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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Novembre 2007
 
   
  LIBERA CIRCOLAZIONE NELL´UE: RISPETTO DELLE LEGGI E LIMITI PRECISI ALLE ESPULSIONI

 
   
  Bruxelles, 19 novembre 2007 - La libera circolazione nell´Ue è un diritto fondamentale, ma occorre che tutti i cittadini rispettino le leggi. E´ quanto afferma il Parlamento sottolineando che la direttiva europea in materia pone limiti ben precisi alla possibilità di espellere cittadini verso i loro paesi d´origine. Si compiace poi dell´iniziativa italo-rumena e chiede una strategia per l´inclusione sociale dei rom. Esprime critiche al commissario Frattini per talune sue dichiarazioni rilasciate alla stampa. Approvando con 306 voti favorevoli, 186 contrari e 37 astensioni una risoluzione sostenuta da Pse, Alde, Verdi/ale e Gue/ngl, il Parlamento ribadisce il valore della libertà di circolazione delle persone quale principio fondamentale dell´Unione europea, «parte costitutiva della cittadinanza europea ed elemento fondamentale del mercato interno». Esprime poi dolore per l´assassinio della signora Reggiani e presenta sentite condoglianze ai suoi familiari. Allo stesso tempo riafferma l´obiettivo di fare dell´Unione «uno spazio in cui ogni persona può vivere vedendosi garantito un elevato livello di sicurezza, libertà e giustizia». Il rispetto delle leggi di ogni paese membro, pertanto, «è una condizione essenziale per la coesistenza e l´inclusione sociale nell´Unione» e «ogni individuo ha l´obbligo di rispettare le leggi in vigore nello Stato membro in cui si trova» e il diritto dell´Unione europea. Il Parlamento, inoltre, invita gli Stati membri a procedere più rapidamente al rafforzamento degli strumenti di cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale per garantire una lotta efficace contro la criminalità organizzata e la tratta degli esseri umani, garantendo al contempo un quadro uniforme di garanzie procedurali. D´altra parte, ricorda che la direttiva 2004/38/Ce inquadra la possibilità di allontanare un cittadino dell´Unione «entro limiti molto precisi». La direttiva, precisano i deputati, prevede tale facoltà per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica, che non possono essere invocati per fini economici. I provvedimenti, inoltre, devono essere proporzionati e fondati esclusivamente sul comportamento personale dell´individuo, sulla base di una valutazione della situazione personale dell´interessato. Questo deve poi essere informato in modo circostanziato e completo sui motivi del provvedimento, riportando l´indicazione dell´organo dinnanzi a cui può opporre ricorso. D´altra parte, le sanzioni previste dagli Stati membri devono essere effettive e proporzionate. La possibilità di allontanamento se il cittadino diventa un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale è subordinata a un esame approfondito del caso individuale e, in nessun caso, quest´unica condizione può giustificare l´allontanamento automatico. Il Parlamento ribadisce poi che «qualsiasi legislazione nazionale deve rispettare rigorosamente tali limiti e garanzie», mentre le espulsioni collettive «sono proibite dalla Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea e dalla Convenzione europea dei diritti dell´uomo». In proposito, insistendo sul fatto che «la responsabilità penale è sempre personale», respinge il principio della responsabilità collettiva e riafferma con forza la necessità di lottare contro qualsiasi forma di razzismo e xenofobia e qualsiasi forma di discriminazione e stigmatizzazione basate sulla nazionalità e sull´origine etnica, come previsto dalla Carta dei diritti fondamentali. Il Parlamento, precisa inoltre di aspettarsi dalle personalità pubbliche che si astengano da dichiarazioni «che rischiano di essere intese come un incoraggiamento alla stigmatizzazione di determinati gruppi di popolazione». Compiacendosi in seguito della visita effettuata dal Primo ministro rumeno in Italia e della dichiarazione congiunta di Romano Prodi e Cặlin Tặriceanu, il Parlamento manifesta il proprio appoggio all´appello dei due Primi ministri per l´impegno dell´Unione europea a favore dell´integrazione sociale delle popolazioni meno avvantaggiate e della cooperazione fra gli Stati membri sulla gestione dei movimenti della loro popolazione, in particolare mediante programmi di sviluppo e di aiuto sociale inclusi nei Fondi strutturali. Nel ricordare poi alla Commissione l´urgenza di presentare un progetto di direttiva orizzontale contro tutte le discriminazioni, ritiene che la protezione dei diritti dei Rom e la loro integrazione «costituiscano una sfida per l´Unione europea nel suo complesso». Invita pertanto la Commissione ad elaborare «senza