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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Novembre 2007
 
   
  TERAPIA DEL DOLORE: IN ITALIA SOTTOTRATTATI OLTRE 8 PAZIENTI ONCOLOGICI SU 10

 
   
   Milano, 15 Novembre 2007 – Migliaia di pazienti con tumore continuano a soffrire inutilmente nel nostro Paese, a causa di trattamenti analgesici inadeguati. Nonostante le Linee Guida internazionali Oms ed Eapc raccomandino gli oppioidi forti come farmaci di prima scelta nel trattamento del dolore moderato-severo, l’Italia si colloca agli ultimi posti in Europa per il consumo di questa opzione terapeutica, che resta un tabù per molti nostri medici, anche a causa dell’eccessiva burocrazia che ne ostacola la prescrizione. Questo lo sconcertante scenario emerso dal simposio “Quali evidenze nelle strategie terapeutiche per il controllo del dolore cronico ed al bisogno?”, tenutosi oggi in occasione della prima giornata di lavori del Xiv Congresso Nazionale Sicp – Società Italiana di Cure Palliative e promosso, tra gli altri, da Mundipharma. Durante il suo intervento, Furio Zucco, Presidente Sicp, ha preso spunto dai risultati della recente ricerca Epic (European Pain in Cancer) sul dolore da cancro, condotta in 11 Paesi europei e in Israele su 4. 824 pazienti affetti da tumore, 457 dei quali italiani, per riflettere sulla situazione di arretratezza in cui versa il nostro Paese. Secondo la ricerca, il 95% dei pazienti oncologici italiani lamenta un dolore associato alla malattia (contro il 73% della media europea); il 98% di chi prova una sofferenza di grado moderato-severo riceve un trattamento, ma solo il 16% dei nostri connazionali (e il 24% degli europei) giudica realmente efficace la terapia prescritta per il proprio dolore. Ciò significa che più di 8 pazienti italiani su 10 risultano sottotrattati: il Bel Paese si trova, dunque, primo in classifica per incidenza del dolore ma tra gli ultimi per l’efficacia delle cure volte a sconfiggerlo, nonostante la disponibilità di trattamenti. Secondo i pazienti italiani, inoltre, lo specialista di riferimento è l’oncologo medico (a cui fa riferimento il 74% di loro), seguito dal terapista del dolore (12%): per un malato su 5, però, il medico curante si dedica esclusivamente al trattamento del tumore, disinteressandosi del dolore ad esso connesso. Il quadro delineato dalla ricerca Epic è confermato anche da una meta-analisi pubblicata nel 2007 su Annals of Oncology, che dimostra come la situazione non sia cambiata molto, nel corso degli ultimi decenni[1]. La review affronta la prevalenza del dolore oncologico, esaminando 52 studi apparsi negli ultimi 40 anni, dai quali risulta che circa un terzo dei pazienti lamentava una sofferenza di grado moderato-severo. Ciononostante, nel 57-76% dei casi, l’oncologo medico non ha chiesto al malato se provava dolore. Un’ulteriore testimonianza di questo preoccupante scenario è giunta dai dati presentati nel corso della giornata da Marco Filippini, Direttore Generale di Mundipharma. Tra la fine del 2006 e il 2007, in collaborazione con alcune associazioni che forniscono in Italia assistenza domiciliare integrata ai malati di tumore, Mundipharma ha promosso 3 diverse rilevazioni territoriali, per valutare la prevalenza del dolore da cancro. Degli 898 pazienti oncologici coinvolti, una percentuale compresa tra il 34 e il 43% ha giudicato poco o per nulla efficace il trattamento ricevuto per lenire la sofferenza. Al 16% del campione, inoltre, non era stata prescritta alcuna terapia in proposito, mentre al 9% erano stati somministrati solo farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), in palese contraddizione con quanto indicato dalle Linee Guida Oms ed Eapc. Gli stessi dati di consumo degli analgesici oppiacei illustrati da Filippini, dimostrano come, in Italia, si continui a combattere il dolore utilizzando soprattutto Fans e Coxib, sebbene le Linee Guida siano molto chiare nel limitare l’utilizzo di queste due classi farmaceutiche al dolore lieve-moderato. Nel periodo da Settembre 2005 ad Agosto 2006, Fans e Coxib hanno rappresentato circa il 2,2% del fatturato farmaceutico globale del mercato etico, mentre gli oppiacei deboli hanno pesato solo per lo 0,27% e quelli forti per lo 0,22%[2]. Una migliore cura del dolore non può prescindere dalla diffusione dei farmaci analgesici oppiacei, efficaci alleati nel lenire la sofferenza inutile. Il loro utilizzo, e quindi la possibilità di migliorare la qualità di vita dei pazienti, non deve più trovare ostacoli di natura legislativa, burocratica e culturale. .  
   
 

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