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Notiziario Marketpress di
Giovedì 08 Novembre 2007 |
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SITUAZIONI DI CRISI AZIENDALE IN FVG
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Trieste, 8 novembre 2007 - "Le situazioni di crisi peggiori le abbiamo ereditate nel 2003 dalla passata legislatura". Ha esordito così, in Ii Commissione consiliare (presidente Mirio Bolzan, Ds-pd), l´assessore alle Attività produttive, Enrico Bertossi, chiamato a relazionale, con il collega del Lavoro e della Formazione professionale, Roberto Cosolini, sulle principali situazioni di crisi aziendale in Friuli Venezia Giulia. Per la Weissenfels di Fusine e per il cartificio Ermolli di Moggio Udinese - ha proseguito Bertossi entrando nei dettagli della situazione regionale - si dava per scontata la chiusura, invece sono state individuate soluzioni che hanno portato al quasi totale mantenimento dei posti di lavoro. Per Fusine, con il Comune di Tarvisio è stato finanziato l´acquisto dello stabile aziendale: in questo modo, chi è subentrato è stato sgravato da questo costo e ha potuto impegnare le risorse interamente per la ripresa dell´attività. Per la Ermolli la situazione era più complicata in quanto la sede è a Milano e c´è un altro stabilimento in Piemonte che faceva concorrenza a quello di Moggio, ma anche in questo caso l´emergenza è rientrata. Lo stesso è accaduto con Seleco, dove si è trovata una sistemazione che si spera definitiva attraverso imprenditori locali che stanno rilanciando il marchio. Con Finmek, invece, la situazione è complessa causa il crack dell´intero Gruppo che vede anche strascichi penali e il piano industriale predisposto dal commissario straordinario che prevedeva la dismissione del sito di Ronchi dei Legionari. Ma anche qui - ha rassicurato l´assessore - è stata individuata una soluzione che non garantisce ancora la riassunzione di tutti i lavoratori, ma la realtà produttiva che si sta creando sta mettendo radici così da poter pensare a una certa continuità. Oggi non ci sono grandi crisi aziendali, ad eccezione della ex Roncadin di Meduno, e della Ineos Films di Monfalcone, perché legate alle decisioni dei loro gruppi di appartenenza. Per la De Simon di Osoppo, il caso è seguito da anni in modo riservato perché ci sono questioni che non possono essere rese pubbliche in quanto si tratta di un settore - quello della produzione di autobus - che trova la concorrenza di colossi internazionali che possono mutare le regole del mercato a piacere. La De Simon dipende dalla fornitura di pezzi fatti all´esterno e se il prodotto finale non sta dentro i costi è difficile salvare l´azienda. Si sta prospettando l´ingresso, nel capitale sociale, di un partner macedone per la fornitura di pezzi a prezzi concorrenziali, ma se ciò non dovesse concretizzarsi, l´azienda è destinata a fallire ed è già, di fatto, in liquidità. Il commissario straordinario ha, infatti, disposto che ci sia la rinuncia di gran parte dei crediti da parte dei fornitori, un accordo con i sindacati per la riduzione dei posti di lavoro, la conferma di alcune commesse che garantiranno lavoro per un anno e mezzo. Ma la situazione - ha sottolineato Bertossi - non è drammatica come a Meduno soprattutto perché la zona permette il riassorbimento della manodopera. Resta, comunque, il fatto che l´azienda è storica e si cerca di salvarla, ma ci deve essere una garanzia di salvezza almeno del medio periodo. La Ineos Films di Monfalcone è azienda di un gruppo internazionale che ha deciso di chiudere la produzione. La situazione è contrastata dalla Regione, ma non c´è molto margine di manovra. L´interesse è centrato sulla possibilità di mettere a disposizione il sito produttivo ad eventuali acquirenti (due o tre), in quanto è posto su una banchina che si affaccia sul mare, posizione strategica difficile da trovare. Il Gruppo Malavolta ha due stabilimenti: la Girardi di Coseano, con circa 100 dipendenti, e l´ex Roncadin di Meduno, con circa 300 dipendenti. Lo stabile di Coseano è