indugio» una strategia globale per l´inclusione sociale dei Rom, facendo ricorso ai fondi europei esistenti per sostenere le autorità nazionali, regionali e locali nei loro sforzi. Propone inoltre l´istituzione di una rete di organizzazioni che si occupino dell´inclusione sociale dei Rom nonché la promozione di strumenti volti ad aumentare la consapevolezza in materia di diritti e doveri dei Rom. La Commissione è poi invitata a presentare senza ritardi una valutazione esauriente dell´attuazione a livello nazionale della direttiva 2004/38/Ce e a presentare proposte. Il Parlamento, inoltre, incarica la propria commissione parlamentare competente di effettuare entro il 1° giugno 2008, in collaborazione con i parlamenti nazionali, una valutazione dei problemi di recepimento di tale direttiva «in modo da mettere in evidenza le migliori prassi nonché le misure che potrebbero portare a discriminazioni tra i cittadini europei». Con 290 voti favorevoli, 220 contrari e 21 astensioni, ha approvato un paragrafo in cui si afferma che le recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa italiana da Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione, in occasione dei gravi episodi verificatisi a Roma, «siano contrarie allo spirito e alla lettera della direttiva 2004/38/Ce». Direttiva, è precisato, «che gli si chiede di rispettare pienamente». A tale proposito, prima di iniziare, la sessione di voto, il Presidente del Ppe/de, Joseph Daul, ha condannato «l´attacco personale» al Vicepresidente Frattini, denunciandone il carattere politico e «indegno» promosso dai socialisti italiani. Ha anche voluto precisare che il suo gruppo sostiene i rumeni e gli altri cittadini europei che rispettano le leggi e che la libera circolazione è una questione legata ai valori. Il leader del Pse, Martin Schulz ha sottolineato che il commissario, nel corso del dibattito, ha reagito in modo moderato agli interventi di taluni deputati. Ha poi precisato che la risoluzione intende solo stigmatizzare il fatto che Frattini ha fornito informazioni non corrette alla stampa italiana ed è compito del Parlamento correggerlo. Ha quindi concluso che il suo collega Daul ha fatto questa dichiarazione «sotto le pressioni di Forza Italia, e non c´è altro da dire». Monica Frassoni (Verdi/ale, It) ha affermato che «le dichiarazioni di Daul si commentano da sole». Ha poi insistito sul fatto che il Parlamento ha il «diritto sovrano» di criticare i commissari e Frattini ha interpretato in modo sbagliato il diritto comunitario. Queste affermazioni sono stata sostenute anche dal leader dell´Alde, Graham Watson, e dal Presidente della Gue/ngl, Francis Wurtz. Antonio Tajani (Ppe/de, It) ha invece chiesto di valutare l´ammissibilità del paragrafo contestato in quanto contempla un attacco personale al Vicepresidente e creerebbe «un disdicevole contrasto tra il Parlamento e la Commissione per motivi di politica interna». Ha quindi chiesto che la risoluzione sia votata senza tale paragrafo e che i suoi promotori lo ritirino. Dibattito in Aula (12 novembre 2007) Dichiarazione della Commissione - Franco Frattini ha anzitutto sostenuto che la Commissione segue con molta attenzione quanto avviene in Italia. Si è poi detto lieto per la cooperazione tra Italia e Romania e la Commissione farà sì che i diritti dei rumeni siano rispettati. Dopo aver ricordato i casi in cui la direttiva Ue prevede l´espulsione, ha sottolineato che questa deve essere decisa caso per caso, rispettando le garanzie previste. La Commissione, ha aggiunto, valuterà il decreto-legge adottato in Italia, una volta che sarà adottato definitivamente dal Parlamento. Il Vicepresidente della Commissione ha poi sostenuto che la direttiva Ue è sufficientemente precisa per essere direttamente applicabile. Occorre quindi che il diritto di ricorso sia garantito ai cittadini cui si ingiunge l´espulsione. Dicendosi poi preoccupato per le manifestazioni xenofobe e razziste che hanno accompagnato l´adozione del decreto, ha sottolineato come la comunità rom sia molto numerosa in Europa e che occorre quindi realizzare sforzi per favorire la sua integrazione. Sforzi, ha precisato, che deve attuare anche la stessa comunità rom. Ha quindi voluto evidenziare la doppia discriminazione patita dai bambini rom: subiscono il pregiudizio per la loro origine e, contemporaneamente, sono spesso sfruttati dalla loro stessa comunità, vivono in ambienti insalubri, sono costretti a delinquere e non hanno accesso all´istruzione. Nel tutelare gruppi interi, ha ammonito, «si rischia di non proteggere i diritti dei singoli». A suo parere, occorre quindi aiutare Italia e Romania con tutti i mezzi esistenti. A livello comunitario, ha precisato vi sono il Fondo sociale, i fondi per lo sviluppo