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Roma, 6 novembre 2007 – Il 97,8% delle imprese manifatturiere italiane ha meno di 50 addetti. E’ un primato dell’Italia nel contesto europeo, anche perché le imprese minori forniscono un apporto all’occupazione e alla creazione di ricchezza sensibilmente superiore alle cugine del Vecchio Continente. Tuttavia, le migliori di queste sono quelle che hanno imparato ad operare in “rete”, o all’interno dei distretti oppure riunendosi in gruppo con altre aziende. Tra queste spiccano le 20mila imprese (5mila in più del 2005) della cosiddetta “Middle class”, cioè piccole aziende che, per propensione ad investire, per aspetti comportamentali, organizzativi, relazionali e di mercato si comportano già come le medie imprese. E’ quanto mette in luce il Rapporto Pmi 2007, realizzato da Unioncamere e Istituto Tagliacarne, presentato a Roma. “Dal Rapporto Pmi 2007 – ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello - giunge conferma dei profondi processi di ristrutturazione e riposizionamento in atto nel nostro sistema imprenditoriale. E’ in atto una selezione darwiniana all’interno del sistema delle imprese, la più feroce degli ultimi 8 anni. Si tratta di un processo doloroso ma che avrà probabilmente effetti positivi nel medio-lungo periodo. Ribadiamo però l’allarme già lanciato nel luglio scorso: le piccole imprese e il Mezzogiorno sono in difficoltà. Lo strappo nello sviluppo non sembra ridursi; anzi, aumenta il gap tra aziende medio/grandi e piccole e tra Nord e Sud. “Il nostro Paese – ha aggiunto Mondello - ha un grande patrimonio da tutelare: è la piccola impresa diffusa sul territorio, fonte di occupazione e reddito per milioni di italiani. Ma questa impresa, condotta da veri eroi dello sviluppo, può anche essere il tallone d’Achille del Sistema Paese perché i ‘piccoli’ hanno maggiori difficoltà a competere sui mercati internazionali, a fare ricerca, a introdurre innovazione. Ecco perché le ‘reti’, le filiere, i distretti sono importanti e possono dare un valido aiuto al superamento del nanismo imprenditoriale. Per il presidente di Unioncamere, infine, “emerge poi ancora una volta il forte dualismo economico e sociale tra Centro/nord e Mezzogiorno. Rispetto alla ripresa dell’economia meridionale – e non mi stancherò mai di ripeterlo - sono due i presupposti indispensabili: lo sviluppo delle infrastrutture ed il recupero del pieno controllo del territorio”. Un confronto con l’Europa - Decisamente peculiare la manifattura italiana. Il raffronto con la media dell’Unione europea a 27 mostra che nel nostro Paese vi è una amplissima diffusione di imprese con meno di 10 dipendenti, che rappresentano ben l’82,9% del tessuto industriale nazionale, quasi 3 punti percentuali in più della media Ue (79,7%). Non è nostro però il primato. In Francia infatti questa tipologia di impresa rappresenta l’83,1% del totale delle aziende industriali. Sull’apporto alla ricchezza del Paese, però, le micro imprese italiane non hanno eguali: il 25,5% dell’occupazione del settore si deve a loro (a fronte del 13,6% della media della Ue a 27, del 12,2% della Francia e del 6,6% della Germania), così come il 14,3% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera (contro il 7% europeo, il 6,8% delle micro imprese francesi e il 2,2% di quelle tedesche). Secondo il Rapporto Pmi, il confronto europeo mostra che: la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane è sensibilmente più bassa di quella dei principali paesi europei e pari a 8,9 addetti rispetto a 36,2 addetti della Germania, ai 22 addetti del Regno Unito e ai 15 addetti della Francia; il ruolo delle imprese italiane fino a 9 addetti è notevolmente più elevato in termini di fatturato (11,8%) rispetto a quanto registrato dalle imprese manifatturiere tedesche (2,2%), britanniche (5,9%) e francesi (7,6%). Simili sono i dati relativi alle medie imprese mentre un gap negativo l’Italia lo registra nella formazione del valore aggiunto delle grandi imprese; è molto consistente il contributo delle piccole imprese (10-49 addetti) manifatturiere italiane all’occupazione con poco più del 31% sul totale. La distanza con gli altri tre paesi europei è elevata con particolare riguardo alla Germania (16,2%); è più bassa l’incidenza di occupazione nelle imprese con oltre 250 addetti: 22,1% rispetto a quote più elevate negli altri paesi (dal 44,2% del Regno Unito al 53,6% della Germania).
