Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Novembre 2007
 
   
  “LA CAMPIONARIA DELLE QUALITÀ ITALIANE”: LE PIATTAFORME PRODUTTIVE DELLA QUALITÀ

 
   
  Nel corso della prima edizione de "La Campionaria delle Qualità", una mostra-evento, svoltasi a Fieramilano Rho dal 22 al 25 novembre, promossa da Fondazione Symbola Fiera Milano ed Expocts, si è parlato di un´Italia nuova e diversa, che punta sui talenti e sulla qualità italiana, raccontando realtà, grandi e piccole di quell’Italia che è forte, ce la fa e scommette sul futuro. Un insieme di modo di vivere, identità, storia, creatività, conoscenza e innovazione ma anche tradizione, responsabilità verso i cittadini, i consumatori, l’ambiente e la società. Punto centrale dell’evento è stato il “modello della piattaforma produttiva”, una rappresentazione (in parte astratta, come tutte le rappresentazioni) di processi materialmente costituiti che hanno scavato in profondità negli assetti del nostro paese. Con questa espressione non si fa riferimento ad un’aggregazione burocratica di territori, com’è accaduto per i distretti industriali dopo la svolta normativa che ne ha sancito il riconoscimento istituzionale. Al contrario, nel modello della piattaforma produttiva convivono sistemi d’azione stratificati per configurazioni spaziali a geometria variabile, non chiudibili in perimetri rigidi. Soprattutto, la piattaforma produttiva è una scommessa, ed insieme una direzione di marcia, che richiede soluzioni innovative al problema degli assetti regolativi che possono favorirne una legittimazione (nel senso cognitivo del termine, non di tipo normativo). S’intende con ciò fornire evidenza alla natura del tutto “artificiale” delle piattaforme; queste prendono forma e si sostanziano laddove c’è produzione intenzionale di relazioni strutturate, flessibili ma anche durature, tra attori economici e istituzionali; dove si mettono in moto processi coalizionali tramite accordi multiscopo, aventi per oggetto la produzione di risorse di secondo livello, che i localismi non sono più in grado di produrre. In questo senso la piattaforma produttiva deve farsi geocomunità, laddove con questo termine s’indica più propriamente il processo di produzione artificiale di reti, relazioni strutturate, accordi – in una parola, di governance. La geocomunità rappresenta la versione più aggiornata della recente evoluzione del concetto di comunità. Il richiamo alla comunità, esplicito nella denominazione, si sposa con il prefisso (geo) a definire le valenze territoriali della dimensione comunitaria ed al contempo allude a qualcosa di insolito per l’uso che si è sempre fatto del concetto di comunità: le funzioni strategiche che stanno alla base del suo sviluppo. Non solo, ma la geocomunità è un’area territoriale di dimensioni ben più vaste di quelle che eravamo abituati a considerare usando il concetto di comunità. In sostanza, la geocomunità è un’area territoriale di dimensioni tali da giustificare l’erogazione di funzioni strategiche da parte di una pluralità di attori che condividono la finalità di perseguire lo sviluppo di quel territorio. A titolo esemplificativo, funzioni di: sviluppo e gestione della qualità, conoscenza dei clienti e customer care, controllo e gestione delle risorse energetiche e ambientali, sostegno all’internazionalizzazione e all’export, gestione di infrastrutture per la mobilità, ecc. Tutte funzioni destinate a generare beni competitivi territoriali, cioè tutti quei beni di cui poi la comunità economica del territorio beneficia per acquisire vantaggi in termini di competitività. E’ bene precisarlo. Teoricamente il concetto di geocomunità non si riferisce ad una concreta area territoriale empiricamente rappresentabile per intero con questa denominazione. Si tratta invece di un tipo ideale, cioè di una categoria che in astratto individua alcuni aspetti specifici che poi non necessariamente, tutti insieme, compaiono nella realtà empirica. Così ad esempio, se un territorio dovrà comunque avere dimensioni vaste per poter essere descritto come geocomunità, le funzioni strategiche che vengono ospitate potranno anche non coprire l’intera gamma di cui quel territorio ha bisogno. Molto più importante è che solo alcune funzioni strategiche vi compaiano e poi, soprattutto, la presenza di attori e gruppi sociali che all’affermazione di quelle funzioni strategiche operano o intendano operare. Infatti, a giustificare l’impiego del concetto di geocomunità almeno altrettanto importante è l’aspirazione dei soggetti locali a sviluppare determinate funzioni strategiche e i comportamenti che ne conseguono in termini di investimenti e strategie. In sostanza, il concetto di geocomunità è utile per comprendere l’azione di gruppi sociali, attori, funzioni strategiche presenti su un’area vasta, cioè in territori confinanti o addirittura lontani, e dunque non soltanto nel singolo territorio che ospita queste componenti. E proprio su questo si giocano le diverse forme di aggregazione territoriale. Le Piattaforme: Pedemontana Veneta: province di Padova, Pordenone, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza; Città Adriatica: province di Ancona, Ferrara, Forlì, Macerata, Pesaro, Ravenna, Rimini, Rovigo; Arco Alpino: province di Aosta, Belluno, Bolzano, Sondrio, Trento, Verbania; Porta dell’Est: province di Gorizia, Trieste, Udine; Torino-canavese: province di Biella, Torino, Vercelli; Langhe - Monferrato e Liguria province di Alessandria, Asti, Cuneo, Genova, Imperia, La Spezia, Savona; Città Infinita: province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Mantova, Novara, Pavia, Varese; Via Emilia: province di Bologna, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia; Toscanashire: province di Grossetto, Livorno, Pisa, Siena; Val d’Arno-alto Tevere: province di Arezzo, Firenze, Lucca, Massa Carrara, Perugia, Pistoia, Prato, Terni; Grande Roma: province di Frosinone, Latina, Roma, Viterbo; Capitalismo dolce: province di Ascoli Piceno, Campobasso, Chieti, Isernia, L’aquila, Pescara, Rieti, Teramo; Mare Corto: province di Bari, Brindisi, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Foggia, Lecce, Matera, Potenza, Taranto; Porta del Mezzogiorno: province di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno; Ichnusa: province di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari; Trinacria: province di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Reggio Calabria, Siracusa, Trapani, Vibo Valentia. .  
   
 

<<BACK