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Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Ottobre 2007
 
   
  FINANZIARIA, MOIGE: “BONUS MAMME LAVORATRICI E’ UN NUOVO COLPO AI NUCLEI MONOREDDITO. COSI’ E’ DISCRIMINATA LA MADRE CHE NON LAVORA FUORI CASA”.

 
   
  Roma 24 ottobre 2997 - “Dalle promesse di 2. 500 euro annue per ogni figlio il Governo è arrivato a dare 150 euro alle sole donne lavoratrici, escludendo dal bonus le madri che per scelta, o per mancanza di concrete possibilità lavorative, si dedicano al lavoro di cura ed educazione dei figli. Questo bonus, così concepito, è un nuovo colpo alle famiglie monoreddito – dove a lavorare è pressoché sempre il padre – e si afferma un concetto inaccettabile: il lavoro domestico e di cura dei figli per questa società non vale nulla. Ci sarebbero, dunque, madri di serie A, che lavorano, affidando i figli ad altri, e che per questo sono incoraggiate e sostenute, e mamme di serie B, che non lavorano fuori casa, per scelta o per necessità, e che non meritano sostegni” Così la presidente del Moige – Movimento Italiano Genitori, Maria Rita Munizzi commenta l’emendamento alla Finanziaria, approvato, ieri che introdurrebbe una detrazione di 150 euro per le madri lavoratrici. “Accogliendo questo emendamento – prosegue la Munizzi - il Governo dimostra di voler proseguire su una strada tracciata da oltre 30 anni, quella di un fisco iniquo nei confronti delle famiglie, e in particolare di quelle numerose e monoreddito; un fisco che già 3 volte, a partire dal 1975, è stato tacciato di incostituzionalità dalla Corte Costituzionale”. “Bisogna dire ‘no’ a questo nuovo atto di discriminazione – conclude la Munizzi –; non si può accettare che un nucleo genitoriale venga discriminato nel suo diritto – costituzionalmente garantito – di ricevere aiuto e promozione in base al fatto che la madre lavori fuori oppure che lavori in casa. Bisogna finalmente affermare che la madre che cresce i suoi figli è una lavoratrice a tutti gli effetti, almeno al pari di una baby sitter che cresce i figli degli altri. Bisogna dire basta a questa abitudine di sminuire il lavoro di crescita dei figli, e con questo anche l’importanza sociale della maternità e della donna in quanto madre. Ci appelliamo a tutte le donne, in particolare alle parlamentari, affinché facciano tutto quanto in loro potere per fermare questa misura discriminatoria”. .  
   
 

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