regionale e gli stanziamenti a favore dell´istruzione. L´ue ha già concesso 270 milioni di euro a favore dei rom, altri 60 milioni sono stati resi disponibili a Romania e Bulgaria nel periodo 2004-2006, le quali potranno contare su ulteriori fondi per il periodo 2007-2013. Ha quindi ricordato che esiste una direttiva europea contro ogni forma di discriminazione che si applica anche ai rom. La Commissione, ha concluso, non tollererà nessuna forma di discriminazione nei confronti di cittadini europei e, allo stesso tempo, sosterrà gli Stati membri che intendono proteggere i propri cittadini dalla criminalità. Interventi in nome dei gruppi politici - Antonio Tajani (Ppe/de, It), ringraziando il commissario «per le proposte, le idee, i contenuti e i valori difesi nel suo intervento», ha osservato che la riunificazione dell´Europa ha portato ad un crescente movimento di cittadini all´interno dell´Unione che, in alcun casi, «si è trasformato in vero evento migratorio». Come è accaduto in Italia dove sono presenti «circa mezzo milione di cittadini rumeni». Ha poi sottolineato che la direttiva Ue intende garantire sia il diritto alla libera circolazione dei cittadini europei sia quello degli Stati membri di espellere coloro che non rispettano le regole, compresa «la capacità di autonomo sostentamento». In proposito, ha quindi affermato che, in Italia, la direttiva è stata applicata «in ritardo e in maniera lacunosa», permettendo così la permanenza nel Paese «di molti cittadini che, se espulsi, non avrebbero commesso delitti in Italia». Sostenendo poi che sono stati commessi reati che hanno scosso l´opinione pubblica da parte di persone che avevano passaporto di un paese europeo ed esprimendo solidarietà a tutte le famiglie delle vittime, ha condannato sia le violenze e gli omicidi commessi in Italia sia «la reazione violenta e xenofoba». Purtroppo, ha aggiunto, «quando non vengono applicate le leggi, i cittadini rischiano da farsi giustizia da soli», e questo «è francamente inaccettabile». Ha quindi sottolineato le responsabilità degli Stati e delle amministrazioni locali, sostenendo che a Roma, «nonostante le molte denunce», non si è intervenuti, o si è intervenuti in ritardo, su realtà sociali come certe «favelas, dove vivono cittadini di etnia Rom». Dicendosi poi contrario alle espulsioni di massa, ha precisato che ogni cittadino che commette un reato è responsabile personalmente: «non è una questione né di nazionalità né di appartenenza ad etnie». Ha quindi sottolineato la necessità di un´ulteriore collaborazione tra Romania ed Italia e, distinguendo tra rom e cittadini rumeni, ha avanzato la richiesta del suo gruppo di istituire «una specifica agenzia europea per l´inserimento sociale delle comunità Rom», per dimostrare che l´Europa fa la sua parte per risolvere un problema «che altrimenti rischia di destare sempre maggiore allarme sociale». Martin Schulz (Pse, De) ha condannato sia l´omicidio di Roma sia le reazioni razziste che sono seguite. Sottolineando poi che deve essere condannata la tendenza a attribuire una responsabilità collettiva per quanto è accaduto, ha osservato che le azioni a favore dell´integrazione dei rom nella società europea «sono state fallimentari» e che, nonostante si tratti di un problema di natura difficile, possono avere successo solo se si dimostra rispetto. Lo Stato di diritto, compresa la sicurezza, ha aggiunto, deve essere tutelato con tutti gli strumenti, ma occorre procedere con valutazioni «caso per caso». Va garantita la libera circolazione, ha precisato, ma occorre anche rispettare la legge. Si è poi detto sorpreso delle recenti dichiarazioni rilasciate dal Commissario Frattini a un quotidiano, anche perché il suo gruppo lo ha sempre ritenuto moderato. Ha quindi sottolineato che, in base alle norme europee, non è possibile espellere un cittadino europeo per soli motivi economici. Il Vicepresidente, ha concluso, deve agire da commissario, «senza pensare alla sua futura carriera di ministro nazionale». Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha anzitutto sottolineato i benefici che porta l´immigrazione, ma ha anche riconosciuto che talune persone non intendono lavorare nella legalità. A suo parere, d´altra parte, quanto avvenuto in passato nei confronti degli ebrei sta accadendo oggi per i rom. Sottolineando che non bisogna confondere i rom con tutta la popolazione rumena, ha rilevato la necessità di lavorare a favore della loro integrazione. In proposito, ha tuttavia evidenziato che l´Italia non ha attinto ai fondi disponibili a questo fine. Ciò, ha spiegato, dimostra mancanza di lungimiranza. Allo stesso tempo ha criticato l´atteggiamento della Commissione che non ha spinto l´Italia a usare dei fondi comunitari. Dopo