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Notiziario Marketpress di Venerdì 30 Novembre 2007
 
   
  RAPPORTO DELLA SPESA TURISTICA DI CONFTURISMO IN TRENTINO VINCE LA QUALITA’ DEGLI INVESTIMENTI DIVERSA LA POLITICA DELL’ALTO ADIGE, CHE PUNTA SUL MANTENIMENTO DI UN SISTEMA SOCIO-RURALE

 
   
  In merito al dibattito scaturito in questi giorni a seguito della pubblicazione del Rapporto sulla spesa turistica delle Regioni presentato dalla Confturismo nazionale, vanno fatte alcune precisazioni. Innanzitutto il Rapporto affronta il “groviglio contabile” dei dati presentati dalle Regioni ma non sempre ci riesce in maniera convincente. In generale, le Regioni italiane e le due Province autonome spendono cifre importanti per il sostegno all’economia turistica. Questo settore è tutt’oggi strategico per l’intero Trentino e da esso dipende l’andamento di altri settori economici che dal turismo, così come dall’agricoltura, beneficiano dell’indotto. I dati che sono stati diffusi vanno quindi letti con grande cautela per una serie di motivi. In Trentino la spesa turistica, soprattutto per la promozione, è in calo da qualche anno e, da un punto di vista contabile, la spesa turistica è vista come residuale. In altre parole, prima si destinano le risorse alle esigenze primarie (ad esempio, la sanità) che devono essere soddisfatte dal bilancio pubblico. E’ con la parte rimanente di risorse che si finanziano le azioni di incentivazione diretta dello sviluppo. Inoltre, le voci dei bilanci regionali riconducibili alla spesa turistica sono assolutamente disomogenee. Un esempio: quanta parte della spesa pubblica per i musei o per gli impianti sportivi è da considerarsi spesa turistica? Appare quindi evidente che la proporzione è variabile a seconda della regione, mentre il rapporto di Confturismo la considera per intero ovunque. Questo aspetto inficia la leggibilità omogenea dei dati nazionali. Il rapporto tra stanziamenti nel bilancio regionale e azioni effettive di politica turistica è radicalmente diverso nelle regioni a statuto speciale (e nelle province autonome) rispetto a quello delle regioni a statuto ordinario, per effetto del diverso grado di autonomia finanziaria. In Trentino – per portare un altro esempio concreto - i contributi per gli investimenti delle imprese turistiche transitano tutti dal bilancio provinciale, mentre nelle regioni a statuto ordinario le imprese turistiche accedono anche a finanziamenti statali, i quali non sono conteggiati nei bilanci regionali. In questo caso si tratta di finanziamenti ingenti, promossi a livello statale sulla base di priorità decise non (solo) dalle Regioni ma dai Governi. I dati di Confturismo attribuiti alla Provincia autonoma di Trento sono sostanzialmente corretti, ma – per quanto sopra esposto - il confronto potrebbe avere senso solo se riferito alla Provincia di Bolzano e alle altre quattro regioni a statuto speciale. Il confronto non regge invece con le altre Regioni ordinarie, le cui linee di finanziamento agli operatori turistici beneficiano, appunto, di due diversi canali (regionale e statale), conteggiati solo in parte dal Rapporto. Tuttavia, anche a questo livello, entrano in gioco aspetti che limitano la significatività del confronto alla sola prima parte dell’indagine: la spesa diretta. In questa graduatoria la Provincia autonoma di Trento si colloca ad un livello intermedio. Nella realtà trentina la spesa per impianti a fune è considerata al 100% spesa turistica, mentre non rientra o, meglio, non dovrebbero rientrare sotto la voce “spesa turistica” gli investimenti sostenuti – come detto in precedenza – per gli impianti sportivi o i musei. Tornando alla cifre, la Provincia autonoma di Trento destina complessivamente al turismo circa 90 milioni di euro all’anno: 45 sono riservati agli investimenti e di questi la metà sono già impegnati da decisioni prese in passato; gli altri 45 milioni sono destinati alla promozione, con una quota del 50% investita nella promozione di ambito. Se si considera la spesa in relazione al movimento turistico – dato questo da non sottovalutare perché ogni campagna di promozione è pensata anche sulla base del numero di turisti che arriveranno in Trentino - la Provincia autonoma di Trento si colloca ben dietro a Sicilia, Sardegna e Friuli – Venezia Giulia e davanti, nel confronto con le altre autonomie speciali, alla sola Provincia autonoma di Bolzano. Volendo sostenere un ipotetico confronto con la Provincia autonoma di Bolzano, risulta difficile confrontare la spesa complessiva documentata dal Rapporto. Questo per l’impossibilità di individuare omogeneamente la spesa per gli “altri attrattori”. In altre parole, l’Alto Adige porta avanti da tempo una politica tesa a perpetuare un sistema socio-economico, basato sulla tradizione rurale, che ne fa un caso unico rispetto a tutte le Regioni italiane. Non a caso la qualità del paesaggio “coltivato” e la qualità della ricettività in ambito rurale sono i principali fattori di attrattiva turistica dell’Alto Adige. Nel Rapporto questi voci non sono state considerate. In questo caso, si dovrebbe considerare spesa turistica anche il sostegno all’agricoltura? In caso di risposta affermativa, i dati complessivi della spesa turistica cambierebbero radicalmente. .  
   
 

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