Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 13 Novembre 2007
 
   
  PARI OPPORTUNITÀ: ASSOCIAZIONI FEMMINILI DEL TRENTINO INSIEME PER UN’EQUA RAPPRESENTANZA DI GENERE NELLE LISTE ELETTORALI

 
   
   Trento, 13 novembre 2007 - – Le donne sono la parte maggioritaria della nostra società, eppure nelle istituzioni (e non solo in quelle) contano ancora poco. Oggi in Italia la percentuale delle donne in Parlamento è del 16 per cento; va un po’ meglio al Governo dove la percentuale sale ma di poco (siamo al 24 per cento). Le elezioni comunali del 2005 attestano solo un 32 per cento di donne elette (nel 2000, senza quote, negli stessi comuni le donne elette sono state il 19%). E in Trentino? Oggi le donne con la carica consigliere comunale sono 603, il 26% del totale. Troppo poco insomma per realizzare anche solo lontanamente quello che la stessa Costituzione prevede, cioè che “tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza”. Occorre un’azione politica vasta e condivisa, certo, ma serve anche una forte azione culturale, che coinvolga prima di tutto le stesse donne. È quanto hanno detto stamani le rappresentanti delle associazioni femminili del Trentino che, con il sostegno dell´Assessorato provinciale e della Commissione provinciale per le pari opportunità hanno deciso d realizzare un fronte compatto promuovendo una serie di azioni che sono state presentate ieri mattina in una conferenza stampa, presenti l´assessore Iva Berasi ed la vicepresidente della Cpo, Isabella Cubello. “Nonostante le norme costituzionali ed i principi della democrazia vadano nella direzione di sostenere l’eguale partecipazione di donne e uomini alla vita pubblica – è stato detto oggi - di fatto le leggi elettorali stentano ad inserire dispositivi per sostenere concretamente un’eguale opportunità nella candidatura. Anche la legge provinciale 2/2003, che per espressa previsione dell’art. 47 dello Statuto dovrebbe promuovere condizioni per la parità di accesso alle consultazioni elettorali al fine di conseguire l´equilibrio della rappresentanza dei sessi, non è attualmente in grado di dare attuazione alle disposizioni costituzionali e statutarie, prevedendo solamente un invito a promuovere la rappresentanza di entrambi i sessi nella formazione delle candidature (art. 25, c. 6)”. E proprio per sollecitare una modifica di questa legge le associazioni femminili del Trentino (vedi scheda) hanno deciso di unirsi ed individuare una modalità condivisa di azione e mobilitazione per introdurre un sistema di quote di genere nelle liste elettorali per l’elezione del Consiglio provinciale. All’incontro di stamani è stato sottolineato il fatto che la “volontà e la determinazione di raggiungere un obiettivo comune ha consentito alle associazioni di unirsi e di portare avanti un progetto importante, nonostante esse rappresentino espressioni molto differenti della società civile”. “In questo percorso – è stato aggiunto - il ruolo dell’Assessorato alle pari opportunità è stato quello di fungere da coordinamento, mettendo a disposizione le risorse e le strutture per consentire alle associazioni di incontrarsi rispettando comunque il loro ruolo di protagoniste nell’individuazione delle modalità con cui procedere”. Ecco dunque i risultati raggiunti finora: è stato anzitutto elaborato un documento condiviso da tutte le associazioni (v. Documento allegato) che definisce doveroso e urgente il riequilibrio, anche perché esiste il rischio di una invalidazione delle elezioni per incostituzionalità della normativa applicata. “Per la realizzazione di una parità reale – è stato spiegato oggi - sarebbe necessaria una eguale presenza di uomini e donne in lista (50%), tuttavia le associazioni ritengono di poter sostenere – quanto meno in questa fase - la scelta dei due terzi)”. È poi necessaria una precisazione del concetto di lista ai fini del calcolo delle percentuali. La decisione di sostenere il disegno di legge della giunta provinciale di modifica della legge elettorale (229/Xiii) ha portato ad un lungo lavoro fatto di confronti, ad esempio con lo stesso presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, o con i componenti della Iv Commissione permanente del Consiglio e con i Capigruppo consiliari ai quali è stato chiesto un impegno per accelerare l’iter di approvazione della proposta normativa. Stamani è stato presentato anche il depliant “50e50 – donna sai quanto conti?” che