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Notiziario Marketpress di
Lunedì 12 Novembre 2007 |
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LODI – INDAGINE CONGIUNTURALE DEL SETTORE INDUSTRIALE
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Lodi, 12 ottobre 2007 - L’industria lodigiana cresce sostenuta dalla domanda interna. Ma si affaccia una fase di rallentamento. Questo in sintesi il quadro che emerge dall’analisi congiunturale del terzo trimestre elaborata da Unioncamere con Confindustria Lombardia e Regione alla quale ha collaborato l’Ufficio studi della Camera di Commercio di Lodi. Produzione grezza, congiunturale e tendenziale - La produzione grezza, che misura la quantità effettivamente prodotta, ha registrato nel trimestre luglio-settembre una variazione congiunturale del -6,8% rispetto al -5,3% della Lombardia. Il dato sconta la stagionalità tipica del trimestre estivo, mentre la variazione tendenziale (su base annua) presenta una crescita del +2,2% rispetto all’1,8% del secondo trimestre, in linea con la produzione tendenziale media regionale (+2,1%). La crescita, sia a livello regionale che a livello provinciale sembra essere in fase di decelerazione e questo si manifesta in un minor tasso di crescita annuo del 2007 rispetto al 2006. Andamento destagionalizzato e per giorni lavorativi – L’indice destagionalizzato (che depura la quantità prodotta dalle fluttuazioni dovute a fattori meteorologici e consuetudinari) ha messo a segno sul territorio un lieve progresso congiunturale del +0,37% rispetto al -0,22% della Lombardia, attestandosi a 106,77 parallelo al 106,54 regionale. Corretta per giorni lavorativi (calcolando quale sarebbe stato il livello della produzione se si fossero verificate le stesse giornate lavorative dell’anno precedente) la variazione tendenziale realizzata dall’industria a fine settembre indica una crescita della produzione di +2,17% in linea con quella regionale (+2,08%). L’indicatore segnala che la variazione positiva di Lodi è la terza raggiunta dalle province lombarde, preceduta da Brescia (+2,2%) e da Como (+2,3%). La variazione gennaio-settembre 2007/gennaio-settembre 2006 (corretta per i giorni lavorativi), assegna a Lodi il comando della graduatoria della produzione tendenziale media nei tre trimestri con il 3,4%, rispetto a una produzione media della Lombardia del 2,8%, il che corregge sostanzialmente l’impressione di una minor velocità del motore economico locale rispetto a quello regionale annotata a giugno. Andamento per settori - Un ulteriore approfondimento è offerto dalla produzione industriale per settori merceologici. L’andamento su base annua dei comparti registra una crescita incoraggiante nel settore chimico (+5,14%) - maggiore in confronto a quella registrata dalla Lombardia (+4. 56%) - mentre segnala una velocità inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto al regionale nel settore metalmeccanico (+1,36% contro il +2,97%). Il comparto della gomma-plastica è in miglioramento sul territorio regionale (+3%), non invece nel lodigiano, dove, anzi, manifesta difficoltà (-2,85%). Analogamente il comparto alimentare, in crescita a livello regionale(+2,62%), rivela a livello provinciale un’andatura positiva ma più lenta (+1,96%). Per contro, indicazioni tendenziali positive ( superiori al 10% di crescita della produzione) giungono dal tessile (escluso l’abbigliamento), comparto sembra risentire difficoltà a livello regionale. Andamento per classi e per destinazione - Ulteriori approfondimenti dell’analisi congiunturale in relazione ai vari aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale, offrono un primo elemento di considerazione con riferimento alla dimensione d’impresa. Una netta differenziazione nella performance delle dimensioni d’impresa è evidenziata dalle medie imprese (50-199 addetti), che nel lodigiano hanno presentato una produzione in crescita del +5,46% rispetto al +2,1% della Lombardia, laddove il miglioramento produttivo è garantito dalle grandi imprese (+2,92%), che esibiscono un passo più spedito rispetto a quello provinciale (+1,37%). Stentano in