Micro, piccole e medie imprese manifatturiere nell’Europa a 27. Principali aspetti strutturali (2004, % sul totale, salvo produttività del lavoro)
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Numero di imprese |
Addetti |
Fatturato |
Valore aggiunto |
Produttività lavoro* |
1-9 addetti |
79,7 |
13,6 |
6,0 |
7,0 |
23,6 |
10-19 addetti |
9,6 |
8,4 |
4,9 |
6,0 |
32,2 |
20-49 addetti |
6,0 |
11,9 |
8,3 |
9,4 |
36,1 |
50-249 addetti |
3,8 |
24,7 |
21,1 |
22,2 |
41,1 |
Oltre 250 addetti |
0,8 |
41,3 |
59,7 |
55,3 |
61,2 | *valore aggiunto su addetti in migliaia di euro Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Eurostat Micro, piccole e medie imprese manifatturiere nei quattro principali paesi europei. Aspetti strutturali (2004, % sul totale, salvo produttività del lavoro)
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Francia |
Germania |
Italia |
Regno Unito |
Numero imprese |
|
|
|
|
1-9 addetti |
83,1 |
43,2 |
82,9 |
73,6 |
10-19 addetti |
7,1 |
43,2 |
10,1 |
11,5 |
20-49 addetti |
5,9 |
6,1 |
4,8 |
8,2 |
50-249 addetti |
3,1 |
5,9 |
2,0 |
5,4 |
Oltre 250 addetti |
0,8 |
1,5 |
0,3 |
1,3 |
Numero addetti |
|
|
|
|
1-9 addetti |
12,2 |
6,6 |
25,5 |
11,1 |
10-19 addetti |
6,4 |
8,5 |
15,3 |
7,3 |
20-49 addetti |
12,4 |
7,7 |
16,1 |
11,9 |
50-249 addetti |
21,7 |
23,7 |
21,0 |
25,5 |
Oltre 250 addetti |
47,2 |
53,6 |
22,1 |
44,2 |
Fatturato |
|
|
|
|
1-9 addetti |
7,6 |
2,2 |
11,8 |
5,9 |
10-19 addetti |
3,4 |
4,0 |
10,0 |
3,9 |
20-49 addetti |
8,4 |
4,3 |
14,6 |
7,3 |
50-249 addetti |
18,0 |
18,5 |
25,6 |
20,7 |
Oltre 250 addetti |
62,7 |
70,9 |
37,9 |
62,1 |
Valore aggiunto |
|
|
|
|
1-9 addetti |
6,8 |
2,2 |
14,3 |
8,4 |
10-19 addetti |
4,9 |
3,3 |
12,2 |
5,3 |
20-49 addetti |
10,3 |
3,9 |
15,7 |
9,2 |
50-249 addetti |
19,3 |
46,5 |
25,5 |
21,9 |
Oltre 250 addetti |
58,9 |
44,0 |
32,2 |
55,1 |
Produttività del lavoro* |
|
|
|
|
1-9 addetti |
29,9 |
29,4 |
25,0 |
48,2 |
10-19 addetti |
40,8 |
34,1 |
35,6 |
45,6 |
20-49 addetti |
44,7 |
43,9 |
43,5 |
49,1 |
50-249 addetti |
47,9 |
52,9 |
53,7 |
54,5 |
Oltre 250 addetti |
67,2 |
71,5 |
64,8 |
78,9 | *valore aggiunto su addetti in migliaia di euro Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Eurostat | In rete si diventa forti - Di sicuro molte delle nostre Pmi hanno capito che, per essere competitive soprattutto sui mercati internazionali, non potendo contare sulla dimensione, occorre “far massa”, instaurando relazioni con altre imprese. Da un punto di vista congiunturale, l’indagine sulle 3500 imprese del settore manifatturiero (consuntivo 2006 e aspettative 2007), realizzata in occasione del Rapporto Pmi, mostra che a manifestare segnali di una sensibile ripresa nel 2006-2007 sono state le imprese del Nord, quelle distrettuali, e più in generale le imprese che hanno relazioni con altre imprese, quelle di medie dimensioni, quelle della cosiddetta “Middle class” (ovvero la piccola impresa con caratteristiche di media impresa) e le imprese esportatrici. Al contrario, presentano ancora performance deboli ed in alcuni casi negative le imprese con meno di 9 addetti, quelle del Mezzogiorno, quelle orientate soprattutto sul mercato domestico e le imprese “isolate”. A livello settoriale, andamenti favorevoli mostrano la Chimica, la Produzione in metallo, la Meccanica e l’Elettronica e Mezzi di trasporto. Sfavorevoli risultano, invece, le stime provenienti dalle imprese del Tessile e dell’abbigliamento (seppure in recupero per il 2007) accompagnate dall’ottima performance del comparto alimentare sul fronte delle esportazioni nel biennio 2006-2007.