riassume i punti chiave dell’azione intrapresa dalle associazione femminili e che è in distribuzione in questi giorni. Scheda Documento Delle Associazioni Femminili: A. D. Ele Associazione Donne Elettrici, Acisyf – Casa Tridentina Della Giovane, Azzurro Donne, Coordinamento Donne Di Trentoi, Coordinamento Provinciale Donne Acli, Fidapa, Gruppo Donne Rendena, La Voce Delle Donne Di Cavalese, Mafalda, Slow-sport – Lente Ma Contente, Soroptimist International Club Di Trento, Arcilesbica “l’Altra Venere”, Associazione Donne In Cooperazione, Cooperativa Tagesmutter – Il Sorriso, Coordinamento Donne Pensionate Spi Cgil e Della Commissione Provinciale Per Le Pari Opportunita’ Tra Uomo E Donna “In tema di promozione di un’equa rappresentanza di genere” per l’audizione del 26 settembre 2007. La questione della scarsa presenza femminile nei luoghi della politica è un dato che, a sessant’anni dall’acquisizione dei diritto di voto da parte delle donne, fa registrare una sconfitta per la stessa democrazia. Il riequilibrio della rappresentanza di genere è un elemento essenziale per la realizzazione di una democrazia piena ed effettiva; è la democrazia stessa che chiede una presenza più paritaria, e il grado di partecipazione femminile alla vita pubblica può senz’altro essere letto come indice del grado di democratizzazione del nostro sistema politico. Le basi di legittimità delle azioni atte a favorire un’equa presenza di genere nella rappresentanza sono contenute nella Carta costituzionale. La lettura combinata dei nuovi articoli 51 e 117 della Costituzione, inoltre, non lascia spazio a dubbi, sul fatto che misure promozionali di un’eguale partecipazione di donne e uomini alla vita pubblica non sono solo legittime, ma ancor prima doverose. L’art. 51, infatti, afferma che “tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità fra uomini e donne” In particolare, poi, l’art. 117, al comma 7 stabilisce che “le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”. Non si può quindi ignorare come la Costituzione individui nella legislazione regionale uno strumento di attuazione specifico per il riequilibrio della rappresentanza. Ad eliminare qualsiasi residua incertezza sulla costituzionalità di disposizioni che promuovono le pari opportunità nella rappresentanza è intervenuta la sentenza n. 49/2003 della Corte costituzionale relativa alla legge elettorale della regione Valle d’Aosta. Ma la formulazione dei citati articoli della Costituzione va ben al di là di questo, imponendo misure di questo tipo, pena l’incostituzionalità di quelle normative che evitano di dare loro attuazione. Sulla base di tali considerazioni, che collocano la questione della partecipazione egualitaria sul terreno dei diritti costituzionalmente garantiti e dei doveri di una democrazia compiuta, le associazioni femminili del Trentino si mobilitano per sostenere la riforma della legge provinciale 5 marzo 2003, n. 2 (Norme per l´elezione diretta del Consiglio provinciale di Trento e del Presidente della Provincia), per quanto riguarda in particolare l’introduzione del principio di parità di genere nella formazione delle liste elettorali attraverso la previsione di quote riservate a ciascun genere. A tale scopo le associazioni si propongono di coinvolgere in modo attivo la società civile, e intendono partecipare altresì a tutti i momenti istituzionali dell’iter per l’approvazione della citata modifica legislativa. In questo contesto si inquadra la presente audizione davanti alla Prima Commissione permanente del Consiglio Provinciale, competente per l’esame dei disegni di legge di riforma della L. P. 2/2003, al fine di ribadire e sottolineare la necessità democratica di sostenere l’equità di genere nella rappresentanza. Si precisa inoltre che le associazione non mancheranno di presenziare ai lavori consiliari in aula, per sostenere il rispetto del diritto costituzionale ad una partecipazione egualitaria delle donne alla vita pubblica. L’apporto che le associazioni femminili intendono offrire al Consiglio provinciale riguarda principalmente i seguenti punti: - doverosità delle misure di riequilibrio Le citate modifiche costituzionali pongono in capo al legislatore provinciale l’obbligo di adeguamento ad esse della legislazione provinciale . La previsione di misure di parità non è un opzione rimessa alla scelta del Consiglio provinciale, ma un obbligo. Al Consiglio resta solo la