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Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Ottobre 2007
 
   
  VERTICE DI LISBONA: L´EUROPA PUÒ GUARDARE AL FUTURO

 
   
   Bruxelles, 24 ottobre 2007 - Il Primo Ministro portoghese ha presentato all´Aula i risultati del Vertice sulla riforma dei trattati. Molti gruppi hanno salutato il successo della riunione che permetterà all´Ue di essere più democratica, più trasparente e più efficiente. Ma non hanno nascosto che avrebbero auspicato maggiore ambizione. Altri sono stati meno compiacenti o hanno chiesto di procedere a dei referendum per l´approvazione del nuovo Trattato. Diversi i commenti sul seggio supplementare attribuito all´Italia. Hans-gert Pöttering ha aperto il dibattito ringraziando la Presidenza portoghese per il grande impegno e il successo ottenuto a Lisbona con l´approvazione del nuovo trattato. Un grande successo «per tutti noi», ha precisato, che non sarebbe stato possibile senza il contributo del Parlamento europeo, che ha sempre posto tale argomento tra le sue priorità. E´ per questo, ha insistito, che «siamo noi i grandi vincitori». Ha poi ribadito «in maniera molto ufficiale» che il diritto di voto del Presidente «non è stato discusso dal Consiglio europeo», pertanto il Presidente del Parlamento europeo, durante il voto, eserciterà il suo diritto. Nessuno, ha concluso, potrà privarlo di questo diritto e il Consiglio europeo non lo ha fatto. Dichiarazione della Presidenza José Sócrates ha sottolineato che si è trattato della più rapida Cig della storia europea, dal 23 luglio al 18 settembre. Ha quindi affermato che l´Europa «aveva bisogno di un accordo rapido e l´ha avuto, aveva bisogno di segnale di fiducia e l´ha avuto, aveva bisogno di rivolgersi verso il futuro e vi è riuscita». Il segnale che l´Europa è capace di decidere rapidamente, anche quando si tratta di decisioni difficili. Ha quindi descritto come sono stati risolti i nodi che persistevano all´inizio del Vertice: la clausola di Ioannina, il numero di avvocati generali alla Corte di giustizia, la nomina dell´Alto Rappresentante per la politica estera, la delimitazione delle competenze tra Ue e Stati e membri e la questione legata alla composizione del Parlamento europeo. A questo proposito, ha spiegato che si è proceduto a un emendamento dell´articolo 9A del Trattato Ue prevedendo che il numero di deputati non possa essere superiore a 750, «più il Presidente», mantenendo la degressività proporzionale della sua rappresentazione. Questo emendamento, ha aggiunto, è corredato da due dichiarazioni. Una precisa che il seggio addizionale è attribuito all´Italia e l´altra garantisce che il Consiglio europeo darà il proprio accordo sulla composizione del Parlamento europeo, in funzione della proposta del Parlamento stesso. Il Consiglio, ha proseguito, ha così accettato i criteri proposti dal Parlamento e ha proceduto a un adattamento giudicato accettabile, «nell´ottica di adattare l´attuale quadro durante il periodo 2009-2014». Il trattato, ha poi affermato il Primo ministro, risolve la crisi del passato e «permette all´Europa di guardare al futuro»: ampliamento delle competenze legislative del Parlamento, ricorso alla maggioranza qualificata, nuova base giuridica per lo sviluppo della politica dell´immigrazione, migliore ripartizione delle competenze e rafforzamento del ruolo di controllo dei parlamenti nazionali. Particolarmente importante, ha sottolineato, è l´attribuzione di valenza giuridica vincolante alla Carta dei diritti fondamentali, che sarà proclamata dalle tre istituzioni il 12 dicembre. L´europa uscita dal Vertice, ha proseguito, «è più forte» per affrontare le sfide mondiali e svolgere un ruolo in ambito internazionale. Lancia inoltre «un segnale di fiducia alla nostra economia e a tutti i cittadini». Dichiarazione della Commissione José Manuel Barroso, sottolineando la cooperazione costruttiva del Presidente e dei rappresentanti del Parlamento europeo con la Commissione, ha enfatizzato il fatto che si tratta della prima volta in cui