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Notiziario Marketpress di Mercoledì 28 Giugno 2006
 
   
  ASSEMBLEA UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE: POSITIVO IL BILANCIO DELL’INDUSTRIA ITALIANA DELLA MACCHINA UTENSILE, ROBOT E AUTOMAZIONE SALGONO PRODUZIONE E EXPORT ALBERTO TACCHELLA: “CRESCITA, STRATEGICA E DIMENSIONALE, PER VINCERE LA SFIDA DELLA COMPETITIVITÀ”

 
   
  Cinisello 28 giugno 2006 - E’ positivo il bilancio dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che, nel 2005, si è distinta per l’ottimo andamento delle vendite all’estero, risultato che le ha permesso di confermarsi al terzo posto della graduatoria mondiale per esportazioni. Significativo anche l’incremento della produzione che, pur proseguendo il trend positivo avviato nel 2004, si è rivelato insufficiente a difendere il terzo posto della graduatoria internazionale dall’avanzata dell’industria cinese. Secondo i rilievi di consuntivo 2005, presentati questa mattina, durante l’annuale assemblea dei soci, da Alberto Tacchella, presidente Ucimu-sistemi Per Produrre, alla presenza del vicepresidente di Confindustria Andrea Pininfarina, la produzione dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione è cresciuta del 4,3%, rispetto al 2004, attestandosi a 4. 309 milioni di euro. Ottima la performance delle esportazioni che, aumentate, del 14%, a 2. 368 milioni, hanno permesso di compensare nel bilancio globale il negativo andamento delle consegne interne, scese, del 5,5%, a 1. 941 milioni di euro. Il rapporto export su produzione è salito dal 50,3% del 2004 al 55%. I principali mercati stranieri di sbocco della produzione italiana sono risultati Germania, (11,6% del totale), Francia (9%), Stati Uniti (8,4%), Spagna (8%) e Cina (7,9%). Nettamente inferiori le quote assorbite da Turchia (4%), Russia (3%) e Regno Unito (2,6%). In particolare, sono cresciute le vendite di made by Italians settoriale in Germania (+5,3%), Francia (+16%), Stati Uniti (+6,6%), Cina (+8,5%). Tra i paesi emergenti gli incrementi maggiori nelle vendite di sistemi di produzione italiani sono stati registrati in: Turchia (+75%), Messico (+83,8%), Polonia (+20,1%), Brasile (+43,2%), India (+166,3%) e Corea del Sud (+209,2%). Il saldo della bilancia commerciale è ulteriormente migliorato, rispetto al 2004, attestandosi a 1. 199 milioni (+14,8%). Secondo le previsioni, nel 2006, la produzione del settore proseguirà con il trend positivo, crescendo a 4. 520 milioni di euro, +4,9% rispetto al 2005, in virtù, ancora una volta, del buon andamento delle esportazioni, attese a un incremento dell’8,3% che ne porterà il valore a 2. 565 milioni di euro. Le consegne sul mercato interno rimarranno sostanzialmente stabili (+0,7%), interrompendo, però, il trend negativo iniziato nel 2003. Il consumo interno crescerà, del 3,9%, a 3. 230 milioni di euro, a conferma della ripresa che sembra aver preso finalmente avvio anche in Italia. Secondo Alberto Tacchella, presidente Ucimu-sistemi Per Produrre, “nonostante il 2005 sia stato un anno di crescita per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, il risultato globale non può essere considerato in modo del tutto soddisfacente. Questo per almeno due ragioni”. “In prima istanza - rileva Alberto Tacchella - se l’andamento del nostro export è positivo, non lo è altrettanto quelle delle consegne sul mercato interno, che proseguono con il trend negativo. A ciò va aggiunto che, alla luce del vivace andamento dell’economia mondiale, l’incremento delle nostre vendite all’estero poteva essere sicuramente più deciso. ” “Ciò non è accaduto - continua il presidente di Ucimu-sistemi Per Produrre - perché è l’area asiatica ad aver dimostrato i tassi di sviluppo maggiori e là noi costruttori non siamo ancora presenti in modo strutturato”. “Di fronte a questi cambiamenti di geografia economica e di congiuntura dobbiamo essere pronti a cambiare il nostro modo di fare impresa. L’imperativo per noi costruttori, come per la maggior parte degli imprenditori italiani è, e deve essere, obbligatoriamente, la crescita, strategica e dimensionale”. “Crescita strategica, nel senso di sviluppo di un nuovo modello di impresa che preveda una più marcata specializzazione produttiva. Occorre che tutti noi costruttori ci si concentri su ciò che sappiamo fare meglio: progettazione, assemblaggio, commercializzazione e servizio che, tra l’altro, sono le fasi che incidono maggiormente sulla qualità del prodotto, delegando all’esterno tutto il resto”. “Accanto a essa occorre prevedere la crescita dimensionale, scelta altrettanto imprescindibile perché, da un lato, ci consente di aggredire in modo più strutturato i mercati che sono fonte di sviluppo per tutta l’economia mondiale e, dall’altro, ci permette di avere maggiori risorse da dedicare alla attività di ricerca e sviluppo, non soltanto in termini finanziari ma anche e soprattutto in termini di capitale umano”. “A questo proposito chiediamo - ha sottolineato Tacchella - misure volte, da un lato, a favorire l’attività di innovazione svolta in piena autonomia dalle imprese e, dall’altro, la collaborazione continua e costante con il mondo accademico e della ricerca, per sviluppare un circolo virtuoso che coinvolga imprese, università e centri di ricerca. “In particolare, per favorire il dialogo continuo e costante tra questi attori, si propone l’adozione di un incentivo che si concretizzi in un credito di imposta, pari al 50% del totale delle spese in ricerca, per progetti assegnati dalle imprese alle università. In tema di innovazione di prodotto e di processo da parte delle imprese, invece, si propone l’introduzione di un credito di imposta pari al 10% delle spese sostenute in R&s”. “Avere un buon prodotto non è però più sufficiente; occorre, infatti, avere giuste strutture in grado di supportare la propria offerta in tutti i mercati, vicini e lontani, tradizionali e emergenti. In ragione di ciò - ha concluso Tacchella - chiediamo che siano resi fiscalmente neutrali tutti i processi di aggregazione, fusione e alleanze strategiche tra imprese aventi obiettivi comuni, processi oggi indispensabili per aggredire i mercati stranieri”. .  
   
 

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