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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Novembre 2007
 
   
  LOTTA ALL’INQUINAMENTO IN CINA TRA LUCI E OMBRE UN CONVEGNO SULLA QUALITÀ DELL’ARIA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO, ORGANIZZATO DALL’IIA-CNR A ECOMONDO, È L’OCCASIONE PER ILLUSTRARE LA SITUAZIONE CINESE A POCHI MESI DALLE OLIMPIADI.

 
   
  Roma, 8 novembre 2007 - Sullo sviluppo sostenibile della Cina si è acceso un importante dibattito, sia all’interno che all’estero, relativo soprattutto alla capacità del Paese di far fronte ai problemi connessi con le Olimpiadi di Pechino del 2008 e l’Expo di Shanghai del 2010. Oggi a Rimini, alla manifestazione ‘Ecomondo’, si è parlato delle iniziative per lo sviluppo economico ed ambientale dei Paesi in via di sviluppo, tra i quali spicca ovviamente la Cina, nell’ambito del convegno “Assistenza e cooperazione ai Pvs nella lotta all´inquinamento atmosferico”, promosso dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iia-cnr) e dal Ministero dell’Ambiente. L’incontro è stato l’occasione per presentare e discutere i progetti e i programmi in corso. Ma cosa dicono i dati a disposizione sulla qualità dell’aria nelle città cinesi? “Le concentrazioni di particolato (Tsp e Pm10), ossidi di azoto e zolfo sono, per la maggior parte dell’anno ed in molte città, più alti degli standard relativi”, spiega Ivo Allegrini, direttore dell’Iia-cnr di Monterotondo (Roma). “Principalmente, questo inquinamento è antecedente alla rapida motorizzazione degli ultimi 15 anni e riconducibile alla combustione del carbone, la principale fonte di energia del Paese (circa il 74% nel 2006)”. Invece, “le emissioni di anidride solforosa (So2) hanno subito un incremento a partire dal 2002, come conseguenza del boom dell’industria edilizia, giungendo nel 2005 a oltre 20 milioni di tonnellate (12% in più rispetto al 1997)”. Le grandi metropoli come Pechino, Shanghai e Canton, nell’ultima decade, “hanno adottato una serie di misure per ridurre del 10% entro il 2010 le emissioni di So2 ed il conseguente fenomeno delle piogge acide, che affligge oltre il 38% delle città”, prosegue Allegrini. “La Sepa (China State Environmental Protection Administration-agenzia Cinese per la Protezione dell’Ambiente) ha firmato degli accordi - con un target di riduzione del 75% - con i sei maggiori gruppi nazionali produttori di energia elettrica, responsabili di oltre il 60% delle emissioni, e con le sette province che più contribuiscono alle emissioni totali di ossidi di azoto”. Nella sua faticosa lotta agli inquinanti atmosferici la Cina ha già formulato e applicato alcune norme: “A Shanghai, ad esempio, le emissioni di particolato nel 2001 risultano dimezzate rispetto a dieci anni prima, grazie al miglioramento della qualità e del pre-trattamento del carbone, nonché agli sforzi tecnologici sulle sorgenti industriali (tra 1995 e 2001, 6. 000 fornaci e impianti a carbone sono stati dotati di retrofit)”, illustra il direttore dell’Iia-cnr. “Si è così assistito ad una riduzione generalizzata dell’inquinamento soprattutto nella parte orientale del Paese: le città con concentrazioni inferiori all’indice di inquinamento cinese ‘Grade Ii’ sono aumentate dal 33,1% del 1999 al 51,9% del 2005, quelle con concentrazioni superiori al ‘Grade Iii’ sono diminuite dal 40,5% al 10,6%”. La brutta notizia è che, nonostante queste riduzioni, “le concentrazioni di particolato atmosferico in molte città cinesi sono ancora spesso molto superiori ai limiti indicati nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005, pari a 20 µg/m3 (media annuale)”. Anche perché la motorizzazione, conclude Allegrini, “è cresciuta con percentuali a livelli tali (mille auto in più al giorno nella sola Pechino) che, se non saranno gestiti, l’inquinamento da traffico veicolare annullerà tali benefici dovuti al controllo delle fonti di inquinamento industriale”. E’ comunque da sottolineare come sia cresciuta anche la capacità di controllo dell’inquinamento: dal 1998 (anno di istituzione della Sepa, che potrebbe assurgere allo status di Ministero nel 2008) al 2005 sono stati installati circa 910 sistemi di monitoraggio in oltre 240 città. E’ importante anche sottolineare che l’evoluzione dell’inquinamento nei Paesi in via di sviluppo ha molti punti in comune con il fenomeno avvenuto nel passato nei Paesi più avanzati, che dunque possono offrire ipotesi e strumenti per la mitigazione degli effetti della contaminazione. La giornata di studio ha inteso proprio affrontare i problemi e le prospettive della collaborazione internazionale, offrendo informazioni alle amministrazioni locali e agli operatori commerciali italiani. .  
   
 

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