l´Europa, «non più divisa dalla cortina di ferro totalitaria», si accorda su un nuovo trattato. Con il consenso ottenuto a Lisbona, ha proseguito, «abbiamo sconfitto lo scetticismo e raggiunto gli obiettivi». Barroso ha in particolare apprezzato che le due condizioni non negoziabili poste dalla Commissione siano state rispettate: un progresso rispetto alla situazione attuale e il mantenimento delle competenze dell´Esecutivo comunitario e del metodo comunitario. Augurandosi un processo di ratificazione coronato di successo, ha concluso affermando che l´Unione ha bisogno di un nuovo trattato. Interventi in nome dei gruppi politici Dopo aver espresso la soddisfazione del suo gruppo per i risultati ottenuti, Joseph Daul (Ppe/de, Fr) ha affermato che finalmente l´Europa si è dotata degli «strumenti indispensabili per il suo funzionamento» e che l´accordo raggiunto a Lisbona «fornisce il segnale di una nuova dinamica europea». Ha quindi sottolineato l´importanza che questo trattato «sia la base di un progetto europeo fondato su una vera adesione dei cittadini». Le Istituzioni e gli Stati membri devono quindi impegnarsi «a dare corpo alle disposizioni del trattato che riguardano la via democratica dell´Unione» e fornire ai cittadini informazioni sul contenuto della Carta dei diritti fondamentali, che ne consacra i diritti essenziali. Devono inoltre spiegare loro chi sono gli eletti del Parlamento - che saranno 751 nel 2009 - e come lavorano. Ma anche cosa significa il voto a maggioranza qualificata, che diventerà la regola e che permetterà all´Europa di agire in nuovi campi quali la cooperazione giudiziaria e di polizia, la protezione dell´ambiente, la politica economica o l´immigrazione. A suo parere occorre poi spiegare ai partner internazionali che dal 1° gennaio 2009 il «loro interlocutore principale» sarà l´Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune e vicepresidente della Commissione europea così come il Presidente del Consiglio, eletto per due anni e mezzo, che faciliterà la coesione e il consenso in seno all´Unione europea. Plaudendo al nuovo trattato che permetterà all´Europa di passare dai dibattiti all´azione, ha chiesto di impegnarsi in riforme «profonde e necessarie» per lottare efficacemente contro la criminalità, le minacce terroristiche ed i cambiamenti climatici ed ha infine invitato i suoi colleghi ad essere all´altezza delle attese dei cittadini europei. Per Martin Schulz (Pse, De), l´Europa è di fronte a grandi sfide: il divario tra ricchi e poveri all´interno della Comunità e su scala mondiale ma anche la lotta ai cambiamenti climatici. Non si tratta di problematiche nuove, ma richiedono un´azione da parte dell´Unione europea. Si è quindi rallegrato per l´iniziativa della Presidenza portoghese di dare priorità alla situazione in Africa. Ha quindi sottolineato che, invece di scontrarsi dal 2001 sui temi costituzionali, il Parlamento avrebbe dovuto occuparsi di queste problematiche e che, mentre il Presidente Usa accenna a una potenziale terza guerra mondiale, al Parlamento si discute sul diritto di voto del suo Presidente. Si è pertanto chiesto «dov´è finito il nostro senso della proporzione». Rivolgendosi poi a quanti si lamentano che si tratta sempre della vecchia Costituzione, ha ricordato loro che il nuovo trattato è semplificato, ma rappresenta un progresso se comparato a quello di Nizza. In termini di democrazia e standard sociali ci permette di raccogliere le sfide future. Ha quindi concluso ricordando che il trattato «rende l´Europa più democratica, più efficiente e dotata delle Istituzioni che volevamo». Graham Watson (Alde/adle, Uk) si è rallegrato per i cambiamenti quali la normalizzazione della codecisione, che impedirà i veti al Consiglio e che, sottoponendo l´energia e la giustizia e gli affari interni allo scrutinio democratico, darà all´Unione la capacità di confrontarsi con le sfide della globalizzazione. Ha però affermato che «è un peccato che il trattato non sia più semplice da digerire» e che «la vera tragedia consiste nel fatto che non si è visto un