stato dichiarato fallito dal tribunale di Udine nei mesi scorsi, perciò si sono attivati un paio di imprenditori per rilevarlo. Qui si producevano pizze a basso valore aggiunto: ogni pizza pronta creava una perdita, perciò a giudizio dell´assessore non è il caso di riprendere quella produzione. Si punta, invece, a salvare Meduno, luogo dove non è possibile trovare lavoro per 300 persone. L´azienda, in questo caso, si colloca in un settore di alta qualità della pizza ed è remunerativo, perciò il mercato è abbastanza recuperabile. La Regione, però, dopo incontri fatti slittare dalla proprietà varie volte, ha deciso di rompere il tavolo delle trattative e venerdì scorso ha stabilito di procedere con la richiesta dei lavoratori: avanzare istanza di fallimento della società che gestisce il sito di Meduno per dar vita a una nuova società, una new-co, insieme ad un imprenditore che oggi può assorbile il 60% dei lavoratori (in un paio di anni si confida in un ulteriore assorbimento) e riattivare il sito al di fuori del gruppo Malavolta, staccandosi così dalla crisi nazionale dove la Regione non potrebbe più intervenire. La complicazione viene, però, dall´immobile: la Regione dovrebbe finanziare l´acquisto di uno nuovo, ma questo allungherebbe i tempi di produzione di sei mesi, mentre si deve ripartire entro fine anno. L´assessore Cosolini ha quindi parlato della situazione lavorativa generale della regione, dove c´è solo un 3,5% di disoccupazione, un valore riconosciuto come fisiologico dall´Unione europea, e del buon uso degli ammortizzatori sociali che è stato fatto in questi anni. Ma ha anche riflettuto sull´opportunità che si garantisca il lavoro sempre nello stesso posto, in quanto il 70% di coloro che hanno trovato una nuova occupazione afferma di aver migliorato la propria posizione (ciò accade, ad esempio, per ex dipendenti della Finmek di Gorizia). Due terzi di coloro che hanno perso il lavoro sono stati richiamati, ma se si scorporano coloro che hanno deciso di non riprendere un´attività, i rioccupati salgono al 70%. Le categorie in cui è più facile ricollocarsi sono rappresentate dai tecnici e dagli operai specializzati, così come è più facile avendo titoli di studio elevati (70% se si ha una laurea), questo perché è necessario avere adattabilità a un nuovo lavoro e aver frequentato corsi formativi. I dati più desolanti si registrano a Trieste, perché in questa provincia sono poco utilizzati gli incentivi. Cosolini ha infine reso noto che si è in vista della rioccupazione totale per quanto riguarda la Gemona Manifatture e per la ricollocazione della De Longhi di Ampezzo, mentre l´insediamento della ditta tedesca che aiuta la Electrolux di Porcia sta dando buoni risultati e i due terzi dei lavoratori sono stati contrattualizzati. Il consigliere di Rifondazione comunista Pio De Angelis ha, però, affermato di non vedere la situazione così positiva come descritta da Cosolini, soprattutto per quanto concerne le donne con più di 40 anni e gli invalidi civili, e poi perché basta lavorare un mese per rientrare nella categoria degli occupati. Per Meduno, ha chiesto perché non sia stato coinvolto il Governo nazionale per capire se la crisi riguardava tutto il gruppo Malavolta. Per Electrolux, invece, pare si stia prospettando una nuova crisi e numerosi macchinari sono stati spediti in Polonia, fatto rimarcato anche da Bruna Zorzini (Pdci), assieme al calo di produzione e al rinnovo dei contratti ma a tempo determinato. Per la consigliera, inoltre, è positivo che si stia creando un nuovo cantiere nautico a Monfalcone, ma non si capisce come questo settore possa assorbire gli occupati della Ineos Films. Se il diessino Renzo Petris ha affermato che in questa legislatura si sono affinati gli strumenti di intervento nel settore di crisi industriale, il suo collega Paolo Pupulin ha riflettuto sull´aumento del lavoro immigrato, sul quale bisogna intervenire anche come formazione, e ha chiesto come la Regione si stia muovendo per le realtà marginali. . |
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