avere anch´egli criticato l´intervista di Frattini e invitandolo a non pensare alla sua futura carriera politica nazionale, ha sottolineato che se vi sono problemi in Italia questi si ripercuotono in tutta l´Ue. Si è poi detto contrario a misure eccezionali e ha confidato che il decreto legge sarà modificato nella giusta direzione dal Parlamento italiano. In proposito, ha notato che si tratta del primo caso in cui il Parlamento europeo monitora azioni nazionali nel settore della libertà, sicurezza e giustizia. Dopo aver ringraziato il commissario Frattini, Roberta Angelilli (Uen, It) ha sostenuto che la direttiva 2004/38/Ce «rappresenta un valido punto di riferimento per garantire la piena affermazione del diritto di circolazione dei cittadini dell´Unione, per evitare qualsiasi forma di discriminazione e per affermare il principio della piena integrazione». Allo stesso tempo, la direttiva si preoccupa, nel rispetto del principio della reciprocità, «sia dei diritti di coloro che si stabiliscono in uno Stato membro sia dei diritti dei cittadini dello Stato membro ospitante». Massima tutela quindi per chi lavora, per chi studia, per chi vuole integrarsi, ha spiegato, ma anche «severità per chi non rispetta le regole». Ha quindi insistito sul fatto che «non esistono solo diritti ma anche doveri e regole che è obbligatorio rispettare». In proposito, ha affermato che non si può continuare ad ignorare che esiste una percentuale «assolutamente minoritaria» di persone che si trasferiscono in altri Stati membri e «non hanno alcuna intenzione di segnalare la loro presenza perché non vogliono farsi riconoscere e perché non hanno nessuna intenzione di rispettare le regole e di lavorare legalmente». Occorre quindi affrontare seriamente il problema di chi si sposta ed entra in uno Stato membro «deciso a mettersi ai margini della vita sociale». Chiedendo «una tempestiva, piena, rigorosa e concreta» applicazione della direttiva in ogni Stato membro, ne ha auspicato il miglioramento prescrivendo, oltre all´obbligo per i cittadini di dichiarare la loro presenza, anche l´obbligo agli Stati di «prescrivere sanzioni per chi non rispetta i termini e le modalità». In proposito, ha sottolineato che il decreto italiano non prevede sanzioni, rendendo quindi la norma «del tutto inefficace». A suo parere, inoltre, «bisogna fare in modo di rendere certi i riaccompagnamenti» fondati su motivi gravi. «Chi delinque, chi non rispetta i diritti umani, chi sfrutta i bambini e le donne e chi rappresenta un pericolo per la sicurezza dei cittadini», ha insistito, «deve essere allontanato e riconsegnato in modo certo alle autorità del paese d´origine». Inoltre, «certe regole ci devono essere anche per chi non lavora, per chi vive di espedienti e può rappresentare quindi un onere eccessivo per la comunità dello Stato membro ospitante». La deputata ha poi voluto accennare ai circa 50. 000 bambini rom presenti in Italia e sfruttati: costretti a chiedere l´elemosina, in condizioni igienico-sanitarie «assolutamente deprecabili» e privati di istruzione. Al riguardo ha sottolineato che circa una settimana prima che fosse uccisa la signora Reggiani a Roma, nella baraccopoli del suo assasino, «è morta di freddo una bambina Rom di due mesi». Ha quindi concluso chiedendo: «questa è forse integrazione? È questo forse rispetto dei diritti umani? Noi abbiamo il dovere di porre seriamente, senza ipocrisia le questioni e abbiamo il dovere di dire che la legge è uguale per tutti». Monica Frassoni (Verdi/ale, It), premettendo di voler omettere le polemiche politiche e di voler agire in quanto europei, ha definito «inaccettabili» i contenuti dell´intervista del Vicepresidente Frattini. A suo parere, inoltre, le dichiarazioni del commissario sono «in totale contraddizione» con quanto appena sostenuto in Aula. «Quale dei due Frattini è quello vero?», ha chiesto la deputata: «quello che ha detto che bisognava andare a distruggere i campi Rom o quello che ci ha detto che si possono espellere cittadini sulla base di regole molto precise e di garanzie ancora più precise?». La leader dei Verdi ha poi osservato che, dalle informazioni in suo possesso non è vero che Regno Unito, Francia e Germania abbiano allontanato dei cittadini comunitari per questioni di carattere economico, «peraltro vietate dalla direttiva», contrariamente a quanto affermato dal commissario nell´intervista. Ha poi convenuto che la direttiva «dà un quadro preciso», sottolineando che la situazione in discussione ha «un valore simbolico del modo in cui questa direttiva deve essere applicata e del modo in cui gli Stati membri percepiscono e vedono l´ampliamento e la libera circolazione». Un valore, ha precisato, «assolutamente prioritario per noi». Ha quindi concluso