Lombardia le piccole imprese (10-49 addetti) che crescono ma di poco (+1,41%), mentre nel lodigiano addirittura soffrono (-0,93%). Secondo la classificazione dell’indice di Pavitt, le imprese che producono beni dell’alta tecnologia perdono vistosamente colpi (-8,56%) in controtendenza rispetto quelle regionali (+4,14%). Invece la performance produttiva è stata realizzata dalle imprese del “tradizionale”, che difatti migliora su base annua di oltre il 6% (+1,63% in Lombardia) e quelle del campo “specializzato” con +3,4% (+3,9% la variazione regionale). Fatturato e quota di fatturato estero – L’indice trimestrale del fatturato totale deflazionato e destagionalizzato, con 102,51 rimane di parecchi punti migliore rispetto a quello lombardo, fermo da un anno e mezzo a 94 punti sotto la base 100. Mentre nel terzo trimestre la variazione congiunturale del fatturato totale deflazionato e destagionalizzato è rimasta praticamente ferma (+0,04) sia nel lodigiano che in Lombardia, la variazione tendenziale risulta in rosso in Lombardia (-0,16%) e in crescita nel lodigiano (+1,21%). La variazione tendenziale del fatturato estero deflazionato e corretto per giorni lavorativi, nel terzo trimestre risultata positiva dell’1,37% per quanto riguarda il lodigiano il cui indice è passato da 102,47 di giugno a 103,31 di settembre, mentre quello lombardo è ulteriormente sceso dai 97,13 punti di giugno al 96,24 di settembre, presentando una differenza negativa di -0,47%. In ogni caso è da notare che il di rapporto percentuale del fatturato estero sul totale del fatturato della Lombardia alla fine del trimestre luglio-settembre ha raggiunto il 34%, mentre quello delle imprese lodigiane ha superato di poco il 22%. Gli ordini – Nel trimestre gli ordinativi totali deflazionati e corretti per giorni lavorativi hanno presentato una variazione congiunturale ferma (-0. 04%) sul trimestre precedente, mentre in Lombardia gli ordini hanno messo a segno un incremento di +2,5%. La variazione tendenziale rilevata a settembre presenta invece un andamento positivo per il lodigiano del 13,43% e del +9,43% per la Lombardia. Occupazione – Come è noto, non sempre l’andamento della produzione ha riflessi immediati sul mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da situazione a situazione. In Lombardia il tasso percentuale di ingresso è stato dell’1,80%, inferiore al tasso d’uscita (1,97%) che ha prodotto nel trimestre luglio-settembre una variazione di addetti pari a -0,16%. Nel Lodigiano il tasso d’ingresso è stato dell’1,87% e quello d’uscita del 2,66% procurando una variazione negativa di addetti pari a -0,78%. Sempre nel trimestre luglio-settembre, le ore lavorate nell’industria sono state in Lombardia pari a 341 ore per addetto e nel lodigiano, inferiori di quasi un 10 per cento rispetto alle 373 ore per addetto del manifatturiero lodigiano. Previsioni - Le prospettive delle imprese per l’ultimo trimestre dell’anno divergono. Per quanto riguarda la produzione il saldo tra segnalazioni di aumento e di diminuzione presenta in Lombardia un saldo percentuale positivo del 25,3% , mentre nel lodigiano il saldo è pari a 10,7 punti percentuali. Per quanto riguarda la domanda interna, il saldo tra segnalazioni di segno opposto è positivo per il 14% a livello regionale e solo per il 3,6% a livello provinciale. La domanda estera raccoglie prospettive positive in Lombardia con un saldo del 22,7%, mentre nel lodigiano l’indicazione delle imprese intervistate è negativo (-4,2%). Analogamente per l’occupazione: +5,6% il saldo lombardo, -3,3 quello lodigiano. Nel presentare il quadro delle previsioni il lodigiano conferma dunque la sua tradizionale “cautela”. A settembre essa è risultata forse più accentuata per il carattere stagionale presente nel trimestre e che ha finito con l’avere implicazioni anche per le stime sul futuro. Un secondo aspetto tuttavia è senz’altro da attribuire alla bolla finanziaria che ha creato turbolenza nel sistema internazionale e che suggerisce agli imprenditori una certa accortezza nel formulare le previsioni . . |
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