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Notiziario Marketpress di Mercoledì 28 Giugno 2006
 
   
  UN CORREDO VIRTUALE PER IL PRINCIPE SABINO

 
   
   Roma, 28 giugno 2006 - Un allestimento virtuale per ricomporre uno dei più raffinati corredi principeschi di epoca sabina, oggi diviso tra la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e il Museo di Fara in Sabina. Il progetto promosso dall’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Consiglio nazionale delle ricerche, è stato presentato oggi presso il museo danese, alla presenza dei reali di Danimarca, in occasione della nuova sistemazione espositiva dei reperti. Vasi d’impasto, di bucchero e di bronzo, anche di importazione, scudi in lamina di bronzo, armi in ferro, decorazioni in oro, argento e ambra per l’abbigliamento personale, un carro e un calesse: questi gli oggetti che compongono il prezioso corredo, proveniente dalla tomba Xi della necropoli di Eretum, l’odierna Colle del Forno (Rieti). “Per il nuovo allestimento”, spiega l’archeologa Paola Moscati dell’Iscima-cnr, responsabile del progetto, “è stata realizzata una ricostruzione virtuale della tomba, del calesse e della sua decorazione, con una serie di approfondimenti relativi ai singoli dettagli, che aprono interessanti prospettive di indagine sulle tecnologie in uso nell’antichità. Per ricomporre il calesse si è operato all’interno di un laboratorio virtuale che ha permesso di ‘rielaborare’ gli elementi strutturali del veicolo, fino a dotarlo del movimento. La ricostruzione 3D è stata il frutto di un complesso e capillare lavoro scientifico del Cnr basato sullo studio filologico dei minuti frammenti in ferro, di cui alcuni relativi a cerchioni di ruote e a morsi equini, e su una lunga opera di restauro”. L’iniziativa, regolata da un protocollo d’intesa tra l’Iscima-cnr, il Comune di Fara in Sabina, l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Rieti e la Ny Carlsberg Glyptotek, con il concorso del Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha lo scopo di restituire gli oggetti non solo nella loro integrità ma anche nel loro utilizzo quotidiano presso la ‘corte’ dei Sabini. “E’ stato ad esempio accertato che il gruppo delle lamine di bronzo costituisce la decorazione del calesse e che a questa si affianca la ricca bardatura dei cavalli” continua Paola Moscati. “Sulle lamine la decorazione è eseguita con tecnica a sbalzo e a cesello in una serie di formelle sovrapposte o in fregi continui, dove campeggiano animali reali o fantastici. Stilisticamente si tratta di una delle più raffinate manifestazioni artistiche della fine del Vii secolo a. C. ”. Il progetto si fonda sull’esperienza ventennale dell’Istituto nel settore dell’informatica archeologica: “Oltre alla ricostruzione 3D, sono previsti un sito web e un’applicazione interattiva, ormai in via di ultimazione, progettata in funzione dei diversi livelli culturali e delle fasce di età dei fruitori. L’interattività consentirà all’utente sia di ‘navigare’ all’interno del territorio antico, della necropoli, dell’ambiente funerario, sia di immergersi negli usi e nei costumi di una popolazione italica e di poter vedere a distanza i reperti ospitati alla Ny Carlsberg Glyptotek e presso il Museo di Fara in Sabina”. I sontuosi oggetti sono la testimonianza del tenore di vita dei capi Sabini nel periodo in cui entrarono in contatto con la Roma di epoca regia: così il principe di Eretum si fa seppellire circondato da suppellettili che ne sottolineano il ruolo sociale. “La scoperta della tomba Xi risale al 1972” conclude Paola Santoro dell’Iscima, che ha diretto gli scavi “durante le campagne di scavo promosse dall’ex Centro di studio per l’archeologia etrusco-italica del Cnr nella necropoli di Colle del Forno, posta sulla sommità di un’altura prospiciente il Tevere e individuata fortuitamente nel corso della realizzazione dell’Area di Ricerca di Roma 1-Montelibretti. Per l’ubicazione, le dimensioni, la tipologia e la ricchezza del corredo è evidente che la tomba, purtroppo già depredata, doveva ospitare una deposizione principesca”. .  
   
 

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