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Notiziario Marketpress di
Giovedì 15 Novembre 2007 |
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L´EUROPA E LA SFIDA ALLA GLOBALIZZAZIONE
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Bruxelles, 15 novembre 2007 - Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione hanno aperto un dibattito in Aula sul potenziamento della strategia europea per la crescita e l´occupazione per far fronte alla globalizzazione. Il Parlamento europeo adotterà oggi una risoluzione. Dichiarazione della Presidenza - Aprendo il dibattito, Manuel Lobo Atunes ha sottolineato che la globalizzazione è essenzialmente un fenomeno politico e non soltanto un fenomeno economico e tecnologico. Esso presenta due sfaccettature: da un lato i cittadini hanno perso posti di lavoro e si sono sentiti minacciati, dall´altro «sono stati creati nuovi posti, i livelli dei prezzi sono più bassi, il commercio è buono ed i servizi in crescita». Si tratta quindi di vedere «come gestire la globalizzazione», mantenendo il controllo politico. Il Ministro, in proposito, ha sottolineato che l´Europa «è in grado di guidare e plasmare la globalizzazione». Il «nuovo assetto istituzionale» previsto dal trattato riformato e il nuovo ciclo della strategia di Lisbona sosterrebbero l´approccio europeo. Tuttavia, ha rilevato come «la riforma debba essere ora accelerata» e vi debba essere una coerente strategia per far fronte alla globalizzazione. Secondo il Ministro, la migrazione è un tema principale in quanto «la crescita demografica dell´Unione è sempre più sostenuta dai flussi migratori», che contribuiscono a far fronte al basso livello di flessibilità del mercato all´interno della Comunità. Inoltre, la dimensione esterna della strategia di Lisbona è stata discussa di recente dal Consiglio, dando speciale rilievo all´instabilità del mercato finanziario e ai cambiamenti climatici. «L´europa è in grado ed ha il dovere di guidare il processo di globalizzazione», ha proseguito, e nel corso del Vertice di Lisbona del 13-14 dicembre prossimo verrà adottata una dichiarazione sul questo tema per dimostrare ai cittadini europei che i loro leader sono determinati ed impegnati per «accrescere la capacità dell´Unione di influenzare l´agenda della globalizzazione». Concludendo ha affermato che la Presidenza portoghese crede sinceramente che «l´Europa debba giocare un ruolo costruttivo a livello mondiale che sia più giusto e più bilanciato». Dichiarazione della Commissione Per José Manuel Barroso «la globalizzazione colpisce le nostre vite», ma dovrebbe essere anche vista come «un´opportunità per l´Unione di affermare i propri valori». Bisogna quindi identificare alcuni punti chiave e «abbiamo la responsabilità di proteggere i nostri cittadini senza però essere protezionisti». Occorre «essere aperti ma non naïf», in altre parole non ci deve essere «nessun passaggio gratuito per coloro che non rispettano alcuni principi». Inoltre, l´Europa ci guadagna «da un sistema basato sulle regole» e, ha osservato, l´esperienza dell´Unione «la pone in una posizione molto favorevole per fornire una buona base per una regolamentazione a livello globale». Ha poi sottolineato che, a partire dal 2005, quando la Strategia di Lisbona è stata rilanciata, sono stati creati quasi 6,5 milioni in più di posti di lavoro nell´Ue a 27 e 8 milioni di posti dovrebbero essere creati nel periodo 2007-2009. Quattro sono state le priorità cruciali: ricerca e innovazione, un contesto economico più propizio, maggior occupazione, nonché l´energia e il cambiamento climatico. Tali tematiche hanno fornito alla strategia «un punto focale più chiaro». Il Presidente ha poi posto l´accento sulla ricerca e l´innovazione, ricordando che la Commissione è favorevole all´aggiunta di una quinta libertà alle quattro già esistenti nel trattato, vale a dire «la libertà di circolazione della conoscenza all´interno dell´Ue». Prendendo atto che ci si deve concentrare maggiormente sulla «dimensione sociale» ha auspicato che il Consiglio approvi i principi della "flessicurezza" concordati tra le parti sociali prima dell´estate. Volgendo uno sguardo al futuro, ha quindi auspicato «una vigorosa attuazione delle riforme in sospeso, maggiore enfasi sulle capacità e sull´istruzione, concreti passi per portare l´Unione in un´economia a basso utilizzo di carbonio». Tuttavia, ha aggiunto, «abbiamo anche bisogno di fare di più per assicurarci che la strategia di Lisbona avanzi in modo uniforme in tutti gli Stati membri. Un ritmo più lento per la riforma in uno Stato membro ovviamente avrebbe ripercussioni sugli altri». In conclusione, ha sottolineato di credere che non sia solo nell´interesse europeo ma, nell´era della globalizzazione, «il mondo