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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Novembre 2007
 
   
  DEBUTTA AL TEATRO FILODRAMMATICI-SPAZIO MIL DI SESTO SAN GIOVANNI, L’AUTOBUS DI STALIN, DI ANTONIO PENNACCHI.

 
   
   Milano, 5 novembre 2007 - Lo spettacolo nasce dall’incontro tra il saggista e romanziere Pennacchi, autore de Il fasciocomunista (da cui è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico di Daniele Lucchetti) e l’attore Clemente Pernarella che, oltre ad esserne protagonista, ne cura la regia insieme a Pippo Chillico. Nasce durante un viaggio in autobus la riflessione sulla società occidentale e democratica: una sfida ai luoghi comuni e ai pregiudizi politically correct. Tieffe Teatro Filodrammatici Stabile d’Innovazione inserisce questo spettacolo nel progetto Ciao Novecento per un’analisi attenta dei movimenti filosofici, politici e culturali del Ventesimo secolo. L’idea dello spettacolo nasce da uno scritto di Antonio Pennacchi pubblicato sulla rivista “Limes”, mensile che si occupa di geopolitica del gruppo Repubblica-espresso. La considerazione di quante asserzioni, apparentemente scontate al giorno d’oggi, potrebbero scatenare sdegno se considerate sotto una ottica più accurata, è alla base della volontà di ampliamento del testo e della successiva decisione di farne uno spettacolo. La società occidentale e il sentire di appartenerle o di esserle estraneo sono gli spunti da cui parte la riflessione del conducente di un autobus in viaggio. Attraverso l’esame di alcuni casi estremi (nel linguaggio informatico: worst cases) egli valuta l’opportunità di una nuova e diversa teoria della storia, senza compromessi di comodo e finti moralismi. L’autobus è metafora spazio-temporale: i suoi finestrini sono, sulla scena, sei televisori che rimandano l’immagine della realtà attraversata. E l’oggetto fisico connota la riflessione: il televisore non è solo l’immagine che entra di diritto e con prepotenza nel discorso sulla contemporaneità ma anche il mezzo che veicola le immagini nel quotidiano. Anche le immagini si muovono e vivono: un visual performer gestisce i video, in diretta, accompagnando e commentando il testo per tutta la sua durata. Poco altro sulla scena, che risulta assai essenziale e scarna: una matrioska, che richiama il mondo di cui si parla ma anche il concetto di individuale e collettivo, uno e molti; uno strano attrezzo che richiama in maniera discreta il mondo della fabbrica, a cui l’autore è legato e dal quale proviene ma che come macchina ed in quanto macchina porta in se molti e diversi significati. Debutta al Teatro Filodrammatici-spazio Mil (Caffetteria) di Sesto San Giovanni, Marx a Milano da Marx a Soho di Howard Zinn, dopo la partecipazione all’edizione 2007 del Teatro Festival Parma, incontro annuale del teatro europeo e internazionale. La regia di Giancarlo Nanni e l’interpretazione di Graziano Piazza e Francesca Fava mettono in scena la traduzione e l’adattamento di Andrea Grignolio del testo di Howard Zinn, icona della sinistra americana, voce libera e originale, importante punto di riferimento dei movimenti per la pace. Karl Marx, accompagnato dalla fedele moglie Jenny, torna sulla terra per spiegare le sue ragioni e confrontarsi con il pubblico. Tieffe Teatro Filodrammatici Stabile d’Innovazione inserisce questo spettacolo nel progetto Ciao Novecento per un’analisi attenta dei movimenti filosofici, politici e culturali del Ventesimo secolo. Inviato per errore a New York, invece che nel quartiere di Londra dove aveva vissuto, Karl Marx torna soprattutto per porre una domanda: perché da più di un secolo tutti sentono il bisogno di ripetere che le sue idee sono morte? Il suo è un atteggiamento malinconico e sarcastico, portato al ricordo e al disincantato commento dei trionfi del capitalismo contemporaneo. Howard Zinn, studioso di fama internazionale, amico di Noam Chomsky, teorico della controinformazione e attivo nei movimenti per i diritti civili, in questa pièce unisce un’attenta conoscenza della biografia di Marx a una brillante vena polemica. Il suo intento - scrive nella presentazione al testo (H. Zinn, Marx in Soho: a play on history, 1999) - non è solo quello di illuminare “il suo tempo e il posto che Marx vi occupava, ma il nostro tempo e il posto che vi occupiamo noi”. Gli ideali socialisti sono spiegati molto razionalmente, ma la critica all’America è feroce perchè è Zinn che parla attraverso Marx. Giancarlo Nanni, sempre pronto a cogliere le situazioni più intelligenti e curiose, mette in scena questo divertente e amaro testo in una forma antiteatrale che ricorda il periodo parigino di Marx, quando artisti, intellettuali, politici, borghesi e operai si incontravano nei bar per confrontarsi, bere e divertirsi. La forma dialogante con il pubblico, infine, permette di creare un clima in cui Karl e Jenny Marx sono presenti non come personaggi ma come esseri umani. Www. Tieffeteatro. It .  
   
 

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