discrezionalità di scegliere tipo e dimensione dell’intervento di riequilibrio, peraltro a sua volta sindacabile sotto il profilo della ragionevolezza ed attitudine delle misure prescelte a raggiungere il risultato costituzionalmente imposto. Non vi è dubbio infatti, per esempio, che una norma quale quella attualmente vigente sulla “comunicazione politica” (art. 26 l. P. N. 2/2003) non solo appare quasi ridicolmente blanda in funzione dell’obiettivo di riequilibrio, ma, in assenza di riserva specifica di posti in lista, finisce per divenire addirittura controproducente per il genere sottorappresentato. E’ chiaro invero che i partiti non hanno alcun interesse a mettere in lista soggetti che poi li vincolano nel momento della distribuzione degli spazi di comunicazione. Ne consegue che la normativa attuale non soddisfa i i requisiti minimi di costituzionalità alla luce dei nuovi artt. 51 e 117 Cost. In quanto non prescrive alcun limite minimo di rappresentanza di genere (anche a tacere del fatto che, come visto, produce addirittura effetti potenzialmente sperequativi a danno del genere sottorappresentato). L’intervento di modifica legislativa dunque è assolutamente doveroso. - loro urgenza L’intervento è infatti poi anche del tutto urgente, stante che le norme attuative delle nuove previsioni costituzionali non possono non trovare applicazione fin dalla prossima tornata elettorale. Di conseguenza la relativa legge deve essere approvata in Consiglio al più tardi entro la fine del corrente anno, anche tenuto conto dei tempi necessari per l’eventuale referendum confermativo previsto dallo Statuto di autonomia sulle leggi elettorali. - rischio di invalidazione delle elezioni per incostituzionalità della normativa applicata E’ appena il caso di sottolineare che, ove le modifiche auspicate non venissero introdotte per tempo, le stesse elezioni provinciali o quantomeno i loro risultati sarebbero a grave rischio di annullamento. Ogni atto della procedura elettorale sarebbe infatti suscettibile di contestazione davanti al giudice, il quale non potrebbe non sollevare la questione incidentale di incostituzionalità della legge provinciale per contrasto con gli artt. 51 e 117 Cost. In proposito le associazioni femminili che vengono oggi ascoltate dal Consiglio annunciano fin d’ora la propria intenzione di dare corso – nel caso di mancata approvazione della legge – ai necessari rimedi giurisdizionali - merito della soluzione prescelta Nel merito della scelta legislativa, le associazioni osservano che per la realizzazione di una parità reale sarebbe necessaria una eguale presenza di uomini e donne in lista (50%), tuttavia esse ritengono di poter sostenere – quanto meno in questa fase - la scelta dei due terzi, ossia la scelta operata da quelle proposte di legge (fra cui il ddl di iniziativa della Giunta Provinciale n. 229/Xiii) che richiedono che in ciascuna lista di candidati nessuno dei due generi possa essere rappresentato in misura superiore a due terzi del numero dei candidati della lista. Ritengono infatti che si possa trattare della misura minima necessaria in funzione del raggiungimento dello scopo costituzionalmente prescritto. - precisazione del concetto di lista ai fini del calcolo delle percentuali Infine, sull’esperienza di quanto accaduto in applicazione della legge regionale sulle elezioni comunali, le associazioni ritengono necessario che la legge provinciale precisi esattamente che il concetto di lista al quale va fatto riferimento per il calcolo del rispetto delle percentuali prescritte non consenta di eludere la normativa di riequilibrio. Sulla base della formulazione testuale dell’art. 45 del t. U. N. 1L/2005, accade infatti, nelle elezioni per i Consigli comunali, che il calcolo venga operato sulla base del numero dei candidati “spettanti”, cioè del numero potenziale massimo di candidati inseribili nella lista, e non invece, come dovrebbe essere, del numero dei candidati effettivamente inseriti in lista (spesso inferiore a quello massimo ammissibile, con la possibilità che addirittura non risulti inserita alcuna donna). Si vuole evitare quindi che anche la nuova legge provinciale possa legittimare il medesimo meccanismo elusivo. A tale fine si propone che venga utilizzata la seguente formulazione: “In ciascuna lista di candidati nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati effettivamente inseriti in lista”. .  
   
 

<<BACK