ha bisogno di un´Europa più impegnata». Interventi in nome dei gruppi politici Joseph Daul (Ppe/de, Fr) ha sottolineato che «la globalizzazione non è un concetto astratto, ma qualcosa che riguarda la vita di tutti i giorni». Infatti, «i cittadini si rivolgono a noi per trovare soluzioni», per proteggerli dal terrorismo, dai capricci dei mercati finanziari, dal vertiginoso aumento del prezzi dei cereali nonché da prodotti importati a buon mercato ma potenzialmente pericolosi. D´altra parte, «la globalizzazione deve essere giusta, smussare le differenze tra i paesi e migliorare la protezione sociale dei più poveri», mentre lo sfruttamento dei bambini non può essere tollerato. «L´apertura dell´Europa è un motore di investimento globale» e accettare gli standard europei «può aiutare a migliorare la qualità del controllo su scala mondiale». L´unione deve però assicurarsi che «Brasile, Cina e India si prendano le loro responsabilità». A suo parere, per sfruttare le nuove opportunità, l´Unione deve fare un passo in avanti negli investimenti per la ricerca e aiutare le piccole e medie imprese nel loro ruolo di motore di crescita. Ma deve anche aiutare i suoi cittadini a adeguarsi al cambiamento, per esempio agevolando l´apprendimento per tutto l´arco della vita. Inoltre, con il petrolio a 100 dollari il barile, l´Unione ha chiaramente bisogno di una politica energetica comune per assicurare efficienti forniture di energia pulita e ciò deve includere l´opzione del nucleare civile. Ha quindi concluso affermando che «l´Unione deve proteggersi senza essere protezionista». Per Martin Schulz (Pse, De) il tema del dibattito fa chiaramente capire che il Parlamento, il Consiglio e la Commissione devono discutere il loro ruolo in questo processo. I negoziati portati avanti per preparare la risoluzione hanno messo in luce non solo prospettive diverse sui rischi e sulle opportunità della globalizzazione, ma una vera «divisione» tra il gruppo Ppe/de e il gruppo socialista. Dichiarandosi poi d´accordo con alcuni punti evocati dal Presidente della Commissione, ha invitato i commissari a riconoscere che una politica economica comune deve essere basata sulla politica sociale, che comprende l´uguaglianza dei diritti a livello mondiale. Ha poi sottolineato che l´economia prima di tutto, intesa come deregolamentazione per massimizzare i profitti e la spinta della crescita a discapito della sicurezza sociale «può piacere alla destra», ma è «un approccio sbagliato» La Commissione europea chiaramente non è «un Eldorado socialista», tuttavia i politici di centro-destra dovrebbero portare avanti proposte atte a «rallentare» i capitalisti finanziari internazionali e il «selvaggio ovest capitalista che minaccia l´intera economia». Ha quindi aggiunto che «se non legiferiamo, il nostro elettorato ci riterrà colpevoli». Secondo Graham Watson (Alde/adle, Uk), «abbiamo appena ascoltato il linguaggio del passato». «India, Cina e Brasile hanno cavalcato l´onda dell´opportunità», mentre «troppi in Europa hanno paura dell´onda che si abbatterà su di essa». Infatti, ha ammonito, se l´Europa non si dà da fare perché i suoi leader - citando le preoccupazioni dei cittadini - contestano l´agenda europea, perderemo l´occasione di plasmare la globalizzazione in base all´interesse collettivo dell´Europa. Ha quindi sottolineato che non si deve convincere i cittadini bensì gli Stati membri: sondaggio dopo sondaggio ci è stato dimostrato che la maggior parte dei nostri cittadini vedono l´Unione europea - e non i governi nazionali - meglio piazzata per far fronte alla globalizzazione. Per il deputato «la divisione nelle nostre politiche non è più fra sinistra e destra su politiche economiche, ma tra quelli che rispondono alle sfide globali chiudendo la porta e quelli che sostengono una società aperta». Rilevando che se l´Unione utilizza la sua massa critica per permettere agli europei di controllare la globalizzazione, ha chiesto a Barroso «dove sono le vostre politiche? Dov´è la vostra tabella di marcia?». Ha quindi sostenuto che la comunicazione della Commissione è «ricca in retorica, ma piuttosto scarsa in proposte». Si è poi augurato che la prossima revisione del mercato unico sia l´occasione per idee circa crescita e occupazione ma anche per la politica di immigrazione legale, tenendo conto delle perplessità dei paesi di origine. A suo parere «se stiamo creando un mercato globale abbiamo bisogno di un contratto sociale globale nuovo, conciliando flessibilità e giustizia». E ciò include «un accordo equo per i paesi in via di sviluppo a Doha, un accordo sulle emissioni di carbonio a Bali e un approccio internazionale ai mercati finanziari, che si incentri su regole di cooperazione, convergenza di standard e equivalenza normativa». Mirosław