sostenendo che «un paese in cui la mafia ha un business di circa 90 miliardi di euro e nel quale succedono cose come quelle successe nei giorni scorsi, forse ha molte poche lezioni da dare in materia di immigrazione». Roberto Musacchio (Gue/ngl, It) ha subito precisato che il dibattito non riguarda l´Italia o la Romania, bensì «l´Europa e la vita dei suoi cittadini»: una donna uccisa, «cui va il nostro pensiero e il nostro dolore», e cittadini rom e romeni «vergognosamente aggrediti». Ma anche la nostra identità, i nostri valori, le nostre leggi, la nostra storia, comprese le sue tragedie come la persecuzione del popolo Rom, «che ci chiama tutti in causa ancora oggi e che ci chiede di non dimenticare e di vigilare perché non ci sia spazio per razzismi di ogni sorta». Ha quindi affermato che «Non c´è sicurezza senza diritto». Quelli alla mobilità e al soggiorno, inoltre, sono diritti «esigibili dei cittadini europei e non concessioni»: possono essere regolati «ma non negati». L´allontanamento è quindi possibile solo «per cause estreme di sicurezza nazionale, strettamente individuali ma mai collettive, con possibilità garantita di difendersi». La povertà, inoltre, «non può essere uno stigma e una lesione discriminatoria dei diritti dei cittadini». Ha poi affermato che nelle dichiarazioni del Vicepresidente Frattini ha «faticato molto a ritrovare lo spirito e la lettera delle legge». In questa Europa, ha proseguito, «ci sono ancora molti morti». In Italia è morta una donna per colpa di una violenza maschile di un cittadino romeno: «il dolore è grande e chi ha ucciso deve pagare il giusto, ma non c´entra il popolo rom o quello rumeno che hanno visto alcuni loro cittadini subire indegne aggressioni». Le colpe, ha insistito, «sono singole, mai collettive». Il deputato ha quindi sottolineato che «tanti migranti muoiono cercando di giungere nella nostra Europa»: sono morti «che ci affliggono e che ci chiamano in causa». Questi dolori, ha quindi concluso, «ci impongono di fare dell´Europa una terra di diritto e dei diritti, di leggi sacre sopratutto quando parlano di accoglienza che sono la base della sicurezza». Jens-peter Bonde (Ind/dem, Dk) ha anzitutto notato che i suoi compagni rumeni di partito «erano furiosi» per le espulsioni decise in Italia e ha sottolineato che nessuno può essere espulso senza una decisione di un giudice. D´altra parte, ha sostenuto che è necessario disporre di mezzi di sostentamento per restare ospiti di uno Stato membro, il quale deve comunque avere il diritto di espellere i criminali, sulla base di una decisione di un giudice indipendente. Dopo aver ringraziato il commissario Frattini per la sua «costante presenza», Luca Romagnoli (Its, It) ha deplorato che non si possa dire altrettanto di altri rappresentanti delle istituzioni italiane. E, in proposito, ha rilevato l´assenza del Ministro Amato alla riunione del Consiglio in cui si discuteva del trattato di Schengen, «nonostante l´urgenza del grave disordine sociale che la libera circolazione dei cittadini negli Stati dell´Unione indiscutibilmente causa all´Italia». Il Ministro, a suo parere, non sembra occuparsi di tali problemi «visto il dilagare della criminalità a tutti i livelli in Italia, dai crimini del cosiddetto allarme sociale alla delinquenza organizzata, al continuo arrivo dei clandestini nel nostro paese e soprattutto quel fenomeno meno evidente mediaticamente che è il non rientro nei paesi di origini di quanti giungono in Italia con permessi di studio, lavoro o turistici». Del resto, ha aggiunto, l´attuale governo italiano e così il Ministro degli interni «ignorano l´emergenza della criminalità che in Italia è incontestabilmente in maggior parte dovuta a stranieri, anche comunitari, nomadi o supposti tali». Un governo, ha affermato, «tanto incapace di comprendere il disagio sociale quanto di prevenirne e, a maggior ragione, di curarne i mali». Un governo, inoltre, che non ammette «il fallimento delle attuali politiche migratorie e le inadempienze anche nell´applicazione delle direttive dell´Unione», e che non è in grado di individuare la data certa degli ingressi. A suo parere, d´altra parte, con il trattato di Schengen tali difficoltà «aumentano a dismisura» e si è detto quindi contrario alla sua applicazione. Inoltre, ha proseguito, «anche i tanti fatti di teppismo politico che negli ultimi mesi sono ripetutamente avvenuti in Italia a danno in tantissimi casi del mio partito, di cui sono stati attori gli epigoni del comunismo anarcoide e più becero, ben protetti dai rappresentanti della cosiddetta sinistra istituzionale, sono stati sempre ignorati dal Ministro Amato». Purtroppo, ha poi notato, «il Ministro Amato o il Presidente Prodi così come tanti sindaci, quello di Roma per