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Notiziario Marketpress di Martedì 27 Giugno 2006
 
   
  BANCHE, IMPRESE E ISTITUZIONI INSIEME PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELL’ECONOMIA

 
   
  Roma, 27 giugno 2006 - Banche, imprese e istituzioni insieme per l’internazionalizzazione dell’economia italiana e per rilanciare la crescita e la competitività del Sistema-italia. Il punto sulle strategie e gli strumenti utili ad affrontare le nuove sfide dei mercati globali è stato fatto nel corso del primo “Forum internazionalizzazione” – la due giorni in corso ieri e oggi a Roma, organizzata da Abi, Confindustria e Ice, in collaborazione con il Ministero per il Commercio Internazionale e le politiche europee. “L’internazionalizzazione – ha detto aprendo i lavori del Forum il Presidente dell’Abi Maurizio Sella – è un fattore fortemente strategico per un Paese che vuole rilanciare la propria economia e ricominciare a crescere. In questa direzione – ha aggiunto Sella - la creazione di un ministero per le relazioni economiche e commerciali con i mercati esteri potenzia le funzioni di quella ‘cabina di regia’ indispensabile per assicurare - anche tramite l’assunzione di impegni precisi di politica estera e di diplomazia commerciale – il necessario coordinamento delle diverse componenti del Sistema Paese che sostengono l’internazionalizzazione. È essenziale – ha concluso il Presidente dell’A Bi – lavorare per accrescere gli investimenti esteri da e verso l’Italia. Va inoltre dedicata un’attenzione particolare all’industria turistica, perché il nostro Paese deve riuscire ad attrarre quote crescenti di visitatori”. Nato all’indomani di un ciclo di missioni economiche all’estero che in due anni ha portato Abi, Ice e Confindustria – al fianco delle istituzioni - in Cina, India, Bulgaria, Turchia, Brasile ed Emirati Arabi Uniti, il “Forum” mira a diventare un appuntamento fisso per discutere di internazionalizzazione con tutti i protagonisti della scena economica italiana. I risultati delle missioni economiche, infatti, confermano l’importanza e l’efficacia dell’impegno congiunto di banche, imprese e istituzioni. Tra il 2004 ed il 2005, le esportazioni italiane nei Paesi visitati sono cresciute in modo significativo: +9,6% in Turchia, +15% in Bulgaria, +26% in India e +4,7% in Cina (+34% nella sola provincia di Jiangsu dove si è svolto il Business Forum Italia- Cina). “Per quanto riguarda le banche italiane - ha osservato il direttore generale dell’A Bi Giuseppe Zadra - l’internazionalizzazione si è confermata un altro fronte importante sul quale il settore svolge un ruolo cruciale e centrale al fianco delle imprese, sia accompagnando gli imprenditori italiani all’estero, sia facendo da apripista sui nuovi mercati emergenti”. Al forum – che nel corso della seconda giornata prevede una serie di sessioni tecniche dedicate a mercati strategici per l’economia italiana come Cina, India e Turchia, oltre ad uno specifico convegno organizzato insieme con l’Unione delle Banche Arabe presso l’Hotel Cavalieri Hilton di Roma – sono intervenuti per discutere di internazionalizzazione, oltre al Ministro per il Commercio Internazionale Emma Bonino, tra gli altri il Presidente dell’Ice Umberto Vattani, il Presidente del Comitato tecnico per il credito alle Pmi di Confindustria Francesco Bellotti e il Presidente del Consiglio del Centro per il Commercio estero della Cina Zhang Zhigang. L’evento è stato anche l’occasione per presentare i libri: “Internazionalizzazione e servizi finanziari per le imprese” curato dal professor Fabrizio Onida e “Banche italiane e internazionalizzazione: strategie e casi di successo” a cura di Marco Oriani, entrambi editi da Bancaria editrice. In particolare, nel volume “Internazionalizzazione e servizi finanziari per le imprese” Onida traccia un identikit dettagliato delle imprese italiane che vanno all’estero e del loro rapporto con gli strumenti finanziari e con le banche chiamate a sostenerle nelle nuove sfide dei mercati globali. Ecco, in sintesi, i principali risultati emersi dallo studio che ha impegnato per oltre due anni un nutrito gruppo di studiosi universitari e ha coinvolto quattromila tra grandi, piccole e medie imprese italiane esportatrici ed un campione rappresentativo delle banche italiane chiamate a rispondere ad oltre duecento domande sul tema dell’internazionalizzazione. Le imprese italiane si internazionalizzano? Sì, oltre il 60% delle intervistate progetta di “andare all’estero” nell’immediato futuro Dall’indagine