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Notiziario Marketpress di Mercoledì 28 Giugno 2006
 
   
  “EUROPA. UNA NUOVA AGENDA ECONOMICA?” XVIII VILLA MONDRAGONE INTERNATIONAL ECONOMIC SEMINAR ALBERTO MAJOCCHI, PRESIDENTE ISAE: GLI INVESTIMENTI PREVISTI DA LISBONA VANNO FATTI A LIVELLO EUROPEO.

 
   
   Roma, 28 giugno 2006 - Si è conclusa la Xviii edizione del convegno internazionale “Villa Mondragone International Economic Seminar”, l’appuntamento scientifico di approfondimento delle tematiche economiche internazionali organizzato ogni anno dalla Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dal Ceis- Centro di Studi Economici e Internazionali dal titolo “Europa. Una nuova Agenda Economica?”. Oltre alle sessioni di presentazione delle ricerche e dei papers - durante le quali si è parlato “Europa, Competitività e Lisbona”, di “Quali Politiche per Energia ed Ambiente?”, di “Evidenza Empirica sul Rapporto fra Immigrazione e Sviluppo” e di “Immigrazione, Commercio, Investimenti Diretti Stranieri e Sviluppo” – il momento di confronto sui temi politico-economici è stata la Tavola Rotonda “L’europa E La Politica Economica In Italia”, che ha visto confrontarsi fra loro illustri rappresentanti del mondo politico-istituzionale: Ignazio Angeloni, Riccardo Faini, Rainer Masera, Alberto Majocchi, Pier Carlo Padoan, Luigi Paganetto e Dominick Salvatore. Durante la Tavola Rotonda “L’europa E La Politica Economica In Italia” organizzata dalla Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dal Ceis- Centro di Studi Economici e Internazionali, Dominick Salvatore, professore della Fordham University ha introdotto i lavori con una panoramica sui numeri del decennio 1996-2005, confrontando sia la crescita media del Pil di Stati Uniti (+3,4%), dei membri del G7 (+2,0%) e dell’Italia (+1,3%), sia la produttività del lavoro (Stati Uniti +2,5%, membri del G7 +1,5%, Italia +0,5%). Per l’Italia, poi, nel settore della produttività all’interno della New Economy, le cose vanno anche peggio: si passa dal +2% degli Usa, al +0,9% dei Paesi del G7 per arrivare al -0,3% della nostra penisola. Il discorso peggiora sul fronte della perdita di competitività: il costo del lavoro in Giappone, negli ultimi dieci anni è diminuito del 17,8%, negli Usa del 13,7%, di un % nel Regno Unito, mentre è aumentato del 10% in Francia e addirittura del 21% in Italia. “La politica europea è espansiva ­– ha ricordato poi Dominick Salvatore – visto che ‘per mandato’ la Banca Europea vuol mantenere l’inflazione al di sotto del 2%, con un tasso di crescita potenziale del 1,5% neglli Usa e del 2,5% in Europa. Dal punto di vista strutturale, poi, se i cittadini ‘stanno bene’, non vogliono le riforme”. Ignazio Angeloni, della Bce, durante il convegno internazionale di Villa Mondragone organizzato dalla Facoltà di Economia dell’Università “Tor Vergata” di Roma ha evidenziato il fatto che i punti di riferimento europei -il Patto di Stabilità e Lisbona – sono stati entrambi riformati lo scorso anno, per tener conto del contesto attuale europeo e per garantire una “maggior razionalità economica, un migliore dialogo fra la Commissione e gli Stati membri e per un più alto senso di appartenenza all’Europa. I tre Paesi che hanno ‘sforato’ il tetto del 3% fra Deficit e Pil (Italia, Regno Unito e Portogallo) hanno quindi beneficiato di questa flessibilità”. Riccardo Faini, docente dell’Università Tor Vergata di Roma e responsabile della redazione del Dpef, è intervenuto alla Rotonda “L’europa E La Politica Economica In Italia” organizzata dalla Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dal Ceis- Centro di Studi Economici e Internazionali per esortare all’ottimismo: “C’è una differenza nella crescita della popolazione statunitense ed europea, e ci sono anche altri indicatori da tenere presente, che ‘aggiustano’ un po’ il tiro. Bisogna chiedersi se la crescita del Pil in Europa è temporanea o meno, se esiste una possibilità di recuperare produttività. I due ‘shock’ degli anni ’90 – la globalizzazione e la rivoluzione tecnologica – sono stati sfruttati in maniera diversa dall’Europa del centro-nord e da quella del sud: i primi, ad elevato capitale umano, non hanno infatti sofferto l’ingresso nel mercato dei Paesi Emergenti ”. Alberto Majocchi, presidente Isae, durante il convegno internazionale di Villa Mondragone organizzato dalla Facoltà di Economia dell’Università “Tor Vergata” di Roma ha sottolineato come sia “migliorato l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese. Sembra che la fase congiunturale negativa sia terminata. A livello nazionale non si può attuare una politica espansiva perché il patto di stabilità vuole ‘rigore’, perché gran parte degli effetti si produrrebbero all’estero e perché Maastricht ha in sostanza imposto l’equivalenza ricardiana. Gli investimenti previsti da Lisbona vanno fatti a livello europeo. ” Rainer Masera presidente di Rfi, intervenendo alla Rotonda “L’europa E La Politica Economica In Italia” organizzata dalla Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dal Ceis- Centro di Studi Economici e Internazionali ha evidenziato come sia “fondamentale la politica economica: non va fatta solo quando il mercato è in crisi o servono le riforme. Occorrono politiche di medio/lungo termine per dare alle imprese un clima di stabilità. In Italia questo non si fa: ogni governo cambia le regole e le aziende cercano solo guadagni a breve. Non si può certo parlare di una politica dell’Europa, solo la politica monetaria è comune. Le politiche strutturali - pensioni, infrastrutture, imposte, politica industriale, energia, ricerca, lavoro, immigrazione e difesa per esempio – sono diverse per i singoli Paesi e richiedono ingenti investimenti”. Il direttore della Fondazione Italianieuropei ed ex capo economista al Fondo monetario internazionale Pier Carlo Padoan, durante il “Villa Mondragone International Economic Seminar”, organizzato dalla Facoltà di Economia dell’Università “Tor Vergata” di Roma e dal Ceis- Centro di Studi Economici e Internazionali ha parlato del cuneo fiscale e di come questo “equivalga ad una Svalutazione della moneta. Tra l’altro, gli effetti dell’eliminazione del cuneo hanno una valenza temporale breve: fanno aumentare di qualche decimo percentuale il Pil, favoriscono le esportazioni, ma vengono riassorbiti entro due anni, se non si pone in essere una azione ‘selettiva’. E sul cuneo fiscale è intervenuto anche Luigi Paganetto, economista internazionale e preside della Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” di Roma, che ha ipotizzato come sarebbe opportuno indirizzare le risorse risparmiate verso i salari, soprattutto quelli bassi. “Bisogna favorire la domanda – ha spiegato Paganetto durante il Xviii “Villa Mondragone International Economic Seminar” – tenendo conto che l’Europa invecchia molto e che sono i giovani a spingere i consumi, soprattutto di beni a maggior tecnologia. La produttività e la globalizzazione hanno colpito l’Europa in modo diverso, e bisogna anche considerare che, presa nel complesso, l’Unione Europea è quasi un’economia chiusa e bisogna incentivare chi è risultato ‘perdente’ nella sfida della globalizzazione”. .  
   
 

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