primo, non vivono nei quartieri popolari a contatto con campi nomadi regolari o meno, non prendono i mezzi pubblici, non soffrono delle prepotenze, delle violenze e delle prevaricazioni che anche i visitatori dell´Unione ogni tanto, direi spesso, compiono in Italia». Questi «irresponsabili», ha affermato, «discettano di solidarietà sociale e in nome di essa affliggono un popolo con le loro scelte demenziali». Ha poi sostenuto che l´Unione europea «più che lamentare il fatto che l´Italia non abbia chiesto i fondi dovrebbe prendere atto di quanto ha detto bene il Presidente Barroso "se uno Stato lascia crescere le favelas nel suo territorio, cosa volete che faccia la Commissione?"». Gli italiani, ha concluso, «vorrebbero fare intanto l´unica cosa giusta: tornare a votare e mandare a quel paese questo governo». Interventi dei deputati italiani - Gianni Pittella (Pse, It), dopo aver inviato un messaggio di cordoglio ai familiari della signora Reggiano, ha voluto stigmatizzare le recenti dichiarazioni del commissario Frattini che nelle interviste già richiamate «ha confuso il suo ruolo di rappresentante della Commissione con quelle di esponente dell´opposizione», mentre «avrebbe fatto bene ad utilizzare il suo prezioso e prestigioso incarico per rasserenare il clima politico nazionale». Si è detto tanto più dispiaciuto, poiché il commissario ha spesso avanzato giuste proposte e iniziative. Ha quindi sottolineato che «non esiste nessun testo comunitario che preveda l´espulsione automatica di cittadini di altri Stati membri per ragioni economiche». A suo parere, le recenti disposizioni del governo italiano «si muovono in coerenza con la direttiva europea rispettando nello spirito e rafforzandone alcuni aspetti ritenuti importanti alla luce della situazione esistente in Italia». E´ quindi disdicevole «buttare fango sul grado di civiltà e di integrazione che ha conquistato negli anni il nostro paese». Si è poi augurato che il Parlamento europeo «riaffermi il rifiuto del principio della responsabilità collettiva che viene usato inutilmente per fomentare l´odio e la violenza nel cuore dell´Europa». Occorre inoltre riaffermare «la necessità di lottare contro ogni forma di razzismo e di xenofobia così come contro ogni discriminazione fondata sulla nazionalità e sull´appartenenza etnica». E, in tale contesto, ha sottolineato che la «la nostra strada maestra è il rispetto della carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea». È importante quindi adoperarsi - come hanno chiesto i Primi Ministri dell´Italia e della Romania - «per una maggiore integrazione sociale delle popolazioni meno favorite e per la cooperazione fra Stati membri sia in termini di gestione dei movimenti dei propri flussi migratori sia per mezzo di programmi di sviluppo e di sostegno sociale attraverso i fondi strutturali». Il deputato ha poi concluso affermando che non si deve dimenticare che «l´immigrazione è una risorsa, è un pezzo del nostro futuro, ma è assolutamente necessario governarla» e ha proposto che gli Stati membri rompano ogni indugio e definiscano «un coordinamento europeo più stretto per la regolazione dei flussi migratori nell´Unione europea». Umberto Guidoni (Gue/ngl, It) ha rilevato che di fronte all´uccisione di Giovanna Reggiani - «aggredita brutalmente da un cittadino rumeno e a cui va tutto il nostro cordoglio» - molte forze politiche in Italia «hanno tirato in ballo l´Europa». Ma ha sottolineato che quanto accaduto «non è certo attribuibile all´Europa allargata, a Schengen o alla direttiva europea sulla libera circolazione all´interno dell´Unione europea». Ci sono problemi, ha aggiunto, «che vengono da lontano, che meriterebbero un approccio meno superficiale e che non si possono affrontare con un decreto emanato in tutta fretta per quietare l´opinione pubblica». Per tale ragione «occorre fare attenzione e ricondurre tutta la vicenda dentro un piano di civiltà giuridica che non può essere piegata ad emozioni o alle logiche emergenziali». Ha pertanto precisato che «lo Stato di diritto impone che la responsabilità penale sia individuale e non attribuibile a categorie collettive», mentre «deviare da questo principio sarebbe un precedente pericoloso che porterebbe alla criminalizzazione di determinate nazionalità di migranti». Ha poi definito preoccupanti gli effetti che ne possono seguire: «un clima di caccia alle streghe» nei confronti dei cittadini rumeni e rom con tanto di spedizioni punitive, e perfino i bambini nelle scuole sono stati oggetto di scherno e di maltrattamenti. A suo parere, la domanda di sicurezza «è ovviamente legittima», ma occorre non cadere «nella trappola delle polemiche e delle strumentalizzazione create ad arte per alimentare odio e xenofobia per meri fini