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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Novembre 2007
 
   
  AL PICCOLO TEATRO STREHLER, “LE TRE SORELLE” CECHOV SECONDO CASTRI: UN’UMANITÀ IN MARCIA VERSO IL NIENTE

 
   
   Milano, 5 novembre 2007 - Dopo il debutto, in prima nazionale, al Teatro Argentina, Le tre sorelle, prodotto dal Teatro di Roma, con la regia di Massimo Castri, approda al Piccolo Teatro Strehler. Tornando a Cechov a distanza di vent’anni, dopo Il gabbiano, che gli valse il premio Ubu, e dopo aver lavorato sui grandi autori del teatro, da Euripide a Pirandello, Castri mette in scena “il testo più bello e duro di Cechov”, al quale il registra riconosce, a distanza di un secolo dalla sua apparizione, una sorprendente attualità. Tre sorelle è un testo che parla di noi e ci racconta in tutta la nostra incapacità di vivere il presente e di costruire il futuro, un testo che modifica l’immagine del cantore del crepuscolo della borghesia russa tardottocentesca e ci svela la complessità di un autore che espande la proprie radici molto lontano nell’accidentato territorio novecentesco con un atteggiamento disincantato e di spietata lucidità. Costrette a risiedere in una mediocre cittadina di provincia, Olga, Mascia e Irina vivono nella speranza di tornare a Mosca, dove hanno trascorso l´infanzia. Ma questo desiderio si rivela sempre più difficile da realizzare e il loro destino diventa sempre più triste: Olga invecchia sola; Mascia disprezza e tradisce il marito; Irina, fidanzata al barone Tusenbach, ufficiale della guarnigione locale, deve rassegnarsi alla solitudine, perché il giovane è ucciso in duello. In questo testo corale che presenta, nel corso dei quattro atti, quattro tranche de vie, quattro istantanee di vissuto quotidiano, segmenti di un’esistenza qualunque, si può leggere in profondità la rappresentazione di un’umanità incapace di capire il senso della vita e della sofferenza, che oscilla tra passato e futuro come tra due età dell’oro che non esistono. Cechov dipinge il ritratto freddo e ironico di una comunità inconsapevole in marcia verso il niente. .  
   
 

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