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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Novembre 2007
 
   
  GILBERT & GEORGE. LA GRANDE MOSTRA AL CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA

 
   
  Milano, 5 novembre 2007 - Gilbert & George. La grande mostra è la più grande ed esaustiva retrospettiva dedicata all’opera di Gilbert & George mai realizzata. La rassegna presenta circa centocinquanta opere dagli anni Settanta ad oggi, oltre a un’ampia selezione di materiale d’archivio relativo agli esordi di Gilbert & George, proveniente dalla loro collezione privata. Gilbert, nato a San Martino, Bolzano nel 1943, e George, di un anno più vecchio, nato in Inghilterra nel Devon, iniziano a lavorare insieme, ancora studenti, alla St. Martin’s School of Art di Londra nel 1967. Gilbert & George sono famosi in tutto il mondo per aver rivoluzionato, in modo sostanziale, il concetto di scultura. Da una scultura intesa in senso tradizionale i due artisti, infatti, traggono le basi per un processo creativo in cui il tema focale è l’intera esperienza della vita quotidiana giungendo alla presentazione di se stessi e dei propri corpi come “sculture viventi”. Nel 1969 si affermano con The Singing Sculpture (Scultura cantante). In piedi su un tavolo, ballano e cantano il motivo di Flannagan & Allen Underneath the Arches (Sotto le arcate) – canzone in cui due vagabondi descrivono il piacere di dormire all’aperto. Il motivo rimanda ad una Inghilterra pre-bellica, alle tradizioni del vaudeville e alle condizioni di vita delle classi emarginate. Gilbert & George hanno presentato The Singing Sculpture in tutto il mondo, talvolta esibendosi anche per otto ore di seguito facendo sì che il concetto di “scultura vivente”, tramite essi, entrasse nella storia dell’arte contemporanea. In Italia ricordiamo, tra le altre mostre, Living Sculpture alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino nel 1970, la personale alla Galleria Sperone a Torino l’anno successivo e, nel 1985, Death Hope Life Fear al Castello di Rivoli. Grazie alla ricerca espressiva sviluppata negli anni seguenti gli artisti hanno ben presto ottenuto il riconoscimento della critica internazionale con personali nei più autorevoli musei e la partecipazione alle più importanti rassegne fra le quali, recentemente, la Biennale di Venezia del 2005 in rappresentanza della Gran Bretagna. Malgrado il riferimento ad un contesto decisamente urbano, agli inizi della loro carriera, Gilbert & George hanno realizzato numerose opere ambientate in paesaggi rurali, prendendo spunto dalla campagna vicino a Colchester. Gli artisti considerano queste opere non come disegni ma come “sculture-carboncino su carta”. Le grandi dimensioni di queste opere rimandano alla monumentalità di una scultura mentre l’aspetto vissuto della carta, scolorita artificialmente, suggerisce l’aura di un documento antico. Dopo pochi anni Gilbert & George abbandonano le “sculture- carboncino su carta” ritenendo che il pubblico prestasse troppa attenzione al mezzo espressivo. “Non ascoltavano assolutamente il nostro messaggio. Guardavano solo la superficie e la tecnica”. “Abbiamo smesso di fare ‘sculture- carboncino su carta’ perché alla gente piacevano troppo”. Già dagli inizi degli anni Settanta Gilbert & George creano immagini in gruppi di fotografie in bianco e nero, seguite poi da quelle a colori. L’alcool è uno dei principali temi della produzione giovanile di Gilbert & George. Numerose opere e film trattano questo tema o includono dettagli di etichette di gin e insegne di pub. Il rituale delle bevute, come le canzoni popolari e le immagini della campagna, sono tutti elementi che sembrano incarnare lo spirito inglese di quegli anni. Intorno al 1974 gli artisti iniziano a realizzare, con le loro immagini, griglie rettangolari secondo un formato mantenuto sino ad oggi, intervenendo in un primo tempo con il colore rosso. Nel 1975 realizzano Bloody Life (Vita insanguinata) che bene illustra il clima di quel periodo “Abbiamo superato – ricordano - questo pesante periodo distruttivo esplorando noi stessi, il nostro lato oscuro, uscendo e ubriacandoci”. Nel 1968 avevano affittato il piano terra di una casa in Fournier Street, vicino a Spitalfields Market nell’East End di Londra, quartiere da dove trarranno quasi tutti i soggetti delle loro opere. A metà degli anni Settanta comprano l’intera casa che servirà sia da studio che da abitazione. L’edificio, dagli interni in legno, versava in