di parte». Se la politica riprendesse la strada dell´oggettività, ha proseguito, «saprebbe indicare all´opinione pubblica che l´Italia non è un paese stracolmo di migrati delinquenti». D´accordo sul fatto che l´immigrazione è una materia che necessita un coordinamento europeo, ha affermato che «non si può evocare l´Europa solo per limitare la libertà di movimento dei migranti». Ha quindi biasimato il ruolo del commissario Frattini, «che non ha perso occasione per stare dentro alle polemiche politiche nazionali esprimendo giudizi contrari alle direttive europee». Sarebbe invece più utile, ha detto, «che il Commissario proponesse serie politiche di integrazione», aumentando le risorse dei fondi di integrazione e liberando le politiche nazionali di accoglienza dai vincoli del patto di stabilità. A suo parere, inoltre, è anche importante spingere per un coordinamento e un rafforzamento degli strumenti giudiziari e di polizia per colpire la criminalità organizzata e la tratta degli esseri umani, «un reato odioso che ormai è a dimensione transnazionale». La discussone sull´applicazione della direttiva 38/2004, ha poi insistito, «è l´occasione per ribadire come la libera circolazione dei cittadini rumeni sia un diritto inalienabile di cittadinanza europea». La direttiva è chiara: non si possono allontanare le persone in via preventiva ma bisogna valutare la responsabilità personale. E´ da questo dato, ha concluso, che «si dovrà ripartire perché il decreto del governo sia in linea con la tradizione europeistica del nostro paese». Alfredo Antoniozzi (Ppe/de, It) ha anzitutto ringraziato il commissario Frattini «per il coraggio e la coerenza che non lascia spazio a nessuna ipocrisia» ed ha poi sottolineato che il decreto attaccato da Umberto Guidoni è del governo sostenuto dal suo stesso partito. Ha poi notato che i recenti fatti accaduti a Roma, sono «solo gli ultimi fatti dolorosi di una lunga catena di avvenimenti spesso sottaciuti o inascoltati». L´europa, ha precisato, si fonda sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali e il popolo italiano ha da sempre dimostrato di sostenere valori inalienabili quali la non discriminazione, l´eguaglianza fra i popoli e la democrazia. D´altra parte, citando alcuni dati della Caritas, ha sottolineato che dopo il 1° gennaio 2007 vi è stata una migrazione di cittadini romeni verso l´Italia di dimensioni «che non ha precedenti nell´ambito dell´Unione europea» «Non è colpa di un popolo, è colpa di persone». Si è quindi chiesto il motivo per il quale il governo italiano non ha approvato prima il decreto che recepiva la direttiva 38 e perché nel decreto le disposizioni della direttiva relative alle condizioni di soggiorno per un termine superiore ai tre mesi restano disapplicate. Si è inoltre domandato perché il Ministero degli Interni non ha assicurato adeguate norme di applicazione sulle condizioni e ai requisiti da rispettare per la permanenza nonché misure volte a realizzare i controlli e permettere il rimpatrio di cittadini comunitari che non rispettano tali condizioni. Questo lassismo, ha aggiunto, «ha generato un permissivismo che va oltre ogni logica comprensione» e anche «un arrivo indiscriminato di cittadini indigenti che alimenta ogni giorno un incubatoio di disperazione, che spinge alla inevitabile scorciatoia del non rispetto delle leggi». Il sindaco di Roma, ad esempio, «ha tollerato l´insediamento di centinaia di campi rom e baraccopoli dove sono compromessi i più elementari diritti umani e dove l´igiene e la dignità personale sono calpestate». Definendo ciò «un atto di grave leggerezza che oggi paghiamo dolorosamente» ha concluso sostenendo di essere favorevole alla solidarietà e all´accoglienza, «ma nel rispetto delle leggi, della certezza del diritto e dell´ordine pubblico». Per Alfonso Andria (Alde/adle, It), il governo di ciascun paese membro dell´Unione «ha il diritto-dovere di porre in essere energiche azioni di contrasto ai fenomeni criminali per garantire la sicurezza dei cittadini e di quanti vivono ed operano sul territorio». Il dibattito deve pertanto sfuggire alla duplice tentazione «della emotività e della reazione politica strumentale». Ha quindi ricordato che era già da tempo in corso in Italia l´elaborazione di un disegno di legge sotto il nome di "Pacchetto sicurezza", e che «i drammatici eventi di fine ottobre hanno determinato il governo a tramutarlo in un decreto legge che ha subito cominciato a produrre i suoi effetti». «Nulla dunque di frettoloso o di improvvisato», ha insistito, notando tra l´altro che interverranno delle modifiche in sede parlamentare. Ha quindi definito «assolutamente equilibrato» il contenuto del decreto che intende colpire chi, con il proprio comportamento, minaccia la