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Notiziario Marketpress di Mercoledì 28 Giugno 2006
 
   
  "LE MILLE E UNA SETA" PERSONALE DI DANILO MAESTOSI ROMA, COMPLESSO DEL VITTORIANO

 
   
   Roma, 28 giugno 2006 - "Rivivono avventure, evocano luoghi che hanno attraversato, meraviglie che li hanno incantati: le cupole di Istambul, le morbide tavolozze delle moschee di Isfahan e Samarcanda, i templi in rovina di Palmira ed Eliopoli, castelli arroccati su aspre colline che hanno cambiato più volte guarnigioni e bandiere, i padiglioni di lacca delle città proibite, i souk di Gerusalemme e Damasco. Non so se questa notte di destini, fruscii e colori incrociati appartenga alla cronaca o alla leggenda. L´ho immaginata guardando da piccolo i campioni che mio padre, un mercante di seta anche lui, accarezzava sulla sua scrivania. E ho provato a fissare il ricordo nei quadri di questa mostra. " (D. Maestosi). Tra fiabesche atmosfere da "Mille e una notte", suggestioni rubate alle calde tonalità della sabbia del deserto e ai rossi tramonti orientali, sognanti armonie cromatiche sospese tra africani cieli stellati e magici fruscii di stoffe preziose, dal 27 giugno al 5 luglio 2006 la Sala Giubileo del Vittoriano ospita la personale di Danilo Maestosi "Le mille e una seta": una quarantina di opere tra tecniche miste, olii, tempere, acrilici, pastelli, collage, che raccontano di viaggi tra paesaggi dell´anima, sulle vie della seta, sulle tracce di un filo incantato tra sogni, fantasie, ricordi, percorsi immaginati. La mostra "Le mille e una seta", promossa dal Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali -, dalla Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche della Cultura, della Comunicazione e dei Sistemi Informativi, e dall´Associazione Stampa Romana, è organizzata e prodotta da Comunicare Organizzando. La mostra A due anni di distanza dalla mostra "Lunario", Danilo Maestosi torna al Vittoriano con un´altra personale a tema che suggerisce paesaggi dell´anima a due dimensioni che rifiutano gli artifici della prospettiva e offrono una visione frontale. Su tutto un inarrestabile flusso cromatico frutto di un´immaginazione fervidissima che con la leggerezza e lo splendore di un filo di seta sottile come un ricordo costruisce eleganti arabeschi tra vaporose tempere blu indaco, verdemare, aranciati intrisi di sole. Simili a sogni, svaporano visioni come Il padiglione di bambù, Il mercante di tappeti, Le vasche del tintore, Lanterne Rosse, Notturno d´oppio, La notte attorno al fuoco, L´invasione dei Mongoli, Il vento del deserto. Il suggestivo titolo "Le mille e una seta" ispirato ad uno dei capolavori della letteratura araba e mondiale con la sua frusciante allusione all´inesauribile fascino de "Le mille e una notte" incornicia motivi e intenzioni che hanno ispirato questo nuovo ciclo di lavori e che riaffiorano in modo costante nella pittura di Danilo Maestosi. Innanzitutto l´idea del viaggio, come tragitto d´identità, memoria e scoperta. Il percorso è qui segnato dalle tappe toccate dalle carovane di mercanti che seguivano le vie della seta, dalla Cina all´Europa, attraverso le steppe dell´Asia centrale, gli altopiani dell´Afghanistan e dell´Iran, i porti dell´India, i deserti dell´Arabia, della Siria e dell´Iraq fino al Mediterraneo. Come scrive Claudio Strinati, l´Artista "ha raccolto uno spunto che sembra veramente provenire da un passato remotissimo e che, pure, incombe sull´oggi e, anzi, è talmente ricco di conseguenze da provocare la passione e il coinvolgimento di gente da ogni parte della terra. Si tratta del fatale incontro Oriente-occidente che si è dimostrato capace di nutrire l´immaginario di innumerevoli generazioni e che Danilo Maestosi ha posto al centro della sua attitudine evocativa. " In secondo luogo l´idea di un tempo circolare che intreccia come fili di uno stesso gomitolo archeologia, storia e cronaca. In terzo luogo il piacere della narrazione e del racconto, la pittura come una prosecuzione ideale della scrittura, che ne dilata le suggestioni e ne prende a volte in prestito i segni: nei quadri in mostra molti i rimandi ai motivi decorativi delle sete cinesi e al fascinoso potere evocativo dell´alfabeto arabo e degli ideogrammi cinesi. Quarto motivo: il desiderio di esplorare, nel clima di conflitto, paure ed esasperato rigetto che domina oggi i rapporti tra due culture originate da una stessa matrice, i rapporti e i punti d´incontro fra Occidente ed Oriente. E infine un eco autobiografico: un omaggio ad Athos Maestosi, il padre del pittore, commerciante di seta. Così, i dipinti in mostra si offrono alla vista come stoffe sontuose, tappeti arabescati, pizzi, merletti, morbide sete. Tutti noi abbiamo dentro qualcosa della nostra infanzia: ricordi, odori, immagini, colori che occhieggiano qua e là nella memoria. "Danilo Maestosi riproduce nei suoi quadri i riflessi fiabeschi dei ritagli che suo padre, mercante di seta, esponeva sulla sua scrivania: così i luccichii di quei ricordi diventano colori, ombre e luci, ripercorrendo una via della seta tutta particolare, vissuta dall´artista attraverso le sue sensazioni. Nelle sue "Mille e una seta" c´è l´emozione del bambino, ma c´è anche la conoscenza attenta di una tradizione nata in Cina cinquemila anni fa e approdata in Occidente da due millenni, una lunga via della seta che ha attraversato i secoli e i continenti portando con sé il gusto del bello. " (G. Borgna). Maestosi ha operato così una singolare contaminazione tra elementi della sua storia personale e suggestioni derivanti da una sperimentata tempra di viaggiatore incantato da mondi reali e immaginari. La sua è infatti "un´arte emotiva e realmente "sentimentale" perché vuole rendere il fascino della percezione e la seduzione di ciò che appare desiderabile e misterioso nel contempo. " (C. Strinati). L´artista Danilo Maestosi, sessantadue anni, una lunga carriera di giornalista: ha lavorato per il Tempo, per la Rai come inchiestista, commentatore e critico teatrale, per Paese Sera e per l´Ansa. Dopo due anni di lavoro nel cinema con la Gaumont è entrato a far parte della redazione de Il Messaggero, dove si occupa di arte, archeologia, architettura, ambiente. Dipinge da almeno venti anni "per dare aria a un´anima che il dovere della scrittura mandava raramente in vacanza". Da otto anni ha iniziato un´attività espositiva sempre più intensa. .  
   
 

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