pessime condizioni. In esso vengono ambientate diverse opere come Dusty Corners (Angoli polverosi), 1975, Dead Boards (Tavole morte), 1976, dove gli artisti sono raffigurati in desolate stanze vuote, permeate da un senso di solitudine e di claustrofobia. “Volevamo tentare di fare qualcosa assolutamente privo di speranza, deprimente e rovinato”. Lo stesso senso di solitudine, aggravato da uno stato psichico prossimo alla disperazione, si ritrova in Mental (Mentale), 1976. Particolari di edifici, costruzioni anonime riflesse in pozzanghere, immagini invernali di rami spogli sottolineano l’isolamento degli artisti, ancora presente, ma non più assoluto rispetto alle prime opere. Nelle opere successive, infatti, iniziano ad apparire anche altri soggetti. Prima di trovare il coraggio di chiedere ad altri di posare per loro, dalla loro finestra al primo piano Gilbert & George scattano furtivamente immagini di alcuni passanti. Realizzate nel 1977, in un’epoca di recessione e malessere sociale, The Dirty Words Pictures (Immagini parolacce), raffigurano graffiti e immagini di Londra che per la loro cruda aggressività non sono esenti dagli influssi della cultura alternativa punk di quel periodo. Gli artisti, accaniti collezionisti di immagini, attraverso gli anni, hanno raccolto migliaia di cartoline, dalle più volgari e erotiche a quelle più tradizionali. Nelle Postcard Sculptures (Sculture cartolina), realizzate fra il 1972 e il 1989, hanno disposto una selezione di queste immagini “trovate”, in composizioni anche di ampie dimensioni. Gli artisti le considerano come bozzetti preparatori: molti temi presenti nelle loro opere successive prendono spunto da questi lavori. A partire dagli anni Ottanta Gilbert & George utilizzano colori sempre più accentuati. Le opere successive vengono realizzate con una o più immagini composte che formano lavori in scala monumentale, caratterizzate sia da temi quotidiani sia da elementi concettuali. Le problematiche che gli artisti toccano più frequentemente vertono sulla religione, sulla sessualità, sulla razza e sull’identità ma vengono prese in considerazione anche le tensioni della vita nelle metropoli e i conflitti provocati dall’incontro di tradizioni culturali e valori differenti. La realtà cui gli artisti fanno spesso riferimento è legata all’ East End londinese, luogo di aggregazione ma anche di tensione, dove gli artisti hanno vissuto e lavorato per più di quarant’anni e che rimane una delle loro ispirazioni principali. Negli anni Ottanta, le opere di Gilbert & George hanno assunto proporzioni maggiori, presentando un’ampia gamma cromatica e una scelta di soggetti in elaborate composizioni. “Ora usiamo più colori, ma in ogni opera assumono un diverso significato… Possono avere valenza simbolica, o piuttosto avere caratteristiche atmosferiche e emozionali… Appartengono di più al nostro linguaggio, al nostro vocabolario”. Ogni dettaglio dell’opera è studiato su carta. Ciascuna immagine viene poi trasferita su singoli pannelli, mediante una proiezione in negativo su fogli sensibili alla luce. Riprodotte in diverse dimensioni e articolate in numerosi pannelli, le immagini sono sottoposte a un processo meticoloso, che inizia con il foglio bianco e termina con la colorazione di ciascuna sezione. In molte opere realizzate da Gilbert & George negli anni Ottanta, vengono raffigurati gruppi di giovani. Grazie a una speciale strumentazione luminosa installata nel loro studio, gli artisti riescono a esercitare un notevole controllo sulla riproduzione dei ritratti. In alcune opere i giovani sono disposti in composizioni che ricordano il realismo socialista mentre in altre posano come pastorelli. Questi lavori hanno suscitato molte critiche. Gilbert & George sono stati accusati di sfruttare i giovani ritratti come mercenari del sesso o teppisti dell’East End. “I critici non hanno mai guardato le opere per quello che erano. Grazie ad esse abbiamo semplicemente messo in luce i loro problemi con i giovani”, hanno commentato gli artisti. Nel 1989 Gilbert & George hanno tenuto la mostra dal titolo For Aids presso la galleria Anthony d’Offay, devolvendo tutti i profitti a Crusaid. “Tutti i nostri amici stavano morendo e così ci siamo trovati di fronte la fine di una vita ogni singolo giorno. Pensiamo che questo abbia esercitato un forte impatto su di noi”. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da tonalità decisamente più cupe. I colori brillanti e le giocose composizioni degli anni Ottanta lasciano spazio a dolenti paesaggi intrisi di rosso. Negli anni Novanta, sempre più frequentemente, gli artisti inseriscono se stessi nelle loro opere come a sottolineare il senso di isolamento dovuto alla perdita per Aids di numerosi amici. In queste opere, l’uso di colori sgargianti assume una valenza volutamente antiestetica, mentre la rappresentazione degli stessi artisti è spesso grottesca. Già a partire dal 1983, con Shitted (Smerdati) Gilbert & George avevano inserito nelle loro opere immagini di escrementi. A metà degli anni Novanta, nella serie The Naked Shit Pictures (Le immagini di nuda merda), gli artisti appaiono nudi accanto a enormi escrementi, mettendo in evidenza due tabù sui quali il pubblico è particolarmente sensibile. Pur essendo innegabilmente provocatorie, allo stesso tempo, queste opere indagano l’idea di morte nel modo più crudo. “Sono come le nostre opere sui cimiteri, con tutta quella materia morta. La merda è anche la fine di una vita, un avanzo”, hanno spiegato. La nudità degli artisti è deliberatamente esposta, un’immagine dell’umanità ridotta all’essenziale, senza reputazione o dignità. Lo stizzoso messaggio “We’re Back” (Siamo tornati), che appare nella seconda parte di Nineteen Ninety Nine (Millenovecentonovantanove), 1999, può essere inteso come un’ulteriore affermazione degli artisti sull’immaginario urbano di graffiti che raccontano rabbia, sesso e decadenza. Come hanno osservato più volte, ogni aspetto della vita umana - ricchezza e povertà, virtù e depravazione - possono essere trovati nei centottanta metri di Fournier Street. In questo contesto, i campioni di sangue e di urina rimandano alle tracce che, al mattino, compaiono su una qualunque strada di Londra. “In Nineteen Ninety Nine, abbiamo incluso tutti i testi raccolti e non ancora utilizzati” - dicono gli artisti -. “Messaggi relativi ai temi importanti nel secolo scorso, quali i problemi territoriali, il sesso… questioni politiche e razziali… Tutto basato sulle frustazioni umane”. Tensione e rabbia pervadono molte opere degli anni Duemila ancor più intensamente che nei graffiti utilizzati venti anni prima. La fascinazione per il linguaggio della strada è premessa della serie The New Horny Pictures (Nuove immagini arrapate), 2001, nella quale inserzioni di mercenari del sesso sono raccolte, codificate e articolate in ampie scene. Named (Nominati), 2001, “un mare, un mare senza fine di nomi…come un cimitero di guerra” presenta gli annunci di prestazioni sessuali che testimoniano come desiderio e corpo siano considerati nella nostra società come qualsiasi altro bene di consumo. Nel 2003 gli artisti iniziano ad usare le nuove tecnologie basate sul computer, aprendo una nuova gamma di possibilità tecniche per le loro opere. London E1, 2003 è basata sulle insegne del quartiere dove vivono Gilbert & George. Come altre opere che includono testi “trovati” - graffiti, annunci personali o volantini -, formano una mappa del vagabondare degli artisti nella città. In Perversive Pictures (Immagini perverse), 2004, Gilbert & George si circondano di immagini raccolte per strada, oltre ai graffiti anche volantini affissi da gruppi islamici radicali affrontando i temi del fanatismo e dell’intolleranza religiosa. Nel 2005, Gilbert & George sono invitati a rappresentare la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia, dove espongono le Ginkgo Pictures. Ciascuna opera include foglie simmetriche dell’albero di Ginkgo biloba, raccolte a Gramercy Park a New York. Le opere presentano inoltre immagini provenienti dalla cultura di strada o prendono in considerazione aspetti di intolleranza omosessuale come in Chichiman, 2004. “Non sapete cos’è un chichiman? E’ il modo in cui ti chiamano nei paesi caraibici prima di ucciderti, perché sei un omosessuale. La stessa parola è usata nelle canzoni rap: ‘Kill the chichiman’ (uccidi il chichiman)”. Fra le principali personali di questi anni ricordiamo nel 2001 New Horny Pictures, White Cube 2, Le opere più recenti sono state realizzate appositamente per Gilbert & George. La grande mostra. Six Bomb Pictures (Immagini bomba), del 2006, rappresenta Londra in una nuova epoca di terrore ed è stata definita dagli stessi artisti come l’opera più “chilling” (agghiacciante) eseguita fino ad oggi. Gilbert & George. La grande mostra. Una mostra di Tate Modern, Londra, in collaborazione con Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-torino. .  
   
 

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