solo leader nazionale tornare a casa sventolando la bandiera europea ma tutti inneggiavano agli opt-out, alle deroghe e alle eccezioni che deturpano il testo». Ha poi chiesto se è possibile convincere i cittadini senza essere entusiasti del risultato Trattato. Il leader liberaldemocratico ha quindi concluso che la trasparenza democratica della Convenzione era di gran lunga preferibile agli incontri segreti e agli accordi sottobanco di giovedì scorso, in quanto argomenti così sensibili non dovrebbero essere decisi con «comportamenti suicidi». Ha quindi brindato al trattato di Lisbona precisando che vedeva il bicchiere «mezzo vuoto» e augurandosi che «la rinnovata fiducia possa prendere il posto del cinismo». Brian Crowley (Uen, Ie) si è detto convinto che i rappresentanti eletti e i governi hanno il diritto di difendere i diritti dei loro popoli all´interno dell´Unione. A suo parere il Vertice di Lisbona è stato positivo in quanto prevede nuove aree d´intervento per l´Unione europea, specialmente in quei settori - quali l´ambiente, la globalizzazione, la ricerca e l´istruzione - cui si applicherà la codecisione. Permetterà inoltre alle istituzioni europee di reagire più rapidamente ai mutamenti mondiali. Monica Frassoni (Verdi/ale, It) ha anzitutto ricordato che il suo gruppo è sempre stato un convinto sostenitore della necessità impellente di una Costituzione europea, «di un testo breve, forte, espressione della democrazia europea e della coesione dei suoi popoli»; pur «con i suoi enormi difetti», il suo gruppo ha anche sostenuto il trattato costituzionale. Si è quindi augurata che «questa cosa confusa che oggi voi ci presentate, non chiamiamola trattato semplificato perché francamente fa un po´ ridere», venga ratificata «per poi poter passare alla fase successiva». Ha quindi sostenuto che il suo gruppo non parteciperà «alla glorificazione di questo risultato, che contiene soltanto dei passi indietro rispetto al trattato costituzionale!». Per fortuna «la Cig è stata breve», ha aggiunto, esprimendo dubbi su «quali altri capolavori di chiarezza . Ci avrebbero propinato» se fosse durata più a lungo. Ha quindi voluto «denunciare i responsabili di questa situazione», ritenuta «altamente insoddisfacente». Prima di tutto la Convenzione europea e il suo presidente, «che ha rifiutato sistematicamente di mettere per tempo all´ordine del giorno la rottura del dogma del veto sulle modifiche del trattato e oggi ne paga il prezzo con lo smantellamento sistematico del suo lavoro e l´oblio». In proposito ha anche rilevato che nessuno ha ricordato il lavoro della Convenzione. Poi i sostenitori proeuropei del non referendum, «che si ritrovano oggi con un pugno di mosche in mano: meno democrazia, più nazionalismo, più confusione». Il governo e il sistema mediatico britannico, «che con tutte le sue arie di pragmatismo e affidabilità, si sono in realtà piegati vergognosamente alle urla dei tabloid di Murdoch e – dopo aver contribuito a rendere la Carta dei diritti e il trattato costituzionale molto, ma molto peggio di quello che sarebbe potuto essere – sono riusciti oggi a far credere alla loro opinione pubblica che avere meno diritti, meno protezione, meno trasparenza, meno democrazia è una grande vittoria». Inoltre, lo stesso Parlamento e la Commissione, «che hanno deciso di tacere per due anni in attesa dell´iniziativa miracolosa della signora Merkel» e il Consiglio europeo e i governi «che hanno scelto di scippare il processo di riforma dei trattati all´opinione pubblica e ai parlamenti e di giocare la carta dell´ingarbugliamento e della confusione per salvare il salvabile». Nella fase delle ratifiche, ha ammonito, «i Verdi non mentiranno all´opinione pubblica»: il testo contiene degli elementi positivi, «ma è pieno di trappole e di bastoni fra le ruote». Ha quindi concluso sostenendo che il suo gruppo lavorerà affinché la ratifica e l´applicazione del nuovo trattato «non dimentichino che la strada verso un´Europa veramente libera, aperta e democratica non è finita e che questa è soltanto una piccola tappa neanche tanto gloriosa». Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) ha sottolineato che nella revisione del Trattato solo pochi argomenti sono sembrati «intoccabili», come l´economia di mercato aperta dove vi è la libera concorrenza, le emissioni della Banca centrale europea, gli orientamenti del Patto di stabilità, il rispetto della libertà di movimento dei capitali, la progressiva soppressione di tutto ciò che viene considerato una barriera agli scambi, la concentrazione del potere in seno alle Istituzioni, «inaccessibili ai cittadini». A suo parere, invece, è proprio su questi temi e sul rifiuto di dibatterne apertamente che si è sviluppata la crisi di fiducia dei cittadini verso l´Europa. Ha quindi lamentato il fatto che nella comunicazione della Commissione sulla Strategia di Lisbona è indicato che la sfida più grande dell´Unione è quella di spiegare ai cittadini cosa rappresenta l´Unione europea, escludendo a priori «il dibattito contraddittorio» e, a maggior ragione, il ricorso a referendum. Il problema del Consiglio europeo, ha spiegato, «è il popolo», ma senza il popolo non c´è un avvenire per una grande ambizione europea. Ha quindi concluso auspicando che un giorno si possa discutere francamente di questo tema. Nigel Paul Farage (Ind/dem, Uk) ha invitato a non essere troppo compiaciuti del vertice di Lisbona in quanto, per una volta, i parlamenti nazionali avranno la possibilità di pronunciarsi e vi è una vera probabilità che vi saranno più referendum. A suo parere, dopo aver trattato con disprezzo i referendum in Francia e Paesi Bassi, la Commissione e il Consiglio sono Euronazionalisti, «gente pericolosa che non di fermerà dinnanzi a niente». Il vertice di Lisbona, ha aggiunto, si è rivelato un enorme inganno, un tentativo di imporre agli europei una costituzione solamente cambiandole il nome ma con lo stesso contenuto. Ha quindi concluso affermando che è giunto il momento di ascoltare quello che la gente ha da dire e che non si può proseguire con questo progetto senza il sostegno dei cittadini. Interventi dei deputati italiani Luca Romagnoli (Its, It) ha notato come, sulla riforma del trattato, che comunque respinge, vi siano «vincitori e vinti». In merito alla nuova ripartizione dei seggi del nuovo Parlamento, ha poi osservato che sono cadute le riserve della Polonia e dell´Italia, ma la prima «vince altre e più importanti battaglie: ottiene l´opt-out dalla Carta dei diritti fondamentali, avrà un avvocato generale alla Corte di giustizia, vince sul meccanismo di Ioannina». Anche l´Austria, per il deputato, ottiene un successo con l´introduzione della possibilità di limitare l´accesso degli studenti stranieri alle università del paese. Ha poi sottolineato che «Romano Prodi, prima di entrare alla riunione, proclama che combatterà per non perdere la parità di sempre, ne esce con la perdita della parità con la Francia ma sventola, come vittoria, la riconquista di quella con l´Inghilterra e l´impegno di riconsiderare, dal 2014, la spartizione dei seggi tenendo conto della cittadinanza». Ma questo, osserva, «noi l´avevamo già ottenuto nell´ultima plenaria a Bruxelles». Quanto accettato «dall´ignavo governo Prodi», ha affermato, è un «tozzo di pane lanciato al cane sotto al tavolo, ritenendo che per il primo ministro italiano «circa tre milioni di europei con cittadinanza italiana sono meno europei dei pakistani, degli indiani, dei kenioti, che hanno la fortuna di lavorare e risiedere in Gran Bretagna o dei camerunensi in Francia, che come tali, pure extraeuropei, sono conteggiati per la ripartizione dei seggi». Ha quindi concluso che «nulla potevamo attenderci di meglio dal governo italiano, sostenuto da una sinistra beceramente comunista e da un sinistra-centro subdolo e ipocrita», vi sono così altri buoni motivi «per considerare non nostra l´Europa di questi trattati e per sperare di poter presto celebrare il De profundis sul ridicolo governo Prodi». Lapo Pistelli (Alde/adle, It) ha affermato che su un muro della metropolitana di Milano «c´era una scritta molto umoristica