Piotrowski (Uen, Pl) ha affermato che «la globalizzazione è un fenomeno irreversibile e qualcosa che certamente gli Stati membri devono tenere a mente e a cui rispondere di conseguenza». Infatti, «l´azione comunitaria non dovrebbe danneggiare l´economia dei suoi Stati membri». Facendo riferimento poi alla sfera politica, ha sottolineato che «un´azione non dovrebbe portare alla morte delle identità nazionali». Jean Lambert (Verdi/ale, Uk), facendo riferimento al documento della Commissione, ha dichiarato che «ciò che abbiamo visto è un fallimento totale di immaginazione vista la situazione cui dobbiamo far fronte». Riferendosi poi al punto dove si parla di affrontare una terza rivoluzione industriale, ha commentato che «dobbiamo imparare la lezione dalle precedenti rivoluzioni industriali». Pur dicendosi d´accordo sulla necessità di riequilibrare il commercio e le dimensioni sociale e ambientale della globalizzazione, ha aggiunto che «stiamo ancora discutendo come se fosse la quantità a contare e non la qualità». Si è poi rallegrata per la conferenza della Commissione su questo tema prevista la prossima settimana, ma ha ricordato che le linee guida in questo campo devono essere riviste. Lisbona e Goteborg devono ancora essere integrate e «questa è la sfida». Jiří MaŠtálka (Gue/ngl, Cz) ha innanzitutto criticato la risoluzione comune sulla globalizzazione, affermando che «non riflette per niente gli interessi europei e tanto meno quelli della maggior parte dei cittadini europei». Infatti, non offrirebbe proprio niente ai cittadini ed il messaggio sarebbe: «globalizzazione: che vi piaccia o no». Bisogna a suo avviso fare qualcosa contro gli effetti contrari ed il suo gruppo si concentra sulla riduzione della povertà e, tra l´altro, «le risorse disponibili devono essere impiegate per dare alla gente il diritto a salari equi e salari minimi». Godfrey Bloom (Ind/dem, Uk), criticando il discorso del Presidente francese Sarkozy ha affermato che era «un inganno». Ha quindi accusato il Presidente francese di ipocrisia : «ha detto di aver sostenuto il libero commercio ma, se altri paesi erano a favore del protezionismo, lo sarebbe stato anche lui. Ha sostenuto la democrazia. I cittadini avevano il diritto di sentire ascoltata la loro voce. Ma questa sembra essere stata ignorata in quanto i francesi e gli olandesi sono stati ignorati». I francesi non potranno avere un altro referendum «perché ciò potrebbe portare a un referendum inglese e, naturalmente, tutti sappiamo che i britannici rigetterebbero la nuova Costituzione . Scusate, trattato». Dimitar Stoyanov (Its, Bg) ha voluto «ricordare alla Commissione e al Consiglio che la globalizzazione è un processo che di per sé non esiste», ma anche che «la politica europea determinerà se la globalizzazione avrà un futuro o meno». Ha quindi chiesto se «la Commissione intende sviluppare o rallentare il processo». A suo parere il mercato unico non è una garanzia di sviluppo per l´Europa. Rivolgendosi poi al Consiglio che aveva sottolineato l´importanza della competitività globale ha aggiunto che ci sono molti paesi europei che non potrebbero nemmeno lavorare nel mercato unico. Concludendo ha anticipato che «la strategia di Lisbona fallirà in Bulgaria, poiché non era pronta a unirsi all´Europa». Interventi dei deputati italiani Marco Cappato (Alde/adle, It) ha anzitutto sottolineato che, nel corso del dibattito, ci sono stati interventi che hanno messo in contrapposizione la libertà economica con la garanzia e la protezione dei diritti sociali e la lotta contro la povertà. A suo parere, invece, contrapporre questi elementi «è roba del secolo scorso e non è più l´attualità politica della nostra Europa». A suo parere, infatti, è «fondamentale» garantire il massimo delle regole nella libertà economica contro i monopoli, per la trasparenza dei mercati finanziari, per fare pagare i costi dell´inquinamento ambientale. Ma, sul piano dei diritti sociali, «quello che oggi ci impedisce nei nostri paesi di aiutare i più poveri, sono esattamente dei sistemi di sicurezza sociale vecchi, che garantiscono le corporazioni, il lavoro organizzato e che non aiutano i disoccupati, quelli che rimangono fuori dalle garanzie e dalla protezione sociale». Ha quindi sottolineato che in Italia vige un sistema «che quasi obbliga ad andare in pensione a 58, 59 anni e, al tempo stesso, solo il 20% dei disoccupati ha una protezione sociale». «Ecco qual è il problema dei più poveri», ha concluso, «non la globalizzazione o la libertà economica, ma la vecchiezza, il fatto che sono passati, sono antichi, vanno rinnovati e su questo la strategia di Lisbona e la Commissione può aiutare i meccanismi della sicurezza sociale». . |
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