convivenza civile, compromette la pubblica sicurezza e danneggia anche tutti coloro che giungono in Italia per migliorare con il proprio lavoro le proprie condizioni di vita. Non si tratta, ha precisato, «di un decreto anti-qualcuno, ma a favore di coloro che vengono in Italia per integrarsi nel pieno rispetto delle nostre leggi e che sono comunque la stragrande maggioranza». La presenza in Italia, come in qualunque altro paese, di chi non accetta le regole, ha aggiunto, «rende più difficile l´integrazione anche per gli altri». Poiché «si innescano dinamiche di rigetto che complicano i meccanismi di integrazione». Di qui,ha concluso, «la risposta pronta del governo italiano che, d´altro canto, non manca di intervenire per evitare posizioni politiche strumentali e pericolosi segnali, come quelle spedizioni punitive o le ronde che lancerebbero alla pubblica opinione un messaggio fuorviante, addirittura perverso». Replica della Commissione - Franco Frattini ha voluto precisare che non si è occupato di questa vicenda «iniziando con azioni e dichiarazioni alcuni giorni fa», bensì da molto tempo e per di più su richiesta dei sindaci italiani «che come è noto, sono appartenenti a tutti gli schieramenti politici, prevalentemente del centro sinistra». Il 19 maggio scorso, ha insistito, i sindaci italiani «hanno posto con vigore il problema della sicurezza nelle città e lo hanno posto all´Europa in un incontro con il ministro degli Interni italiano». In quella occasione, ha quindi ricordato, il ministro Amato aveva affermato che il problema della sicurezza, se non affrontato, «fa sentire il cittadino che non si sente difeso, nemico di chi gli è più simile». Il 23 giugno successivo, ha aggiunto il commissario, nel corso dell´Assembla dell´´Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, fu lanciato il piano di accoglienza per le popolazioni rom, «dopo un incontro che io avevo avuto alcuni giorni prima con le rappresentanze dell´Assemblea dei comuni italiani» per far sì che l´Italia attingesse ai finanziamenti europei, fino ad allora non richiesti. I sindaci italiani, ha continuato il Vicepresidente, «stabilirono che il sistema d´integrazione dovesse essere basato sui valori della reciprocità» affermando che "abbiamo il dovere di accogliere e di integrare in cambio del dovere di accettare le regole del nostro paese". Questa, ha puntualizzato Frattini, è stata la posizione seguita da allora, prima ancora che il sindaco di Firenze - «che non è certo persona che si può sospettare di simpatie razziste» - propose «di criminalizzare i lavavetri». Il Vicepresidente ha poi citato un lancio d´agenzia del 25 ottobre in cui i sindaci chiedevano nuove norme sostenendo "che la gente non capisce le divisioni che si stanno creando all´interno della maggioranza". All´epoca, ha aggiunto, «non vi era neanche l´idea che l´Europa disponesse di strumenti, quali poi si sono adottati con il decreto legge, che potessero far fronte ad alcune situazioni di obiettiva violazione della direttiva 38». Ecco la ragione per cui ha iniziato a occuparsi di questa materia, ha spigato Frattini. Rivolgendosi quindi a coloro che hanno criticato una sua singola frase li ha sfidato a citare un solo caso in cui, come Vicepresidente della Commissione si sia rifiutato di collaborare con il Ministro Amato e di rispondere alle richieste fatte all´Europa da parte del governo italiano. Ha poi sottolineato che, alcune settimane più tardi, suscitando le proteste di Bucarest, il sindaco di Roma dichiarò che i romeni sono i responsabili del 75% dei reati commessi, «confondendo il fatto che era il 75% dei reati commessi da stranieri». Nonostante le manifestazioni di piazza in Romania, ha aggiunto, «io dialogai con il sindaco di Roma per offrirgli l´azione del Fondo sociale europeo» e lui chiese sostegno all´Europa per misure di integrazione. Il Vicepresidente ha poi sottolineato, al di là delle poche frasi della sua intervista, di aver sempre lavorato «affinché l´area Schengen sia estesa prima di Natale a 9 nuovi Stati membri». Se così avverrà, ha insistito, sarà anche merito del lavoro realizzato da due anni e mezzo come membro della Commissione, «senza nessuna paura di dire che il diritto di libera circolazione è un pilastro dell´Unione europea». Concludendo ha voluto evidenziare il suo impegno personale affinché la Romania potesse entrare nell´Ue riaffermando il proprio rispetto e la propria amicizia nei confronti del popolo rumeno, ma «non nei confronti dei criminali di nazionalità romena che sono come quelli di nazionalità italiana». Si è detto quindi convinto che «estrapolare una frase da un´intervista» non possa cambiare questi «che sono soltanto fatti». .  
   
 

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