emerge anzitutto che negli ultimi dieci anni le esportazioni e i lavori all’estero sono divenuti un’attività rilevante per la maggior parte delle imprese, mentre le attività di internazionalizzazione più complesse sono un’esperienza relativamente più recente. Poco più del 30% del campione dichiara di avere effettuato accordi di fornitura e di collaborazione tecnica e commerciale all’estero negli ultimi cinque anni di attività, mentre gli investimenti diretti esteri a fini commerciali sono stati realizzati nello stesso periodo da quasi il 32% delle imprese intervistate. D’altra parte, i questionari mettono in evidenza una sempre maggiore tendenza delle imprese italiane a internazionalizzarsi: più del 60% delle aziende, infatti, dichiara di avere intenzione di espandere la propria attività all’estero nell’immediato futuro. Quali sono i mercati “preferiti” dagli imprenditori italiani? Quelli europei, ma cresce l’interesse anche per Cina, India e Brasile L’esportazione delle imprese campione si concentra soprattutto nei paesi dell’Unione europea a 15 (oltre il 65% delle aziende vi realizza più della metà delle proprie esportazioni) e nell’area che comprende Stati Uniti, Canada e Messico (rilevante per più del 40% delle imprese). Il resto dell’Europa occidentale e orientale rappresenta un mercato importante anche se costituisce una percentuale limitata delle esportazioni totali per la maggior parte delle imprese. In crescita le esportazioni verso Paesi emergenti come la Cina, l’India, l’America latina e in particolare il Brasile. Sul fronte dell’attività produttiva, la quasi totalità del campione mantiene una parte della propria produzione in Italia e per quasi il 90% essa rappresenta più della metà della produzione totale. Anche in questo caso, comunque, la meta preferita dalle aziende sono i Paesi dell’Unione europea a 15, gli Stati Uniti, il Canada e il Messico. In aumento anche l’interesse del mondo imprenditoriali italiano per il mercato cinese (il 7% del campione vi ha fatto investimenti produttivi) e quello indiano. Quali sono gli strumenti finanziari più richiesti dalle imprese che vanno all’estero? Il credito a breve termine, mentre ci sono ancora ampi margini di diffusione degli strumenti di finanza strutturata Fra i servizi di finanziamento prevale nettamente l’uso del credito a breve termine, seguono le richieste di credito a medio/lungo termine, cioè a scadenza superiore ai 18 mesi e di finanziamenti agevolati a carico dello Stato. L’utilizzo di strumenti di finanza strutturata come il project financing è limitato, mentre è pressoché nullo l’utilizzo di contratti particolari, come lo scambio commerciale in compensazione, diffuso soprattutto nei paesi poveri di risorse valutarie e ricchi di materie prime, il leasing internazionale e l’assunzione di partecipazioni da parte dell’intermediario finanziario. Dividendo il campione in imprese solo esportatrici ed altre, emerge come solo le seconde manifestano un certo grado di richiesta di strumenti di finanziamento più complessi del normale credito all’esportazione, inclusi i finanziamenti agevolati per la penetrazione commerciale dei mercati, la partecipazione a gare, e così via. Solo un numero che varia fra un sesto e un terzo delle imprese intervistate, infine, chiede alle banche servizi di assistenza-consulenza elementari, come informazioni generali su mercati, fiere e mercati e clienti-partner, oltre a servizi a maggior valore aggiunto come consulenza legale-fiscale e sulla copertura dei rischi. Complessivamente, dunque, ci sono ancora ampi margini di diffusione degli strumenti relativamente complessi ed evoluti di finanziamento dei processi di internazionalizzazione. I prodotti offerti dalle banche italiane per supportare l’internazionalizzazione soddisfano le imprese? Sì, la qualità dei servizi è giudicata ottima Quanto al grado di soddisfazione degli imprenditori per i servizi ricevuti, per il breve termine e il credito a medio/lungo termine il giudizio è molto buono in più di metà delle risposte e non risulta pressoché mai insufficiente. “Buono-ottimo” anche il giudizio sulla qualità dei servizi più complessi e personalizzati, come le ricerche di mercato, la ricerca clienti-partner, i rapporti con le autorità locali, l’assistenza nella preparazione e partecipazione a gare per commesse, il recupero crediti, la consulenza per finanziamenti agevolati nazionali e internazionali, la consulenza preliminare per la copertura di fabbisogni finanziari. .  
   
 

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