgaris), il cece denominato “Quercia” (Cicer arietinum) e la roveja (Pisum arvense), da sempre apprezzati perché ritenute unici ed insostituibili per la preparazione di piatti tipici, ma da qualche tempo a forte rischio di erosione genetica. I motivi sono diversi: l’avvento di nuove e più competitive varietà, lo spopolamento delle zone rurali, la conservazione di queste specie affidata a pochi anziani agricoltori del posto con mezzi inadeguati a mantenere indenni le matrici genetiche della biodiversità. La ricerca, condotta dall’Istituto sperimentale per l’Orticoltura di Monsampolo del Tronto (Ap), fa parte di un più ampio progetto regionale di recupero e valorizzazione delle tipicità che si estende anche alla “fava” di Fratterosa (Pu), alla “cipolla” di Suasa (Pu), al “carciofo” di Montelupone (Mc), al “rafano” di Barchi (Pu), alle “patate” del Montefeltro, ed è sostenuta finanziariamente, oltre che dalla Regione Marche - assessorato all’Agricoltura, dai progetti Leader del territorio, dalle Province e dai Comuni interessati. Www. Leguminaria. It
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