e amara, che diceva: "il futuro non è più quello di una volta", un po´ come le stagioni o il cibo». Ha quindi osservato che viviamo «in un tempo nel quale le giovani generazioni non sono più convinte che il futuro sia migliore come pensavano i loro genitori», così come spesso si sente dire che "l´Europa non è più quella di una volta". A suo parere, in Europa, sta crescendo «un pensiero sovranista, nazionalista, antieuropeo». Il risultato di Lisbona è invece «importante»: «più per la rapidità con la quale si è deciso, che è un bel segnale all´opinione pubblica, piuttosto che per il contenuto, troppi "opt-out", troppe clausole, ancora troppa complicazione». Adesso, ha aggiunto, Parlamento, Commissione e Consiglio hanno diciotto mesi «per recuperare davanti all´opinione pubblica la stagione di crisi che avevamo alle spalle». Ha quindi sottolineato che per la maggioranza del Parlamento l´Europa è «la soluzione alle paure della globalizzazione, non la causa», e «che siamo più forti» se insieme affrontiamo l´immigrazione, i cambiamenti climatici, l´innovazione e la ricerca. Adesso, ha concluso, «abbiamo diciotto mesi per convincere, prima delle elezioni europee, i 500 milioni di cittadini che vivono fuori da qui». Per Mario Borghezio (Uen, It), il vertice di Lisbona ha ottenuto un solo risultato: «quello di allontanare ancora di più i cittadini dell´Europa dall´Unione europea». Ha infatti «aumentato ulteriormente lo spazio per le lobby dei poteri tecnocratici, allontanando sempre di più la prospettiva per la quale noi combattiamo: quella dell´Europa dei popoli, delle regioni». Si è quindi chiesto dove sono in Parlamento i Corsi, i Valdostani, i Baschi, gli autonomisti Bretoni e gli Alsaziani. Sulla distribuzione dei seggi, il deputato ha affermato che «il nostro Paese - rappresentato da un premier bollito, Prodi - ha ceduto vergognosamente nei confronti della Francia». Ha poi sottolineato «l´evanescenza di questo premier» che a Lisbona «è sembrato "Alice nel paese delle meraviglie", totalmente spaesato e disinformato», e che «è stato escluso dalla dichiarazione congiunta di Francia, Germania e Regno Unito». Dichiarazione, ha precisato, con la quale «chiedono giustamente» all´Europa di agire «per evitare il ripetersi di turbolenze finanziarie». In proposito, ha ricordato che Prodi ha dichiarato di non avere idea di cosa fosse e a cosa servisse questa presa di posizione sul disordine finanziario. Forse, ha concluso, «l´ex consulente di Goldman Sachs e ex presidente della Commissione che si comporta spesso da ex consulente delle banche mondialiste, non intende occuparsi delle conseguenze molto gravi per le famiglie italiane e padane che non riescono a far fronte a fine mese». Alain Lamassoure (Ppe/de, Fr), come relatore sulla nuova composizione del Parlamento europeo, si è rallegrato dell´accordo al Consiglio sulla proposta votata dall´Assemblea. Il Consiglio, ha precisato, ha fatto propri la definizione di proporzionalità degressiva, la traduzione di questo principio in cifre, il ricorso ai dati Eurostat per valutare la popolazione da prendere in considerazione e la volontà di trovare un sistema più stabile nel 2009. Questo accordo al Consiglio è un accordo al «101%», ha aggiunto, visto che ha deciso di attribuire un seggio supplementare all´Italia «senza precisare peraltro la ragione». Ha quindi affermato che ciò lo ha portato a due considerazioni: in primo luogo che tutti i membri del Parlamento conserveranno il diritto di voto, «anche il Presidente e il 73° italiano», contrariamente a voci diffuse dalla stampa. Inoltre, ha osservato che il seggio aggiuntivo concesso all´Italia «deroga al principio della proporzionalità degressiva iscritto nel trattato e, pertanto, si dovrà vigilare affinché la decisione di applicazione dell´´articolo 9A sia inattaccabile davanti alla Corte di giustizia. Per tale ragione, ha concluso, i due relatori proporranno al Parlamento un progetto rivisto, tenendo conto della volontà del Consiglio europeo. .  
   
 

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