Imprese “in rete” e imprese manifatturiere: performance a confronto 2006-2007 (in % su totale)
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Imprese distrettuali |
Imprese in gruppo |
Middle class di impresa |
Media settore manifatturiero |
Imprese che hanno aumentato il fatturato nel 2006 |
22,6 |
22,9 |
31,0 |
20,0 |
Imprese che prevedono aumento fatturato nel 2007 |
11,5 |
5,6 |
21,8 |
11,8 |
|
|
|
|
|
Imprese che hanno aumentato l´export nel 2006 |
16,7 |
24,8 |
26,8 |
24,3 |
Imprese che prevedono aumento export nel 2007 |
19,3 |
13,1 |
19,6 |
19,1 | Fonte: Istituto G. Tagliacarne - Unioncamere, Rapporto Pmi 2007 | Arrivano a 20mila le imprese della “Middle class” - In questo percorso positivo che ha caratterizzato le politiche di trasformazione degli anni 2000 si iscrive anche il capitolo della “Middle class” d’impresa e cioè di un segmento che presenta una particolare dinamicità e che potrebbe rappresentare la media impresa di domani. Il Rapporto Pmi 2007 stima che le imprese manifatturiere della “Middle class” siano circa 20 mila (nel 2005 erano circa 15mila) e cioè il 3,7% dell’universo delle imprese (nel 2005 rappresentavano il 2,8%) con meno di 249 addetti e con una presenza interessante anche nel Mezzogiorno. Queste imprese sono meglio distribuite sul territorio rispetto alle medie imprese, anche se la presenza nel Nord del Paese è numericamente molto più forte che nel Centro (14,9% del totale) e nel Mezzogiorno (9,7% del totale). Da un punto di vista settoriale i comparti di maggiore presenza della Middle class sono il Meccanico (18,1% del totale), il Tessile-abbigliamento (14,7%), la Lavorazione prodotti in metallo (12,8%), Elettronica-mezzi di Trasporto (10,7%) e Pelli, cuoio e calzature (10,1%).
Stima della consistenza delle “Middle class” di imprese (Mci)
Risultati |
2005 |
2007 |
Valori assoluti |
15. 069 |
19. 832 |
In % sul totale manifatturiero |
2,8 |
3,7 |
In % su imprese manifatturiere con 10-249 addetti |
- |
18,3 | Fonte: Istituto G. Tagliacarne – Unioncamere, Rapporto Pmi 2007 Stima della consistenza della “Middle class” di impresa (Mci) nelle macroregioni
Macroregione |
Middle class 2005 |
Middle class 2007 |
(v. A. ) |
(in %) |
(v. A. ) |
(in %) |
Nord Ovest |
4. 700 |
31,2 |
7. 563 |
38,1 |
Nord Est |
5. 442 |
36,1 |
7. 388 |
37,3 |
Centro |
3. 083 |
20,5 |
2. 960 |
14,9 |
Sud e Isole |
1. 844 |
12,2 |
1. 921 |
9,7 |
Totale |
15. 069 |
100,0 |
19. 832 |
100,0 | Fonte: Istituto G. Tagliacarne – Unioncamere, Rapporto Pmi 2007 I comparti dell’industria manifatturiera in cui opera la Mci (in %)
Settori |
“Middle class” |
“Non Middle class” |
Totale manifatturiero |
Alimentari, bevande e tabacco |
8,1 |
12,5 |
12,3 |
Tessile e abbigliamento |
14,7 |
13,5 |
13,5 |
Pelli, cuoio e calzature |
10,1 |
4,0 |
4,2 |
Legno e mobilio |
4,5 |
15,3 |
14,9 |
Chimica, farmaceutica, gomma e plastica |
8,9 |
3,3 |
3,5 |
Lavoraz. Minerali non metalliferi |
3,3 |
5,0 |
4,9 |
Prod. Di metallo e fabbr. Di prodotti in metallo |
12,8 |
18,5 |
18,3 |
Meccanica |
18,1 |
7,4 |
7,8 |
Elettronica e mezzi di trasporto |
10,7 |
11,0 |
11,0 |
Altre industrie manifatturiere |
9,0 |
9,5 |
9,5 |
Totale |
100,0 |
100,0 |
100,0 | Fonte: Istituto G. Tagliacarne – Unioncamere, Rapporto Pmi 2007 | . . |
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