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Notiziario Marketpress di
Martedì 20 Novembre 2007 |
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BONIFICA DA BOMBE PER BASSO ADRIATICO: LOSAPPIO FIRMA ACCORDO
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Bari, 20 novembre 2007 - Firmato ieri l’accordo di programma tra Regione Puglia – assessorato all’Ecologia, Icram – istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, Ministero dell’Ambiente e Arpa per la caratterizzazione e la bonifica da ordigni bellici ai fini del risanamento ambientale del basso Adriatico. In presidenza hanno firmato l’assessore all’Ecologia Michele Losappio, il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato, la dott. Ssa Magaletti e il dott Alcaro per il Ministero e l’Icram, con l’assistenza del dirigente del settore Rifiuti e Bonifica della Regione, ing. Antonicelli. L’accordo mira alla ricognizione dei fondali marini del basso Adriatico per l’individuazione di ordigni lasciati sul fondo dopo la seconda guerra mondiale. Numerose sono le bombe al fosforo, all’iprite o esplosive lasciate dopo bonifiche frettolose alla fine degli anni Quaranta davanti ad alcuni porti pescherecci pugliesi, ripescate però da pescatori colpiti dalle sostanze dopo aver issato a bordo ordigni. L’ultimo caso registrato risale al 1997, poi i pescatori sono stati informati ufficialmente del pericolo, con l’avvio delle prime campagne di bonifica e sminamento. L’accordo prevede ulteriori studi e formazione e informazione per i pescatori. L’accordo, finanziato dal 2002 per 5 milioni di euro dal Ministero, prevede che i vari enti interessati osservino i fondali, analizzino i sedimenti e identifichino gli ordigni e poi procedano, con l’ausilio dello Sdai della Marina militare, all’eliminazione. “Si tratta di un lavoro complesso – ha confermato Losappio – che vede la collaborazione di enti e personale specializzato, con alto impegno di capitale umano e finanziario, con precisi impegni per tutti gli enti firmatari”. Un’interrogazione parlamentare dell’allora deputato Nichi Vendola nel 1994 portò allo stanziamento – nel 2002 – della somma di 5 milioni di euro per la bonifica delle acque pugliesi. I porti principali sotto osservazione sono Manfredonia (bombe al fosforo), Molfetta e zona Torre Gavetone (iprite), Bari (iprite) e isola Otranto (esplosivi). In una seconda fase saranno sorvegliati vari altri porti, da Vieste a Leuca. “Tutto partì – ha spiegato Assennato – nel 1993 quando l’esercito Usa chiese all’Università di Bari di analizzare i postumi dell’esposizione all’iprite dei pescatori pugliesi. A Bari infatti il 2 dicembre del 1943 un bombardamento tedesco fece saltare una nave carica di bombe all’iprite, la bonifica successiva fu fatta buttando a mare le bombe inesplose. Si tratta di aggressivi chimici pericolosissimi e vietati, i cui effetti erano ignoti agli Usa che eppure sperimentarono sui loro soldati gli aggressivi in altre occasioni. Il disastro di Bari diede vita a studi medici che portarono anche alla sperimentazione dei primi chemioterapici antiblastici antitumorali per curare i feriti”. . |
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